Borgo di Colle Ameno
Sasso Marconi (BO)
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Giardino storico
Il settecentesco borgo di Colle Ameno è uno dei più interessanti complessi storico-architettonici del Bolognese per il caratteristico aspetto dei suoi vicoli, l’armonia degli elementi e la particolare atmosfera che ancora aleggia in alcuni angoli dell’abitato, condizionata dall’impiego da parte dei tedeschi come luogo di prigionia nel 1944 e dal prolungato abbandono successivo. Anche il disegno settecentesco degli spazi verdi è ancora parzialmente riconoscibile e, per quanto la maggioranza degli alberi non sia oggi di dimensioni significative, alcuni esemplari sopravvissuti sono di particolare effetto e suggestione. Gli interventi avviati nel 1985 hanno gradualmente portato al recupero architettonico e funzionale di buona parte degli edifici e delle strutture del borgo, che è tornato a nuova vita conservando qualcosa del carattere popolare di un tempo.

Dal nuovo parcheggio un breve percorso, accompagnato da mandorli e altri giovani albereri, ai primi edifici, che oggi ospitano un ristorante e alcuni uffici, e alla via centrale del borgo, in parte lastricata e acciottolata, sulla quale si affacciano le porte delle antiche case e botteghe recuperate negli ultimi decenni. Dopo un grande portone in legno un vialetto fiancheggia i resti recintati della villa; in fondo si scorge la facciata della chiesa di Sant’Antonio da Padova (il campaniletto conserva ancora le tre campane fuse nel 1747). Qualche albero isolato si innalza oltre gli edifici rimasti in questo angolo silenzioso del borgo e macchie di vegetazione spontanea avvolgono e nascondono parte delle pareti crollate della villa che lasciano intravedere la particolare struttura fatta di ciottoli di fiume chiusi tra rivestimenti di mattoni. Scendendo per la via centrale, riservata ai pedoni, si accede per un arco a uno spazio verde pubblico esteso sino alla vicina Porrettana. L’ampio prato alberato, attraversato dal vialetto che un tempo saliva alla villa, è attrezzato con panchine e punti luce. Insieme a piante di introduzione più recente, si notano vecchi cedri dell’Atlante e dell’Himalaya e altre alberature sparse (una magnolia, un olmo, un tiglio, un ippocastano, un platano). A breve distanza dal cancello con pilastri che chiude il vecchio ingresso da nord, si trova un piccolo stagno recintato, con alberi di Giuda sulle rive e ninfee sulla superficie dell’acqua. Verso est il pianoro si affaccia sul fondovalle del Reno, con belle viste sulle colline del versante destro della valle (in lontananza si riconoscono i rilievi di Sabbiuno e Paderno).

Il complesso di Colle Ameno venne fatto costruire da Filippo Carlo Ghisilieri, la cui famiglia già possedeva un palazzo di villeggiatura a Pontecchio, tra il 1735 e il 1755 intorno all’edificio denominato Le Predose. Alla palazzina seicentesca, in precedenza appartenuta ai marchesi Davia, furono aggiunte due ali laterali protese verso nord, che racchiudevano un ampio cortile rettangolare e una nuova facciata, alla quale si accedeva attraverso una vasta area verde alberata. Nell’adiacente borgo, separato da un alto muro con un unico portone di accesso, furono costruite le abitazioni di agricoltori e artigiani, la bottega di un fabbro, altre di spezie e medicinali, un forno, una stamperia (nel 1764 sostituita da una tintoria), una fornace per laterizi e una fabbrica di maioliche decorate. Anche la piccola chiesetta costruita dai Davia nel 1675, dedicata a Sant’Antonio da Padova, fu ampliata e abbellita. In alcuni locali trovarono posto una ricca biblioteca, una raccolta di strumenti scientifici e un piccolo museo archeologico, mentre nei pressi della chiesetta venne allestito un piccolo ospedale, con propri chirurghi e infermieri, al quale affluivano malati anche dai comuni vicini. Gli eredi di Filippo Carlo, tuttavia, abbandonarono e cedettero progressivamente sia le attività che i terreni. Nel 1813 l’intero complesso passò alla famiglia Rizzi, che ne mantenne la proprietà per oltre un secolo e mezzo. Durante la seconda guerra mondiale il borgo, requisito dai tedeschi e utilizzato come campo di prigionia e smistamento di detenuti civili e sospetti partigiani, fu teatro di violenze e fucilazioni (dopo la guerra furono ritrovate una cinquantina di salme mal sepolte). Dopo la fine del conflitto il borgo rimase in abbandono e nel 1974 venne donato dai Rizzi alla Fondazione Guglielmo Marconi; in seguito la maggior parte degli edifici è passata al Comune di Sasso Marconi; solo la villa e la chiesetta sono rimaste alla fondazione. Nel decennio successivo il complesso, dopo accurate ricerche, è stato attentamente recuperato, con la realizzazione di nuovi alloggi popolari nelle vecchie case del borgo e nelle ex scuderie; come richiesto nell’atto di donazione dei Rizzi sono stati realizzati anche spazi per attività scientifiche e culturali (nel 2007 sono stati inaugurati il “Salone delle decorazioni” e la “Sala bianca”, due spazi museali attrezzati per convegni e altre manifestazioni). Ulteriori interventi, tra cui il recupero della villa, ormai in parte crollata, sono in corso di progettazione.