Raccolta Comunale d'Arte Sassuolo (MO)
Bellei Ezio
1921
dipinto

tela/ pittura a olio
cm.
sec. XX (1980 - 1980)
n. 892
A partire dal Settecento, la Municipalità sassolese è andata raccogliendo oltre mille pezzi di interesse storico ed artistico, provenienti da antiche collezioni cittadine, da edifici sacri soppressi o frutto dell’azione promotrice in campo artistico del Comune di Sassuolo. Conservati nelle diverse sedi comunali, questi oggetti di interesse storico e artistico sono oggi riuniti idealmente nelle Raccolte Civiche.
La Residenza Municipale ospita parte delle opere più pregevoli: sia del nucleo antico, con dipinti e arredi dal Seicento all’Ottocento, sia del nucleo contemporaneo, con testimonianze dalla metà degli anni Cinquanta a oggi.
Appartennero probabilmente a collezioni storiche sassolesi il Bacchino, copia dal celebre dipinto di Guido Reni eseguita prima del 1746, anno in cui l’originale passò dalla Galleria Estense alla Pinacoteca di Dresda; la serie dei sei Vasi di fiori seicenteschi, ora divisa tra il Palazzo Comunale e quello Ducale, e il Ritratto di gentiluomo, con tutta probabilità della nobile famiglia Paltrinieri, già proprietaria del palazzo di fine Seicento poi destinato a Residenza Municipale.
Giunsero da luoghi di culto cittadini, nel secondo Ottocento, la Madonna del Popolo o del Carmine, preziosa opera del pittore ducale Jean Boulanger, un tempo situata nell’Oratorio delle Carandine; il Riposo nella fuga in Egitto, eseguitoda Olivier Dauphin, nipote e collaboratore del Boulanger, un tempo nel complesso conventuale di Santa Chiara e gentilmente concessa in deposito al Comune di Sassuolo dall’AUSL di Modena, L’Abramo visitato dagli angeli di Venceslao Bigoni, datata al 1869.
Le raccolte sono state arricchite negli anni non solo da opere pittoriche ma anche da arredi antichi di varia provenienza, in parte oggi collocati nella Residenza di via Fenuzzi. Si tratta di eleganti mobili d’epoca come la coppia di cassapanche di primo Settecento, citata dagli inventari sin dal 1773, in legno dolce dipinto a finti intagli, tappezzerie e volute vegetali, o la coppia di consoles di metà Settecento, dall’elegante intaglio rocaille, proveniente dal monastero dei Minori Osservanti, già presso la chiesa della Madonna del Macero, acquisita dal Comune in epoca post unitaria. Provengono invece dall’antico Teatro Pubblico in piazza Garibaldi i quattro specchi settecenteschi, detti “ventoline”: arredi d’illuminazione dotati di un lume o una candela la cui luce era riflessa e amplificata dal retrostante specchio.
Significative, infine, anche le opere che compongono il nucleo contemporaneo delle Raccolte ospitato nella Residenza Municipale, formatosi attraverso commissioni, acquisti e donazioni: il Don Elio Monari di Carlo Mattioli, il celebre artista nativo di Modena ma trasferitosi in gioventù a Parma, eseguito nel 1962 su committenza comunale per la Scuola Media «Don Elio Monari». La Capra e Tetti, di Pompeo Vecchiati, databili il primo attorno al 1955 e il secondo al 1962 circa. La litografia con Scena rustica, di Gino Covili, densa di quegli elementi colti e al tempo stesso naïf caratteristici dell’artista pavullese, narratore della montagna e dei suoi personaggi.