Artisti, artigiani, architetti, produttori

Roma (RM) , 1927 - Roma (RM) , 2018/06/10
pittore

«Franco Di Vito (1927) è stato un pittore della scuderia della galleria
L' Obelisco (tra le più importanti del dopoguerra) dove ha esposto quadri figurativi in collettive con pittori come: De Chirico, Carrà e Sironi.
Ha fondato e si è impegnato con il gruppo "Operativo R" (Pizzo, Di Luciano, Carchietti, Rulli,) nelle ricerche ghestaltiche degli anni 60, (Un periodo di pittura astratta con l'invenzione delle "strisce" con modulazioni di frequenza)
In questo periodo fu chiamato da Giulio Carlo Argan per varie collettive tra cui la famosa Biennale di San Marino in cui esponevano tutti i più grandi pittori strutturalisti del mondo.
Ebbe poi un ripensamento totale lasciando il campo della metodologia razionale.
Alla fine di quel decennio la sua opera si era evoluta in una scelta radicalmente diversa.
Con la serie delle "teste" l'artista si apriva ad un neo espressionismo visionario in cui l'umanità era tradotta in fantasma cromatico.
La tecnica si basava su microcampiture e strati di colore, che divenivano fisionomie bidimensionali, "mostruosità" grottesche.
Negli anni successivi Franco Di Vito ha sublimato la tecnica del "frammento" con cui ricostruisce in minuti tratti di pennello, figure e paesaggi fantastici. Nella sua irrealtà questa pitture assume l'aspetto di una verità alternativa. L'artista riproduce l'immaginario frantumando la visione logica usuale.
Non c'è analogia spettacolare, ma semplice ritmo pittorico del procedere per il quale ogni cosa viene a situarsi in una sorta di spettrale magia della figurazione. Per esempio una barca, una casa indescrivibile, si ricompongono da mille frammenti di colore. Una montagna non è situabile in una natura rassicurante, ma è solo un supporto granitico su cui va a manifestarsi la solitudine dell'uomo. Il quale quasi tocca il cielo e sogna l'impossibile eventualità.
Fu anche chiamato dal suo amico Paolo Portoghesi a realizzare tavole di polistirolo espanso basate su concetti matematici ed esposte al Palazzo delle Esposizioni a Roma in occasione della mostra su Michelangelo.
Nel panorama dell'attuale pittura l'opera di quest'artista si pone come momento di discontinuità di più prevedibili indirizzi artistici.
Ma sbaglierebbe chi attribuisse a Di Vito una specie di connotazione naive.
E', al contrario, intricato negli interessi filosofici, con particolari predilezioni esoteriche e per il pensiero zen.
Di questo è permeato il senso medesimo del suo lavoro, laddove l'insistenza rivelatrice del fare ha le capacità di tramutare il dato naturalistico in forme inconsuete ed epifanie di figurazione.». (cfr. Guido Montana, “Come leggere il valore”, 1995)

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