Vitale da Bologna
1309 ca./ ante 1361
dipinto

tavola/ pittura a tempera
cm 73 (la) 155 (a)
sec. XIV (1345 - 1345)
n. 0129
La Vergine è seduta in trono, avvolta in un manto blu rifinito in oro, decorato da grifoni; ella reclina dolcemente il capo e regge con entrambe le mani il Bambino, il quale accarezza con la manina il volto della madre, guardando dritto verso lo spettatore. Ai piedi del trono sono inginocchiati due donatori.

La splendida tavola, firmata e datata 1345, è un testo fondamentale per la ricostruzione dell’attività di Vitale da Bologna, caposcuola della pittura bolognese del Trecento. Secondo fonti seicentesche, tra cui C.C. Malvasia (Felsina pittrice, 1678), il dipinto si trovava sull’altare del piccolo oratorio di Sant’Apollonia (detto anche “della Madonna dei Denti”), presso la chiesetta di S. Maria di Mezzaratta, dove Vitale fu chiamato, circa negli stessi anni, a eseguire un importante ciclo di affreschi (ora staccati e conservati in Pinacoteca Nazionale). Nel manoscritto della Felsina pittrice il Malvasia precisava che la tavola era costituita da “tre spartimenti”: quello centrale, con la Madonna col bambino e i piccoli donatori in basso, e i due laterali con quattro sante (due per lato), collocate entro “quattro cappelle”. Egli identifica solo le sante del registro superiore Lucia e Caterina, mentre non da un nome alle due figure in basso (Ferretti, 2010). Di recente S. Battistini (2010) ha ripreso il confronto tra il testo del Malvasia e l’incisione della Madonna dei Denti, pubblicata da Séroux D’Agincourt (1825), realizzata sulla base di un disegno precedente alle soppressioni napoleoniche, in cui si vede ancora la tavola completa dei laterali, anche se privi della carpenteria originale (non vi è infatti traccia delle “cappelle” che dovevano contenere le sante). Nell’incisione sono ben visibili tutti gli attributi delle sante, identificate come: Lucia, Caterina d’Alessandria, Maddalena; mentre la santa monaca, con tenaglia e libro, continua a essere di difficile interpretazione.
Al momento dell’acquisto da parte della famiglia Bargellini (attorno al 1861), l’opera era ormai priva dei laterali. Due delle quattro sante, la Maddalena e la santa monaca, vennero rintracciate da Sandberg Vavalà (1929) nella collezione Lanckoronsky (Vienna).
Il dibattito critico attorno a questo dipinto ha posto altri quesiti, solo in parte risolti.
Le due tavole di Vitale delle Collezioni Comunali d’Arte, raffiguranti Sant'Antonio Abate e San Giacomo Maggiore e San Pietro benedice un pellegrino, sono state per molto tempo considerate i laterali della Madonna dei Denti, poiché il Malvasia (1678) le segnalava ugualmente all’interno dell’oratorio di Sant’Apollonia, ma appesi ai muri laterali all’altare maggiore. Oggi si ritiene improbabile che i due pannelli facessero parte di un unico polittico con la Madonna, anche in ragione della disposizione dei santi e del pellegrino in rapporto alla figura centrale della Vergine. Le due tavole potrebbero dunque appartenere ad un altro polittico, già smembrato ai tempi del Malvasia, e collocato sulle pareti dell'oratorio (Ferretti, 2010).
Resta invece aperto il problema dell’originale destinazione della Madonna col Bambino, considerando che, prima del Seicento, non è documentata la presenza di quest’opera nella chiesa di Mezzaratta e nel vicino oratorio. S. Battistini (2010) rileva il motivo araldico dei grifoni rampanti sul manto della Vergine, che potrebbe alludere al casato dei Griffoni e avanza l’ipotesi che la tavola fosse destinata ad ambienti domenicani, tentando di sciogliere il nodo (forse cruciale) dell’identità della santa monaca.