Museo dell'Agricoltura e del Mondo Rurale

Rocca Estense San Martino in Rio
Notizie storico-critiche:
L'opera è pervenuta in uno stato di grave degrado: al di là del considerevole deposito di particolato di differente natura e grado di adesione, il manufatto presenta le due braccia fratturate all'altezza delle spalle, una mano troncata al polso nonché gli arti inferiori spezzati in prossimità delle ginocchia e delle caviglie.
Descrizione dell'intervento:
pulitura con uno spolvero mediante pennello morbidissimo di martora. Si sono quindi effettuati dei campioni di pulitura per valutare la risposta del deposito bruno di superficie, le varie applicazionì si sono susseguite in ordine crescente per concentrazione e proprietà tensioattiva dei solventi: acqua deionizzata, acqua e benzalconio cloruro in soluzione dall' 1% ali' 10%, essenza di petrolio 100%. L'acqua ha solamente perfezionato la blanda azione di spolvero, il benzalconio cloruro in soluzione ha dato dei buoni risultati nella rimozione di molte zone annerite ma non ha sortito effetti nei punti in cui lo strato di deposito risultava più fortemente adeso alla cera, striscia scura in basso. Si è valutata quindi l'ipotesi di utilizzare l'essenza di petrolio che, pur essendo un blando sgrassante, è ugualmente da utilizzare con estrerna cautela in quanto possibile solvente di alcune componenti della cera. Dopo attento esaine, si è appurato come su tutta la superficie dell'opera fosse presente uno strato assai considerevole di gonrnxalacca, compatibile con una venxiciatura abbastanza recente e, con tutta probabilità, relativa al restauro novecentesco dell'opera. Questo strato protettivo ha permesso in tutta tranquillità la rimozione ottimale dello sporco di deposito a mezzo dell'essenza di petrolio senza minimamente minacciare l'integrità della cera sottostante. Terminata la pulitura, è parso subito evidente come la vernice non originale avesse subito un'alterazione. Infatti, a seguito del processo d'invecchiamento e dello spessore eccessivo di tale apposizione, tale strato protettivo aveva virato verso i toni del giallo intenso offuscando la reale gamma croniatica del nranufatto. Questa falsificazione tonale è apparsa ancor più manifesta nel momento in cui si è principiata l'opera di rimozione delle aggiunte di cera resinosa scura, apposte nel corso dei vari restauri per ricomporre le fratture degli arti, Infatti si è optato, senza remore, per la rimozione di questi composti di cera non originale che non solo penalizzavano pesantemente l'estetica dell'opera, ma risultavano oltremodo d'impedimento per la successiva ricollocazione, ricomposizione e fissaggio degli arti nella sede loro propria. Rimuovendo infatti tali composti mediante bisturi, si è portato alla luce, nelle zone sottostanti, la vernice originale (sernpre gommalacca) assai leggera e discreta, mostrante un incarnato dai toni diafani e striati di verde e rosso propri della condizione del morituro. Si è quindi giunti immediatamente alla risoluzione di alleggerire il considerevole strato di gomnialacca novecentesco al fine di restituire all'opera l'originale e delicata varietà cromatica. In origine il pezzo non presentava perni di alcun genere all'interno delle giunture, si tratta infatti di una fusione unica degli arti. Tale ipotesi è stata ancora una volta avvallata dall'esame TC che ha confennato come, all'interno del braccio avente la mano ancora integra, non fosse presente alcuna struttura di rinforzo. Per questo si è pensato di rimuovere i perni e procedere alla ricollocazione degli arti utilizzando nella zona più interna un impasto di cera fortemente addizionata di resina per facilitarne l'adesione. Questo tipo di distinzione fra zona interna e zona esterna riferita agli strati cerosì dell'opera, si ritrova facilmente in tutti i ricettari seisettecentcschi, in quanto in essi si raccomandava appunto l'utilizzo di una cera maggiormente addizionata di resina all'interno perché facesse da maggior sostegno all'opera, mentre negli strati superficiali si consigliava di mantenere la cera sempre più pura e trasparente per una migliore resa degli incarnati. Come anzidetto, la cornposizìone della cera interna è stata in parte rispettata seppur tenendo conto della necessità di un punto di fusione inferiore a quello della cera originale affinché 1'intenrento possa essere facilmente reversibile. Ugualmente dica-si per la fascia più esterna della cera di reintegro, il punto di fusione si aggira intorno ai 4Q°45° centìgradi contro i 60°-70° centigradi previsti per 1'inrpasto di cera originale. Le reintegrazioni sono state tutte eseguite a freddo, infatti l'inrpasto appositamente preparato grazie alla sua plasticità diviene malleabile e lavorabile con delle spatoline già a 35° centigradi. Gli elementi che compongono tale impasto sono tutti naturali e appartengono alla tradizione ceroplastica da secoli, questo dà una certa sicurezza per quanto comporta la compatibilità chinrica dell'integraziorre. Per salvaguardare la perfetta reversibilítà dell'intervento, si è pensato inoltre di verniciare leggerissimamente, con della gonunalacca rnolto diluita in alcool, la zona fi•anunentata a cui si andava ad apporre la cera di reintegro cosicché in un futuro la rimozione possa essere facilmente attuabile, basta infatti portare la zona d'intervento a 35°-37° centigradi mediante un getto mirato e direzionato di aria calda affinché la cera di reintegro torni malleabile ed asportabile. Non solo, il composto è stato volutaniente apposto senza 1'aggiunta di pigmenti affinché sia chiaranrente distinguibile. La completa mimesi si ottiene solo in un secondo momento mediante un'accurata integrazione pittorica. La riniozione dei perni ha altresì permesso il corretto riposizionamento delle gambe secondo l'andamento originale, rimasto alterato in seguito all'aggiunta incongrua dei piedi. Una sola eccezione è stata concessa, ovvero il perno infisso nel braccio destro all'altezza della spalla. Purtroppo la rimozione di quest'ultimo avrebbe certamente messo a serio rischio