via delle vigne
Ferrara (FE)
Tel: 0532 299303 - museoebraico@comune.fe.it
Il suggestivo luogo di sepoltura, tuttora mantenuto dai pochi ebrei oggi residenti a Ferrara, è sicuramente uno degli angoli più coinvolgenti di Ferrara e meta di visitatori da tutto il mondo, per le sue lapidi verdi di alghe e muschi e la varietà di alberi e arbusti sullo sfondo dei bastioni. Diversi sono gli esemplari arborei di notevoli dimensioni, sia in filare che cresciuti tra le lastre tombali. Racchiuso da un bel muro perimetrale di mattoni alto circa tre metri, che non impedisce la vista delle fortificazioni cittadine, il cimitero si estende per circa 5 ettari nell’angolo più verde della città, dove oltre ai cimiteri ebraico e cristiano è sopravvissuta una vasta porzione di territorio ancora coltivato, con numerosi vigneti.

Il cimitero possiede un fascino del tutto particolare, nel quale gli aspetti storici, testimoniali e naturalistici si intrecciano suscitando intense emozioni. L’area verde è caratterizzata da grandi estensioni prative suddivise da filari di alberi lungo la viabilità interna o da grandi siepi alberate con un folto strato arbustivo e da esemplari isolati, piantati o cresciuti spontaneamente tra le tombe e lungo le siepi. Sono presenti molti sempreverdi dal fogliame verde intenso, ma anche numerose specie a foglia caduca, che in autunno conferiscono a tutta l’area delicate sfumature dal giallo al marrone e al rossiccio. Dalle tre grandi radure prative si possono avere dei begli scorci sul verde e sugli edifici che emergono oltre il lungo muro di recinzione. Subito dopo l’ingresso una bella magnolia e un doppio filare di ginkgo introducono a una prima area di sepoltura. Un sentiero lastricato conduce all’edificio riservato alle onoranze funebri, costruito nel medesimo stile del portale; verso il centro di una prima grande zona prativa spicca isolato un cedro dell’Atlante (della varietà glauca). Un’alta siepe di bosso in forma libera fiancheggia un campo di lapidi ingiallite dai licheni. Un viale di pini domestici conduce ancora più a ridosso della rampa delle mura, dove le lastre tombali si affollano in un angolo del muro di recinzione. Verso l’uscita, una densa siepe alberata separa due grandi prati; prostrato a terra, si nota uno dei due tronchi di un vecchio gelso e poco oltre un altro pino e un bel cedro dell’Himalaya.



È l’ultimo dei luoghi di sepoltura che nei secoli la comunità ebraica ferrarese, pressoché cancellata durante la seconda guerra mondiale, ha avuto in città. Sorge in un’area acquistata a questo scopo nel ’600, e per questo noto come "Orto dove sepeliscono gl’ Ebrei". In precedenza in questa prestigiosa zona della città, fulcro della rinascimentale Addizione Erculea, si potevano ammirare i meravigliosi Giardini della Montagnola. Il cimitero, in funzione dal 1626, possiede soltanto lapidi tombali risalenti al secolo XIX, in vari casi di notevole pregio artistico, a causa della depredazione compiuta nel 1719, quando le lastre di marmo furono impiegate per la costruzione della colonna sulla quale è collocata la statua del duca Borso d’Este accanto al palazzo del municipio. L’imponente portale di ingresso, realizzato in blocchi di granito dall’architetto Ciro Contini ai primi del ’900, ha incisa a caratteri cubitali sull’architrave l’iscrizione "Bet mo’ed le-kol chaj" (dimora per ogni vivente). Nel 2003 è stata collocata una stele funebre in omaggio allo scrittore Giorgio Bassani, che nei suoi romanzi ha raccontato la tragedia della comunità ebraica ferrarese (in particolare nel celebre Il giardino dei Finzi-Contini); la stele, commissionata dal Comune di Ferrara allo scultore Arnaldo Pomodoro, è posata vicino alla tomba di Giorgio Bassani e rappresenta una pagina scritta densa di elementi simbolici che rimandano al significato culturale “del racconto, del pensiero, dell’esperienza e della memoria”.