Ecomuseo di Argenta: Museo Civico
Via G.B. Aleotti, 46
Argenta (FE)
Bambini Giacomo
1582 ca./ 1629
ambito ferrarese
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 161 (la) 106 (a)
sec. XVII (1600 - 1650)
Cristo appena risorto è volto verso la Maddalena; sulla destra, più indietro, Santa Catrerina da Siena in preghiera. In alto a destra il Padre Eterno osserva e benedice la scena circondato da angeli e nubi.

"L’opera è tipica della posizione del Bambini, pittore tenacemente attaccato a un tipo di figurazione devozionale di gusto controriformistico. I colori del Bambini, un rosso cupo nel manto della Maddalena sull’abito di colore verde-azzurrastro con lumeggiature, e un rosa malva nella veste del Cristo sono coerenti con la tonalità smorzata scelta per questo dipinto.
Particolarmente riuscita è la caratterizzazione psicologica delle figure: all’estatica espressione di desiderio della Maddalena fa riscontro, nell’atteggiamento del Cristo reggente la zappa (Giovanni, 20, 15), una tenera indulgenza che modera il suo gesto di diniego. La pennellata luminosa e la gamma cromatica calda di ascendenza veneta inclinano a giochi di luce, ad effetti crepuscolari, a un chiaroscuro denso eppur vibrante. La soffusa illuminazione del tramonto rivela caratteri introspettivi ed intimisti, che si ritrovano anche in altre opere del Bambini, come L’Assunta adorata da San Carlo Borromeo e San Francesco Saverio nella chiesa delle Stimmate a Ferrara. Nel paesaggio si avverte, vivissima, una adesione ai modi dello Scarsellino, ma la fattura è più cauta e applicata. Il Bambini segue una strada che, in qualche modo, giustifica e anzi rende plausibile il riferimento che il dipinto ha sopportato per lungo tempo ad autore veneto: agisce sul colore e sulla materia nell’intento di ammodernare una trama grafica ancora di evidente impronta manieristica. Nota appunto Riccòmini che «specialmente la figura del Cristo, arcaicamente rifinita secondo modi tipici del manierismo emiliano di lontana ascendenza correggesca, si accorda perfettamente con altre figure del consueto repertorio devoto dell’artista». Una datazione proponibile si colloca verso la fine del secondo o gli inizi del terzo decennio del secolo XVII". (Viroli, 2008)