Un bell’allineamento di queste querce, inoltre, accompagna il sentiero che conduce al prato a nord dell’edificio religioso: si incontra subito una prima roverella (diametro 90 cm), poi un allineamento di sei a margine del prato (la primo con una enorme protuberanza alla base); in fondo al prato, a caratterizzare la veduta sui colli occidentali, sono presenti altre due roverelle, solo un poco più piccole (diametro 80 cm) ma comunque imponenti per la posizione isolata. Il bel filare di roverelle che costeggia il prato che si estende a margine del pendio boscato verso nord, continua anche scendendo verso ovest (con esemplari dal diametro di 70-90 cm), forse lungo il tracciato di un antico sentiero, quasi a chiudere il castagneto sottostante.
Verso est, in bella evidenza sullo sfondo della città, tre pini domestici svettano accanto al vigneto in fondo al filare di cipressi. Probabilmente si tratta di alberi più che centenari, se, come pare, facevano parte dei sei esemplari portati dalla pineta di Ravenna e fatti piantare da Giovanni Gozzadini nel 1849 (il più grande ha un diametro di 75 cm).
L’elemento naturale che rende davvero indimenticabile l’eremo è, tuttavia, il solenne doppio filare di cipressi, 16 sul lato sud e 14 sul lato nord, che definiva l’ultimo tratto dell’antica via di accesso al monastero. A parte alcuni giovani piante inserite in sostituzione di esemplari morti, i diametri dell’allineamento a nord vanno dai 60 agli 85 cm, con l’eccezione dell’ottavo esemplare, caratterizzato da grossi rigonfiamenti e robusta ramificazione, che raggiunge i 96 cm. Scrivendo nel 1851 dei cipressi di Ronzano, Gozzadini, sulla base di antichi documenti, calcolava che potessero avere 286 anni, ipotizzando che fossero stati piantati dai Domenicani nel 1565. In un bel disegno delle proprietà del monastero del 1761, peraltro, il filare di cipressi a lato della via, disegnato con precisione e con i profili caratteristici, è uno soltanto e proprio quello a nord della strada, dove ancora oggi sono presenti gli esemplari più monumentali.
Particolarità:
Nel convento, oltre al chiostro ornato da una cisterna quattrocentesca, profondamente impoverito e modificato nel corso dell’Ottocento (colonne e capitelli furono venduti), si può visitare la Sala Capitolare o dei Priori, ora adibita a cappella, con gli stemmi di Loderingo degli Andalò e degli altri priori.
Tipo:
chiesa
Particolarità:
La chiesa di San Vincenzo, dalla semplice ma elegante facciata, è a una sola navata, con quattro cappelle per lato; dal punto di vista architettonico la sua struttura è tipica della transizione tra lo stile gotico e quello rinascimentale. Sulle pareti della chiesa e nelle cappelle sono visibili diversi frammenti di affreschi, di recente restaurati, tra cui un’Annunciazione e una rappresentazione di San Domenico e dell’ordine da lui fondato. Nella quarta cappella a destra è stata collocato un trecentesco altorilievo in marmo della “Vergine dei Gaudenti”, che un tempo era situato sulla porta d’ingresso del convento.
DM (L. n. 1497/1939)
Dlgs n.42/2004, art.136, lett c) e d)
Bologna (BO)