Villa Saffi
Via Firenze, 164
Forlì (FC)
Rosaspina Bernardino
1797/ 1882
stampa

carta/ acquaforte,
cartoncino,
legno di noce
cm 58,5 (la) 46,2 (a) 1 (p)
Misure con cornice
sec. XIX (1831 - 1836)
n. Villa Saffi, n.176
Acquaforte collocata in passepartout color crema e rappresentante una veduta di Borgo Cotogni a Forlì con piccole figure intente a diverse attività. Al di sotto della parte figurata sono presenti in basso a sinistra l'indicazione dell'autore del disegno, in basso a destra quella dell'incisore e al centro il titolo e la dedica dell'opera.

L'opera fa parte di una serie di 33 acqueforti su lastre di rame, intitolata "Vedute di Romagna" e incisa da Bernardino Rosaspina (Venezia, 1797 -Bologna, 1882) tra il 1831 e il 1836. La serie comprende vedute di Rimini, Cattolica, Santarcangelo, Cesena, Forlimpopoli, Forlì, Faenza, Castelbolognese,Imola, Brisighella, Fognano, Riolo, Castelsanpietro, Ravenna, Massalombarda, Lugo, Fusignano, Cotignola, Bagnara, Bagnacavallo e Ferrara. L’opera di Rosaspina si concentra dunque sul territorio delle legazioni di Romagna, appena riconquistato al dominio pontificio dopo la breve parentesi dei moti del 1831: le stampe non restituiscono però il cruento clima repressivo che si istaurò all'epoca nella regione, ma al contrario esaltano quel desiderio di equilibrio sociale e civile che la Chiesa voleva imporre con la forza. La serie rappresenta comunque un irrinunciabile documento iconografico della Romagna preunitaria, dal momento che traccia un itinerario fatto non solo di rinomate città, quali Rimini e Ravenna, ma anche di piccoli centri sino ad allora quasi del tutto sconosciuti ai viaggiatori e agli intellettuali del Grand Tour. Proprio per questo l’opera ebbe un successo immediato, tanto che moltissime furono da subito le repliche immesse sul mercato delle stampe dagli editori bolognesi. L'opera fu pubblicata a Bologna dallo stesso Bernardino tra il 1831 e il 1836, ma non si conoscono nè l’ordine di uscita delle singole vedute né il tempo di realizzazione intercorso tra l’una e l’altra; l'incisore fu coadiuvato nell’impresa da un'equipe di disegnatori, quasi tutti appartenenti alla scuola bolognese di prospettiva (Luigi Ricciardelli, Raffaele e Luigi Trebbi, Luigi Venturi, Francesco Pezzini G. e C. Conti e Giovanni Magazzari).
L'acquaforte in esame fu disegnata da G. Conti e ritrae borgo Cotogni, uno dei quattro rioni storici di Forlì, visto dall'attuale piazza Saffi. Il quartiere si identificava con l'abitato posto sul ramo est della via Emilia, denominato dalla seconda metà dell'Ottocento Corso Vittorio Emanuele e ora Corso della Repubblica (ben visibile nella stampa). Diverse le opinioni sull'origine del toponimo del rione: secondo i cronisti più antichi la denominazione deriverebbe dai Goti che vi si insediarono dopo l'entrata in città di Teodorico; gli storici locali più recenti invece la ricollegano all'antico fondo Cotogneto, riservato alla coltivazione di mele cotogne, che si estendeva nella vicina area del piazzale della Vittoria. Nell'incisione risultano già abbattuti tutti gli antichi portici che ornavano in passato il lato sinistro del corso: provvedimento decretato nel 1827 e messo in pratica l'anno seguente in modo da allargare la strada, facendola così diventare la principale via d'accesso al centro di Forlì.