Anno731 d.C.
Periodoetà bizantina
EpocaAlto Medioevo
NoteRUGO III, 9 conservata in situ in Sant'Apollinare in Classe.
TraduzioneNel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Durante l’impero dei nostri religiosissimi imperatori Leone e Costantino, incoronati da Dio come grandi imperatori della pace, il pietosissimo Leone invero nel quindicesimo anno da imperatore, Costantino pure da Dio incoronato imperatore per l’undicesimo anno, mentre governa l’Italia l’eccellentissimo signor Eutichio, patrizio ed esarco, il 29 gennaio della quattordicesima indizione. Questa iscrizione mostra l’opera lodevole, fatta quando con pio consiglio della mente, il presule Giovanni, luminoso pontefice detto quinto minore, concepì, fiducioso per la cura dell’attesa per i premi del regno eterno, affinché prenda posto nelle schiere celesti, (i monaci) preghino alle sacre soglie; pose questo monumento per lui, raccomandando a Sant’Apollinare le membra polverose che si crede che risorgeranno con nuovo vigore della carne, porse come dono spettante ai servi del Signore, che celebrano assidue lodi al santo martire, il fondo Gamillaria coi casali e le valli da ogni parte coi suoi confini, così come indica il testo della donazione legato ai servi del Signore, sito in territorio ravennate, fertile, fecondo, con legna da ardere e suini che pascolano con i frutti delle querce delle foreste; in cambio viene data alla santa chiesa (ravennate) il fondo Trigintula, formato nel territorio faentino, e il fondo Pittulo, giacente in territorio imolese, e inoltre quaranta pesi di argento puro, che a lui (l’arcivescovo) diedero i genitori per diritto legittimo, affinché non sia mai annullato o revocato perché non cessi la rendita a questo collegio di monaci, dalle quali rendite si preparino dolci banchetti, i quali dovranno essere allestiti a suo nome ogni anno, nel giorno in cui per ordine del Signore passò ai regni celesti. Questa assemblea stabilì e sottoscrisse queste cose, che se qualche successore della sede vescovile o un agente oppure un abate prevosto a questo venerabile tempio, il prenominato fondo Gamillaria, in parte o in toto, per qualsiasi idea pensi di alienarlo o permutarlo dall’usufrutto dei servi del Signore, o di affittarlo in enfiteusi, dovrà sostenere l’eterna condanna assieme al traditore Giuda, e a colui che avrà tentato di chiedere ed elargire, sia rinchiuso nelle catene della maledizione dei trecentodiciotto santi padri.
NoteRiassunto della donazione-permuta dell'arcivescovo Giovanni V al monastero di Classe in proprio suffragio. La maledizione finale è legata ai canoni del concilio di Nicea, a cui parteciparono, appunto, 318 vescovi.
NomeAssorati G.