via Frignanese Vecchia
Vignola (MO)
Data di costruzione / dismissione: 1650 - 1935
Il mulino fu costruito intorno alla seconda metà del Seicento, per concessione dei feudatari marchesi Rangoni, dopo la grande alluvione del Panaro che aveva invaso ottocento biolche di terreni coltivati, distruggendo il mulino di Campiglio, documentato nel 1029, ubicato altrove. Alla sua molitoria accedevano d'obbligo gli abitanti di Campiglio, Villabianca e Denzano, feudi della casata modenese. Il fabbricato superava, con le sue dimensioni e il suo invaso, i mulini marchionali di Marano e di Vignola, di proprietà dei signori Montecuccoli e Boncompagni. Alcuni secoli dopo, in un documento del 1842, l’impianto viene descritto come un fabbricato costituito da un piano seminterrato e uno fuori terra, addossato alle rive del canale di Marano che scorreva a cielo aperto. L'opificio aveva una pianta rettangolare, con un'appendice ad uso ricovero dei suini, posta sul fronte settentrionale. Al piano seminterrato, erano collocati i locali della molitoria, alcune cantine e un portico che metteva in comunicazione i locali dell'impianto con la porcilaia. Al piano terra era collocata l'abitazione del mugnaio, costituita da cinque vani. Sono di tale epoca la sopraelevazione del portico con quattro archi a sesto ribassato e la realizzazione dei soffitti interni con le volte a crociera. Sul lato occidentale del mulino a ruota verticale, un invaso semicircolare raccoglieva le acque del canale che, tramite paratoie in legno, riempivano o svuotavano la vasca. Attraverso bocche arcuate, le acque del bacino facevano un salto che azionava le macine. Il letto del canale, invece, seguiva una sua direzione, incontrava le paratoie e con un salto della stessa altezza, usciva dal mulino. Le acque propulsive delle macchine, invece, dopo un salto di alcuni metri, attraverso una condotta sotterranea, seguivano un altro percorso, passando sotto le cantine dell'edificio e immettendosi nel canale di Marano. Nel corso del tempo, il corpo di fabbrica originario subì alcune modifiche dovute ai mutamenti delle esigenze produttive e alle frequenti inondazioni causate dalle piene del canale. Nel 1892, il fabbricato assunse le sue dimensioni definitive e fu completato dalla costruzione di un invaso detto batocchio, utilizzato per lo scolo delle acque derivate dalla molitura e dalle abitazioni presenti all'interno dell'impianto. Nel 1951, con la costruzione di alcuni fabbricati adiacenti all'impianto, venne aperto un defluivo del batocchio, per far confluire le acque verso la centrale idroelettrica che era stata edificata nell'area retrostante il mulino. Passato attraverso diverse proprietà, che lo hanno gestito nel corso dei secoli, l'impianto ha cessato le sue attività intorno al 1935 e nel 2004 è stato acquistato dall'Amministrazione Comunale di Vignola. Il complesso è stato dichiarato di interesse culturale nel 2007. In convenzione con ACER il Comune di Modena lo ha destinato ad accogliere appartamenti di Edilizia Residenziale Pubblica e locali per attività ricreative e culturali, progetto al momento non ancora realizzato.