Raccolta Comunale d'Arte Sassuolo (MO)
ambito emilano
dipinto

intonaco/ pittura a fresco
cm.
sec. XV (1400 - 1499)
n. 156
Dal 1373 gli Estensi, all'epoca marchesi di Ferrara, Modena, Reggio e Rovigo, governarono la città di Sassuolo servendosi di podestà. Per ingraziarsi i nuovi sudditi concedettero favori e privilegi: esenzioni dai dazi e dal servizio militare, amnistie ai condannati... Tuttavia il passaggio agli Este segnò per Sassuolo la fine dell'autonomia nei confronti di Modena, essendo l'autorità del podestà sassolese sottoposta al controllo di Modena.
Nel 1444 il marchese Leonello (1441-1450), consapevole della posizione strategica di Sassuolo, intraprese lavori di fortificazione del borgo facendo innalzare solide mura attorno al centro abitato. I sassolesi, con riluttanza, dovettero contribuire pagando nuove tasse. Nuovi e più solidi argini vennero costruiti sul Secchia dopo l'eccezionale piena del 1450.
Nel 1450 gli successe il fratello Borso (1450-1471), primo degli Estensi ad apprezzare Sassuolo quale luogo di villeggiatura, dove concedersi svago e riposo e dedicarsi alla caccia. A questo scopo egli avviò lavori di ristrutturazione dell'antica rocca ricavando al suo interno un nuovo edificio, sul lato sud, che doveva servire da appartamento signorile.
A decorare il vecchio ed il nuovo edificio furono chiamati nel 1447 i modenesi Angelo e Bartolomeo degli Erri, che lavorarono a Sassuolo almeno fino al 1460. Dell'importante decorazione pittorica quasi tutto è andato perduto col rifacimento seicentesco. Recentemente ritrovati, restano i soffitti Nel 1452 il Secchia ruppe gli argini e arrivò a minacciare il castello: per scongiurare nuovi disastri Borso fece dipingere l'immagine della Vergine su uno dei merli della rocca: è la famosa Madonna del Merlo, tradizionalmente attribuita a Raffaele Calori e oggi conservata in San Giuseppe.
L'immagine "funzionò" fino al 1485, quando una piena eccezionale causò il crollo di parte delle mura. La Madonna del Merlo fu però ritrovata intatta e solennemente portata in San Giorgio.
La questione della paternità del brandello di affresco, di notevole qualità, è stata di recente riaperta da Andrea Barbieri, che supportato dai documenti, vi vede una mano della bottega degli Erri. Altri. più cauti, preferiscono limitarsi alla proposizione di un autore modenese della metà del XV sec. ma non meglio identificato.