via Genova
Ponte dell'Olio (PC)
Data di costruzione / dismissione: 1833 - 2009
Il complesso produttivo, situato lungo la strada che conduce a Bettola, ai margini dell’abitato di Ponte dell’Olio, ha origine all’inizio dell’Ottocento. Si tratta di un insediamento documentato dal 1833, anno in cui Vincenzo Zovanoli e la moglie Dorotea Guarneschelli, vendono a Vincenzo Ghizzoni il terreno sul quale sorgeranno gli edifici industriali. Su quest’area, in prossimità del canale Rivo, esistevano un mulino da macina del grano e un maglio. Proprio la presenza del Rivo San Giorgio, sulla sponda destra del torrente Nure, e del Rivo Grazzano su quella sinistra, aveva favorito la produttività di terreni non irrigui e, di conseguenza, l’insediamento di fabbriche e abitazioni. Negli anni ottanta dell’Ottocento, il complesso produttivo fu acquistato prima da Enrico de Thierry, quindi da Achille Sacchetti. Nel 1893 fu venduto a Francesco Ghizzoni, il quale aveva ereditato dal padre Vincenzo il mulino da macina. Nel 1894 il mulino era affittato a Luigi Orlandi e figli, sino al 1906, anno in cui il proprietario decise di vendere l’impianto all’imprenditore lecchese Francesco Bolis e ai suoi figli, Giuseppe e Luigi. Dal momento in cui la famiglia Bolis divenne proprietaria del complesso, fu avviata la produzione di chiodi da falegnameria e semenza da calzature, oltre alla produzione di filo e reti zincate. La fabbrica passò alla famiglia Radaelli di Sesto San Giovanni nel 1921, venne denominata ‘Trafilerie e Corderie Italiane’ e affidata alla guida di Ferrante Grassi. L’attività del complesso produttivo, noto anche come ‘TECI’, continuò durante il secondo conflitto bellico, quando la viteria venne destinata agli eserciti. La produzione proseguì anche quando la fabbrica, nel 1967, assunse la denominazione di ‘Trafilerie e Viterie Italiane’, nota anche come ‘TEVI’. L’aggiornamento degli impianti consentì all’intero complesso, divenuto di proprietà della famiglia Bedini, di conseguire ancora importanti risultati. La chiusura dello stabilimento risale ad anni recenti, in seguito alla cessione e alla definitiva interruzione dell’attività produttiva, avvenuta nel 2009. Il complesso, costituito dalla portineria, dalle officine e dalla palazzina uffici, dichiarato di interesse culturale nel 2008, è stato oggetto di una vendita fallimentare nel 2011.