FONTE
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Titolo operaSepolcreto dei Fadieni
Annoca. 30 d.C.-ca. 105 d.C.
EpocaAlto Imperiale
NoteG. Camodeca, Le iscrizioni funerarie dei Fadieni, in Mors Inmatura. I Fadieni e il loro sepolocreto, Borgo S. Lorenzo 2006, pp. 21-27 = AE 2006, 471-476 (trad. G. Camodeca), trovato nell'area di Gambulaga. Mostra permanente Mors inmatura presso la Delizia del Verginese di Gambulaga.
PASSO
Testo originaleC(aio) Fadieno C(ai) f(ilio) / Ambulasiae M(arci) f(iliae) / Anucioni / fili(i) dant.
TraduzioneA Gaio Fadieno, figlio di Gaio, (e) ad Ambulasia Anucione, figlia di Marco, i figli danno (fanno la tomba a loro spese).
NoteStele più antica del sepolcreto, della coppia capostipite nell'insediamento, databile attorno al 30 d.C. Le immagini di corredo sembrano indicare una visione dell'aldilà irenica, in linea con le tradizioni popolari non solo romane: in particolare il cinghiale acroteriale può riferirsi sia ad una produzione particolarmente significativa per la fortuna familiare, sia a credenze popolari celtiche.
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Testo originaleL(ucius) Pompennius C(ai) f(ilius) Placidus // Fadiena C(ai) f(ilia) Tertia / M(arcus) Pompennius L(uci) f(ilius) Valens / an(norum) // XXIII // Crudele(s) umbrae iuvenem rapuistis acerbum / tertio et vicesimo anno / supremum at tenebras flebilis hora [t]u[lit].
TraduzioneLucio Pompennio Placido, figlio di Gaio, Fadiena Terza, figlia di Gaio, Marco Pompennio Valente, figlio di Lucio, di anni 23. Crudeli ombre rapiste un giovane acerbo nel suo ventitreesimo anno, per l'ultima volta (?) la lacrimevole ora verso le tenebre (?) [cfr. AE: Crudeli ombre, rapiste un giovane acerbo nel suo ventitreesimo anno: l'ora che porta le lacrime l'ha trasportato per l'ultima volta verso le tenebre].
NoteSeconda stele, di una famiglia di seconda e terza generazione, chiusa definitivamente attorno al 60 d.C., sembra senza prosecuzione. Le immagini di corredo, soprattutto la sfinge acroteriale, suggeriscono l'interesse più che l'adesione a credenze orientali di un'esistenza post mortem più definita di quello tradizionale, sebbene il carme tradisca il diffuso scetticismo di matrice epicurea verso un'esistenza realmente migliore di quella terrena: la presenza di elementi orientaleggianti testimonia soprattutto la diffusione della cultura orientale a seguito del massiccio arrivo di grecofoni nell'area di Ravenna, a seguito dell'installazione del porto della flotta del Mediterraneo orientale attorno al 27 a.C.
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Testo originale[C(aius) F]adienus C(ai) f(ilius) Repentinus / Cursoria L(uci) f(ilia) Secunda // C(aius) Fadienus C(ai) f(ilius) Vegetus / ann(orum) / XXI // Quot / [pa]tri / [fa]cere / [debu]it / [fili]us / mors /inmatura / fecit ut / faceret / parens // luctibus / expositis / monimentum / conspicis / hospes / compositum / nati quot / dedit ipse / pater.
TraduzioneGaio Fadieno Repentino, figlio di Gaio, Cursoria Seconda, figlia di Lucio, Gaio Fadieno Vegeto, figlio di Gaio, di anni 21. Quel che il figlio doveva fare al padre, l'immatura morte fece sì che lo facesse il genitore. Viaggiatore, osserva addobbato con i segni esposti del lutto il monumento sepolcrale del figlio che lo stesso padre fece.
NoteTerza stele, di una famiglia di seconda e terza generazione, chiusa definitivamente attorno al 60 d.C., sembra senza prosecuzione. L'indicazione del carme al viandante può essere dato dal modello poetico epigrafico seguito, oppure da un'effettiva collocazione su una via di comunicazione, che in questo caso sembra potersi ipotizzare in una via d'acqua sulla quale s'affacciavano i possedimenti dei Fadieni, forse il Po Spinetico (o Padoa, poi Padovetere), o una sua immediata diramazione. Le immagini di corredo sembrano indicare una visione dell'aldilà in linea con le tradizioni popolari: in particolare il cinghiale acroteriale può riferirsi sia ad una produzione particolarmente significativa per la fortuna familiare, sia a credenze popolari celtiche, sebbene il carme tradisca il diffuso scetticismo di matrice epicurea verso un'esistenza realmente migliore di quella terrena.
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Testo originaleM(arco) Fadieno C(ai) f(ilio) Cam(ilia) / Massae patri / Valeriae Q(uinti) f(iliae) / Secundae matri / M(arcus) C(aius) L(ucius) fili(i) fecer(unt) / ave M(arce) legisti viator nomen in titulo meum / memoria(m) (h)abeto esse hanc mortalem domum / valete ad superos vivite vita(m) optima(m) ego vixsi / qua et potui quad modum volui bene dedi qui volui / non dedi qui nolui si quis me accusat veniat mecum dis/putet vale M(arce).
TraduzioneAl padre Marco Fadieno Massa, figlio di Gaio, della tribù Camilia, e alla madre Valeria Seconda, figlia di Quinto, fecero i figli Marco, Gaio e Lucio. Ave, o Marco! Tu, viandante, hai letto il mio nome nell'iscrizione: ricorderai che questa è una dimora mortale; statemi bene voi che siete nel mondo, vivete una vita ottima; io vissi bene per quanto ho potuto e come ho voluto; ho dato a chi ho voluto, non ho dato a chi non volli; se qualcuno mi accusa, venga e discuta con me. Stammi bene, o Marco!
NoteQuarta stele, di una famiglia di seconda e terza generazione, chiusa definitivamente attorno al 70-80 d.C., ma in questo caso i figli sembrano sopravvivere. L'indicazione della tribù conferma l'appartenenza della famiglia al territorio abitato, ma essendo in comune tra i municipi confinanti di Ravenna ed Adria è difficile assegnarne l'appartenenza, sebbene molti studiosi propendano per il ravennate, e affermino che comunque l'attrazione economica principale era quella del porto militare di Classe. L'indicazione del carme al viandante può essere dato dal modello poetico epigrafico seguito, oppure da un'effettiva collocazione su una via di comunicazione, che in questo caso sembra potersi ipotizzare in una via d'acqua sulla quale s'affacciavano i possedimenti dei Fadieni, forse il Po Spinetico (o Padoa, poi Padovetere), o una sua immediata diramazione. Le immagini di corredo sembrano indicare una visione dell'aldilà in linea con le tradizioni popolari: in particolare il cavallo, protagonista della decorazione della stele, può riferirsi sia ad una produzione particolarmente significativa per la fortuna familiare, sia a credenze popolari celtiche (animale totemico legato a Belenus), sebbene il carme tradisca il diffuso scetticismo di matrice epicurea verso un'esistenza realmente migliore di quella terrena, con una raffinatezza di composizione (struttura metrica, forti echi letterari, soprattutto orazioni) che, se pur forse non basta a dichiarare un'adesione piena alla corrente filosofica, testimonia comunque la buona cultura letteraria del compositore.
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Testo originaleP(ater) / v(ivus) f(ecit) // L(ucio) Fadieno L(uci) f(ilio) Actori / [tu] qui praeteriae(n)s spectas mortis monimentum meum aspice / [quam] indigne sit data vita mihi triennio minus bis denos annos vix/si dulcissima matri VIII et X inscinde(n)s animam deposui meam noli / doleri viator moriendum fuit properavit aetas Fatus hoc voluit meus // L(ucius) Fadienus / M(arci) f(ilius) / Agilis // Atilia / C(ai) l(iberta) / Felicla // Te lapis optestor le[vi]ter super ossa raesida(n)s et taenaerae aetati ne gravis essae velis / quod paraenti daebuit facaere filius mors immatura fecit ut facaeret pare(n)s.
TraduzioneIl padre fece da vivo a Lucio Fadieno Attore, figlio di Lucio. Tu che passando guardi il mio monumento di morte, considera quanto iniquamente mi sia stata data la vita; vissi carissimo a mia madre per due volte dieci anni meno un triennio (= diciassette anni), entrando nel diciottesimo, ho deposto la mia anima. Non ti dolere, o viandante, si deve morire; il (mio) tempo è stato rapido, questo ha voluto il mio Fato. Lucio Fadieno Agile, figlio di Marco, (e) Atilia Felicetta, liberta di Gaio. Ti supplico, o lapide, di stare lieve sulle (sue) ossa e di non voler esser di peso per la (sua) tenera età. Quel che il figlio deve fare al genitore, la morte immatura fece sì che lo facesse il genitore.
NoteQuinta stele, di una famiglia di terza e quarta generazione, chiusa attorno al 100-105 d.C. alla morte di Agile, che dedica i carmi epigrafici al figlio Attore e alla compagna Atilia Felicetta, sembra senza prosecuzione del nucleo familiare: Attore è il più giovane membro della famiglia attestato nel sepolcreto. L'indicazione del carme al viandante può essere dato dal modello poetico epigrafico seguito, oppure da un'effettiva collocazione su una via di comunicazione, che in questo caso sembra potersi ipotizzare in una via d'acqua sulla quale s'affacciavano i possedimenti dei Fadieni, forse il Po Spinetico (o Padoa, poi Padovetere), o una sua immediata diramazione. Le immagini di corredo sembrano indicare una visione dell'aldilà legata a culti misterici per la presenza in acroterio di una possibile rappresentazione di Attis, anche se non sembra ci sia stata iniziazione: considerando la citazione nel carme del Fato, semplificazione delle posizioni filosofiche dello stoicismo (più accomodanti dell'epicureismo, ma non più certe), ma anche sentimento popolare di ricerca di un interlocutore nella morte, si può vedere il tentativo di trovare delle risposte in una delle più forti e diffuse proposte orientali filtrate dal porto di Classe.
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Data2012
NomeAssorati G.

ultima modifica: 17/07/2015
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