corso della Giovecca 170
Ferrara (FE)
Tel: 0532 244949 - arteantica@comune.fe.it
Il piccolo giardino è tutto ciò che resta della grande area verde annessa a questa nobile residenza, fatta costruire da Francesco d’Este alla fine del ’500 e poi passata in eredità alla figlia Marfisa, che si estendeva per tutto l’isolato sino a Palazzo Bonacossi. Nonostante le limitate dimensioni, sia per le proporzioni in armonia con gli edifici presenti che per la disposizione delle specie vegetali, in prevalenza sempreverdi, è un insieme di notevole eleganza.

Un tempo tutto l’isolato alle spalle della palazzina sino a via Cisterna del Follo, sulla quale si affaccia Palazzo Bonacossi, era occupato da vasti spazi verdi tra loro collegati, che comprendevano un “giardino segreto” vicino alla palazzina, racchiuso all’interno di padiglioni e logge solo in parte conservati (Loggia degli Aranci), un’ampia area verde impreziosita da un giardino all’italiana e un boschetto che si arrivava a lambire Palazzo Bonacossi. All’epoca di Francesco d’Este la comunicazione tra Palazzo Schifanoia, Palazzo Bonacossi e la palazzina, che poi prese il nome da Marfisa, avveniva attraverso i giardini, lungo percorsi immersi nel verde, secondo uno scenografico disegno architettonico nel quale Palazzo Bonacossi fungeva da cerniera tra la delizia di Schifanoia e la palazzina. Oggi questo grande sistema verde è purtroppo scomparso e alle spalle del piccolo giardino si sviluppa una grande area sportiva, con numerosi campi da tennis. La ricostruzione di un giardino all’italiana nello spazio rimasto di pertinenza della palazzina fu realizzata nel 1937 su progetto di Carlo Savonuzzi, ingegnere del Comune di Ferrara, che introdusse alcuni elementi tipici della tradizione rinascimentale, come le aiuole di bosso e la vasca d’acqua. Entrando nel giardino si è subito attratti da un angolo ombroso, dove una vera da pozzo quattrocentesca, scolpita con stemmi estensi, è circondata da un esemplare di ginkgo, da un cedro dell’Atlante della varietà glauca e da una magnolia (Magnolia grandiflora). Poco oltre si estende un prato, chiuso a sud da una siepe di lauroceraso e bordato da alcune palle di cannone in macigno provenienti dal castello di Ferrara, che mette in evidenzia un esemplare di pino nero sullo sfondo, mentre nella parte più orientale del giardino giovani macchie di alloro si addensano intorno alla graziosa fontana con una copia della statua di bronzo raffigurante un putto il cui originale, dello scultore ferrarese novecentesco Giuseppe Virgili, si può osservare all'interno della palazzina. Magnolie e allori incorniciano la bella Loggia degli Aranci, che si è conservata nell’angolo sud-orientale; un ambiente porticato, dalla volta fittamente decorata a tralci di vite con uccelli e vari animali, che un tempo veniva utilizzato come serra e anche luogo di spettacoli. Collegata alla loggia, si trova l’antiloggia, un ampio ambiente semiaperto dal bel soffitto decorato con amorini musicanti, che dà accesso alla Sala della Grotta, anch’essa decorata con scene di caccia e pesca che a volte richiamano paesaggi ferraresi.

La palazzina, magnifico esempio di residenza signorile, venne costruita a partire dal 1559 al centro di un complesso di edifici noti come “casini di San Silvestro”, per volere del duca Francesco d’Este, figlio di Alfonso I e Lucrezia Borgia. Dal 1578 passò in eredità alla figlia di Francesco, Marfisa, amante delle arti e protettrice di Torquato Tasso. Nel 1598, con il passaggio di Ferrara allo Stato Pontificio, gli Este si trasferirono a Modena, ma Marfisa (1554-1608) si rifiutò di seguire la famiglia e visse appartata nella dimora che da lei prese il nome sino alla morte. La palazzina, progressivamente caduta in abbandono, venne acquistata dal Comunem di Ferrara nel 1861, ma solo nel 1938 furono completati i lavori di restauro. All’interno si possono ammirare raffinate decorazioni a fresco della bottega di Sebastiano Filippi detto il “Bastianino”, protagonista della pittura ferrarese della seconda metà del ’500, mobili dei secoli XVI e XVII e sculture (tra cui un busto marmoreo quattrocentesco di Ercole I, opera di Sperandio Savelli). Nella Loggetta dei Ritratti, un tempo aperta verso l’esterno e in diretta comunicazione con il giardino, sono visibili i ritratti ovali di due bambine, le sorelle Marfisa e Bradamante d’Este, entrambe figlie di Francesco e di un’amante rimasta sconosciuta. Attraversando il giardino si raggiunge, nell’angolo sud-orientale, una bella loggia affrescata che veniva usata per concerti e piccoli spettacoli.