De Pisis Filippo
1896/ 1956
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 45.9 (la) 54.3 (a)
sec. XX (1926 - 1926)
n. 0643
Nel 1925 il trasferimento a Parigi consentì a De Pisis la conoscenza di quei modelli figurativi che lo ispirarono profondamente: i capolavori degli antichi maestri, la tavolozza 'romantica' di Delacoroix e quella 'nobile e libera' di Manet, ovviamente Cezanne, gli impressionisti e subito dopo ancora i fauves e Matisse. Il contatto con l’arte metafisica e con quella che sancì il “ritorno all’ordine romano”, continuarono inoltre ad essere fonti per sostanziare il suo “personalissimo universo poetico” che continuerà a dialogare con le “piccole cose”.
Il dipinto realizzato nel 1926 raffigura una gabbietta di uccelli appesa alle pareti, probabilmente dello studio, e appena sotto compare, come tema del quadro nel quadro, una natura morta marina. Come scrisse l’amico e letterato Corrado Govoni, De Pisis è poeta perché ama “tutti gli insetti, di tutte le erbe” e perché si avvicina con profonda sensibilità sia alla natura, comprendendone le minime sfumature, sia all’oggetto più semplice e quotidiano. Seguendo Leopardi e Pascoli “e in genere gli intimisti crepuscolari”, il pittore ferrarese rivela attraverso ogni tela “la comune radice poetica tra parola e immagine […] ma senza perdere mai l’aderenza alla diversità, alla singolarità dei mezzi espressivi, che acquistano concretezza ritmica differente” (Ballo 1968, p. 143).
Provenienza: Collezione Gino Brosio, Roma.
Inventario Pianori, n. 25 (17 marzo 1983): "Acquistate attraverso l'intermediazione della Galleria dell'Oca della Sig.ra Laureati Luisa le seguenti opere di Filippo de Pisis: ‘La Gabbietta’ 1926, olio su tela cm 53 x 45,5 […]" (cfr. Archivio GAMC).