This paragraph should be hidden. idcardrel 2376 Scarsella Ippolito detto Scarsellino
Scarsella Ippolito detto Scarsellino1550 ca./ 1620
tela/ pittura a olio
sec. XVII (?) (1600 - 1699)
"Nel percorso artistico di Ippolito Scarsella questa tela esemplifica assai bene il momento di crisi o evoluzione profonda che conduce il pittore, dalla distensione plastica tipica di una formazione nutrita alle grandi fonti della pittura veneziana, soprattutto a Paolo Veronese, ad accogliere le istanze più moderne del neomanierismo riformato del Bastarolo, di cui quest’opera riecheggia, nello schema compositivo, gli analoghi temi in Sant’Apollinare e alla Provvidenza. La composizione, articolata per traiettorie iteratamente diagonali, convoglia l’interesse visivo sul torso decapitato del Battista e, ancor più, sulla plastica posa del boia. Questi è raffigurato nell’atto di riporre l’arma nel fodero con un gesto che, sottolineando il gioco delle diagonali, evidenzia le contrapposizioni chiastiche attinte alla sintassi tintorettesca e di Jacopo Bassano, autori dei quali il pittore desume anche l’astratto allungarsi delle membra e l’altrettanto iperbolico assottigliarsi delle desinenze.
L’intelaiatura manieristica è formulata secondo criteri di elaborazione che possono richiamare, e hanno richiamato la critica, all’analogo soggetto prodotto dallo Scarsellino per la chiesa di San Giovanni Battista in Ferrara, dipinto questo più fitto di figure e complesso nella composizione. Nella nostra opera argentana, più ancora che nel dipinto ferrarese, le figure, come in un cieco incubo, si affollano entro un breve spazio chiuso, senza orizzonte, spiccandosi dal fondo oscuro. L’azione si impernia a precipizio in un primo piano reso più imminente dalla presenza dell’edificio nel fondo, col motivo della scala a zig-zag. Dal corpo atrocemente fragile del martire, dalla sua gola stroncata, zampilla il sangue, a fiotti. Il capo reciso, dal volto assai simile a quello del Cristo nella Deposizione in San Giovanni Battista a Ferrara, è posato in primo piano. L’impasto del colore è contrastato e succoso, il tocco magistralmente irruento.
L’opera è databile, con larga approssimazione, attorno al 1600". (Viroli, 2008)