via Putinati
Ferrara (FE)
Data di costruzione / dismissione: 1856 - 1896
Sulla riva orientale del Po di Volano, fuori Porta Reno, sorgeva un casino di villeggiatura acquistato da Giovambattista Borromei, l’unico tra i promotori dell’iniziativa intrapresa nel 1846 ad avere avuto la costanza di portarla a termine, con l’intenzione di realizzarvi un grande impianto a vapore per la macinazione dei cereali. Il mulino, progettato da Giovambattista Bianco, venne inaugurato nel dicembre del 1856, nonostante i lavori di ristrutturazione non fossero ancora giunti al termine. Vi si accedeva per via d’acqua, salendo due scalinate a volute, scavate lungo la sponda del Volano, che conducevano al corpo centrale della fabbrica, occupato al piano terreno da tre caldaie, due funzionanti ed una di riserva, da cui si innalzava una ciminiera alta oltre trenta metri, in seguito scomparsa. Tre motrici a vapore e quattro macine occupavano l’ala destra del piano terreno mentre al piano superiore erano alloggiati i monditoi, i buratti, i granai e le abitazioni degli operai. Restavano da costruire, secondo il progetto redatto da Bianco, l’ala sinistra simmetrica ma destinata alla brillatura del riso e due darsene coperte che si allungavano verso il fiume partendo dalle estremità del fabbricato destinate a deposito del combustibile, dei grani e delle farine. Erano stati previsti locali da utilizzare per altre attività quali una filanda, una cartiera, una falegnameria ed alcuni servizi di supporto come una stalla, uno spaccio ed una trattoria. Una strada ferrata avrebbe inoltre dovuto accedere dall’entrata sulla strada di San Luca. Gli impianti erano stati forniti dalla ditta Schlegel che mandò un proprio incaricato a dirigere i lavori di installazione. I primi proprietari, Giovambattista Borromei e Giuseppe Devoto, sotto il cui nome era originariamente conosciuto il mulino, si ritirarono presto lasciando a Pietro Bergami la responsabilità della dirigenza. Durante la sua gestione, lo stabilimento venne dotato di un impianto per la macinazione e l’abburattatura della vallonea, una ghianda da cui si ricavava una tintura nera per la concia del pellame che sostituì il progettato reparto per brillare il risone. Sorsero anche locali per la produzione di paste alimentari, un’officina meccanica con una fonderia per le riparazioni dei macchinari ed infine un panificio a vapore a cottura continua, una sorta di traduzione ad uso alimentare del forno Hoffmann utilizzato nelle fornaci da laterizi, progettato e costruito da Giuseppe Nerin. Intorno al 1880 la presidenza passò a Gustavo Bergami, figlio di Pietro, e la direzione dello stabilimento a Romualdo Ghirlanda. Gli ottanta operai impiegati, coprivano con i loro turni l’arco dell’intera giornata e garantivano la macinazione di cinquecento quintali di cereali. Nonostante l’organizzazione del ciclo produttivo, il mulino non riuscì a varcare la soglia del secolo. Numerose imprese molitorie vengono registrate sino al 1930 ma nessuna di queste corrisponde al mulino Bergami, la cui attività sembra essere terminata intorno al 1896. Lo stabilimento, la cui struttura è ancora riconoscibile lungo il canale di Volano, nel corso degli anni è stato occupato dall’officina elettromeccanica FER e quindi inserito in un programma di riqualificazione urbana dal Comune di Ferrara, al termine del quale è diventato sede di un edificio residenziale.