Viale Alfonso I d'Este
Ferrara (FE)
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Le Mura di Ferrara hanno uno sviluppo complessivo di circa nove chilometri e circondano interamente il centro storico della città. La cinta muraria, con i suoi baluardi, porte e torrioni, è un imponente complesso costruito a difesa della città in epoca estense, che è stato riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Oltre ad essere una sorta un museo all’aperto di arte militare, le mura sono oggi un grande giardino anulare, con ampie zone prative, viali alberati e ombrose aree boscate. Il Baluardo della Montagna fa parte del tratto di mura che va da piazzale Medaglie d’Oro a Porta Romana e racchiude il Parco del Montagnone, un’ampia superficie occupata da una modesta altura creata nel 1512 per scopi militari.

Lungo le mura di Ferrara si sviluppa un articolato insieme di aree verdi, più o meno estese, che a tutti gli effetti è oggi un unico grande parco urbano che segna il passaggio dalla città storica al territorio circostante. I terrapieni, che si allargano ogni tanto in piccoli giardini-terrazzo, sono occupati per la maggior parte da lunghi viali alberati con doppi filari di tigli, bagolari e soprattutto platani che costeggiano percorsi pedonali e ciclabili, mentre nei valli sottostanti si estendono vasti prati alberati, con macchie per lo più addossate ai bastioni, ricche di specie arboree sia autoctone che esotiche (carpini bianchi, olmi, tigli, gelsi, bagolari, ippocastani, aceri americani, cipressi calvi, paulonie, ginkgo), in qualche caso con esemplari di pregio. Il Parco del Montagnone comprende un vasto terrapieno limitato dai baluardi di S. Tommaso, della Montagna e di S. Giorgio. Sulla sommità dell’altura che occupa un’ampia superficie del parco, realizzata con la terra di riporto degli scavi delle fosse cittadine, spicca la torre dell’acquedotto (costruita alla fine dell’Ottocento). Lasciato il Baluardo di S. Tommaso, si accede all’area vera e propria del Montagnone, interamente circondata da un viale fiancheggiato sul lato sinistro da un doppio filare di bagolari, sostituito poi, percorrendo l’intero perimetro a forma di cuneo, da tigli e, nei pressi di Porta Romana, da platani. Lungo il sentiero rialzato che costeggia le mura, dal quale si gode una magnifica vista sulle cortine murarie, i fossati e la chiesa di S. Giorgio, un filare di giovani bagolari conduce sino a uno spettacolare esemplare di platano. La zona a nord ospita una piccola area giochi ombreggiata da pioppi, aceri, robinie, platani, bagolari e catalpe e divisa dal viale Alfonso I d’Este da una siepe di cotognastro, che lascia poi posto ad essenze come maonia e laurotino. I versanti della collinetta sono quasi interamente occupati da robinie, pioppi, bagolari e qualche platano, non mancano specie arbustive come sambuco e gelso da carta lungo lo stretto sentiero che corre intorno alla recinzione dell’acquedotto. All’interno dell’area recintata il corredo arboreo è costituito principalmente da robinie, bagolari con tronchi coperti da edera, alcune tuie e sporadici esemplari di ailanto. Lungo il lato sinistro del tratto di viale che conduce alla Palazzina dei Bagni Ducali, a ridosso del muro che unisce il Baluardo della Montagna a quello di S. Giorgio, la fascia verde ospita essenzialmente le stesse specie arboree finora incontrate con valore estetico piuttosto scarso, associate a giovani esemplari di gelso da carta e ailanto.

Le Mura di Ferrara rivestono un importante ruolo storico, culturale e architettonico come testimonianza delle diverse tecniche dell’arte fortificatoria. La costruzione, avvenuta nel ’400 e ’500 con vari interventi tra loro spesso sovrapposti, si deve al grande programma difensivo pianificato dagli Estensi per garantire la sicurezza della città dagli attacchi esterni. Nel 1529 Michelangelo fu inviato dalla Repubblica Fiorentina a osservare le opere di difesa ferraresi. Le mura che si allungano dalla cosiddetta Prospettiva, il grande arco di laterizi situato al termine di corso della Giovecca, sino a Porta Romana, sono ben visibili da viale Alfonso I d’Este e, sul lato esterno, da via Caldirolo. Furono fatte costruire tra il 1512 e il 1518 da Alfonso I per rafforzare il settore orientale della città durante la guerra contro i veneziani e il papa. All’interno del baluardo, con la terra di scavo del vallo, venne eretta la Montagna di S. Giorgio o Montagnone, un’altura che aveva lo scopo di migliorare la possibilità di vista e di tiro dei difensori. Il luogo, impreziosito in epoca estense da giardini, fontane e serragli, venne in seguito abbandonato ed è stato sistemato a parco pubblico nel XIX secolo, quindi riqualificato negli ultimi decenni. Nei secoli la cinta muraria ha subito considerevoli modifiche, tra cui la demolizione, dopo l’Unità d’Italia, della fortezza pentagonale a sud-ovest, edificata da Giovan Battista Aleotti all’inizio del ’600, della quale rimangono soltanto i baluardi di S. Maria e S. Paolo alla Fortezza. Negli anni successivi furono smantellati i baluardi di S. Rocco a est e di S. Benedetto a ovest, furono ampliati gli ingressi alla città e nel 1890 vennero rifatte le mura occidentali, in modo da collegare la ferrovia all’odierno viale Cavour (il nuovo viale cittadino ricavato dall’interramento di un antico canale). I danni causati dalla seconda guerra mondiale furono il preludio a ulteriori, vistose modifiche alla cinta muraria durante l’incontrollata espansione edilizia del dopoguerra. Nel 1986, tuttavia, il Comune di Ferrara ha messo a punto un accurato progetto di restauro delle mura, con il concorso di tecnici comunali, professionisti e specialisti, che in una decina d’anni ha consentito di recuperare l’originale splendore del manufatto storico.