Minerbi Arrigo
1881/ 1960
scultura

pietra di Sarnico
cm 27 (la) 45 (a) 26 (p)
sec. XX (1936 - 1936)
n. 0999
Arrigo Minerbi nacque a Ferrara il 10 febbraio 1881 da famiglia ebraica. Frequentò un corso d'Arti e Mestieri a Ferrara. Dopo aver lavorato come ceramista, decoratore, formatore e stuccatore a Firenze, a Ferrara stessa e a Genova (di questo periodo sono da ricordare un gigantesco Nettuno in ferro e cemento del 1910 a Monterosso al Mare ed alcune fontane a Genova), si trasferì, ormai trentacinquenne a Milano dove, nel 1919, si rivelò alla critica ed al pubblico con una mostra personale alla Galleria Pesaro.
Dopo la mostra milanese, il successo si rinnovò nel 1920 alla Regionale di Ferrara, nel 1921 nuovamente a Milano, nel 1922 alla Primaverile Fiorentina e poi, da invitato, alla Biennale di Venezia dove espose L'Ultima Cena (o Cenacolo), gruppo in argento, ora esposto nella Cattedrale di Oslo.
Il 14 giugno 1925 fu inaugurato nel Parco delle Rimembranze a Bondeno, La Madre, il monumento ai caduti della Prima guerra mondiale per il quale fu poi insignito della cittadinanza onoraria del comune. In seguito alla promulgazione delle leggi razziali, l'onorificenza gli fu revocata e nuovamente riconosciuta solo nel 2004 dal Sindaco Davide Verri grazie alla segnalazione di 2 studenti Scout di Bondeno, Massimiliano Scaringella e Francesco Nicoli.
Artista prediletto di Gabriele D'Annunzio, che l'ebbe amico, per lui realizzò il ritratto della madre Luisa (oltre al monumento funebre conservato nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara) ed il busto di Eleonora Duse entrambi esposti al Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera. Sempre al Vittoriale si trova una fusione in bronzo della Vittoria del Piave, donata nel 1935 a D'Annunzio. Di quest'opera si conosco altre copie precedenti, una del 1923, destinata al Monumento ai caduti di Oggiono e un'altra del 1924 per la Torre della Vittoria a Ferrara[1].
Nel 1937 gli fu commissionata dall'arcivescovo e cardinale Ildefonso Schuster la prima, da sinistra, delle cinque porte bronzee del Duomo di Milano (sul tema de L'editto di Costantino), poi completata nel 1948 essendo stato costretto a nascondersi a Gavazzana (AL), nella casa paterna del venerabile don Carlo Sterpi e a Roma, nel collegio orionino San Filippo Neri, per sottrarsi alle persecuzioni razziali[2].
Morì a Padova il 9 maggio 1960.