Bagnacavallo
via Pieve, 82
struttura con attestazione di reimpieghi
edificio con materiali antichi di spoglio
ambito culturale romano
secc. I/ II d.C.
Si tratta della più antica e meglio conservata delle pievi del Ravennate. E' stata edificata in un'ampia area boschiva in una zona compresa nella centuriazione romana, tuttora evidente a ovest della strada Faenza-Bagnacavallo (via Naviglio).
Si suppone che sia stata costruita su un precedente sito religioso destinato al pubblico culto. Nei suoi pressi sono stati infatti ritrovati alcuni marmi con iscrizione a Giove (ora conservati a Ferrara) e altri reperti di tarda romanità, esposti all'interno della chiesa. Nella visita è possibile individuare nelle murature e nei sostegni architettonici materiali romani di reimpiego, come nella cripta dove la volta a crociera è sostenuta da una colonna romana di marmo con capitello corinzio.


L'onomastico della pieve di San Pietro in Sylvis rimanda a divinità agricole e silvane, a cui probabilmente era dedicato un importante santuario all'aperto, forse sopravvissuto sino a tarda età imperiale (IV sec. d.C.). Collegabili al medesimo santuario sono due are con dediche rispettivamente a Jupiter Obsequens (I sec. a.C.) e a Jupiter Libertas (I sec. d.C.), divinità probabilmente associata a Feronia nel culto. Si tratta di una testimonianza di particolare importanza sia per la sua antichità (II-I sec. a.C.), sia per la sua ubicazione, posta com'è a cavaliere fra il territorio bonificato dai Romani e zone ancor paludose verso la fascia adriatica, in prossimità della via che da Bologna conduceva a Ravenna e non lontano, allo stesso tempo, dall’agro centuriato di Faventia.

Ulteriore indizio, a supporto dell'ipotesi della presenza nel territorio di un antico santuario all'aperto dedicato a divinità agricole e silvane, è il ritrovamento di quelli che sono stati interpretati come cippi limitanei, cioè posti come termini di aree sacre, reimpiegati nelle strutture di una villa romana, a poca distanza da Bagnacavallo.