via Gorizia
Forlì (FC)
Data di costruzione / dismissione: 1899 - 1972
Nel 1899 il finanziere genovese Giovanni Battista Figari costruì, per conto della Società Anonima Eridania Zuccherifici Nazionali di cui era presidente, lo zuccherificio di borgo Mazzini. Il complesso venne realizzato a ridosso della linea ferroviaria che da Bologna conduceva a Rimini la cui apertura, a binario unico, era avvenuta nel 1861. L’impianto, che occupava circa mille operai, era in grado di lavorare quindici mila quintali di barbabietole al giorno, con una produzione annuale di circa centoquaranta mila quintali di zucchero. Vi furono impiantati numerosi macchinari importati dalla fabbrica ‘Hallesche Maschinnfabrik’ e per questo motivo, nei primi mesi di attività, tutto il personale tecnico era composto esclusivamente da impiegati tedeschi. Tuttavia, nel 1902, la direzione dello stabilimento fu affidata a Romolo Rossini, che sostituì il personale tedesco con maestranze forlivesi e potenziò la capacità produttiva aggiungendo nuove attrezzature. La fabbrica di sobborgo Mazzini fu anche la prima ad utilizzare la luce elettrica in un periodo in cui le strade di Forlì erano ancora illuminate con lampioni a gas. L’impianto, nel giro di un decennio, fece della barbabietola da zucchero la prima coltura, imponendosi sulla produzione della canapa in Romagna. Gli eventi del primo conflitto bellico lasciarono l’edificio ancora intatto, consentendo alle attività di riprendere alacremente nel dopoguerra. Il secondo conflitto provocò ingenti danni, ma già a partire dal 1946 la fabbrica si riprese completamente e riattivò la produzione. La costituzione del Mercato Comune dello Zucchero, alla fine degli anni Sessanta, mise la società genovese in una posizione di inferiorità rispetto agli altri produttori europei. Nel 1970 l'Eridania si vide costretta a cedere lo stabilimento forlivese al Gruppo Maraldi di Cesena che lo utilizzò come deposito, senza investire nella modernizzazione degli impianti, decretandone la chiusura, avvenuta nel 1972. Il vasto comparto, da allora in stato di abbandono, è stato destinato nel 1999 ad area edificabile, quindi dichiarato di interesse culturale nel 2002.