Museo Arcivescovile
Piazza Arcivescovado, 1
Ravenna
pasta vitrea
marmo
lamina d'oro
mosaici
produzione ravennate
secc. V d.C./ VI d.C. (494 - 519)
cm 460 (la) 460 (lu)
Ognuno dei quattro intradossi si compone di sette clipei, di cui quello centrale alternativamente occupato dal busto del Cristo (parete 1 e 3) e dal monogramma cristologico o chrismon (parete 2 e 4). I medaglioni che si stagliano sul fondo oro contengono figure a mezzo busto che rappresentano gli apostoli (sei nella parete 1 e altri sei nella parete 3), santi (parete 4) e sante (parete 1). Ogni clipeo è accompagnato da  in latino che riferisce il nome del personaggio raffigurato all'interno, ed è contornato da bordi gemmati con filari di tessere dai colori variati. I medaglioni del lato 3 (i busti che stanno nell'intradosso della piccola abside) sono in buono stato di conservazione e sono opera di un grande artista, come dimostra l'intensità dello sguardo di alcuni degli apostoli e di san Paolo in particolare.
Le iscrizioni, sopra i clipei, sono state eseguite con tessere nere su fondo ocra. Il chrismon è dato dall'incrocio delle lettere I e X, iniziali del nome del Salvatore, ossia Iesus Christos, da cui pendono le lettere apocalittiche alfa e omega. Le lettere sono realizzate con tessere bianche su fondale azzurro.

Gli apostoli indossano una tunica con clavi scure e un mantello, che costituisce l'abbigliamento tradizionale di questi personaggi. Lo stesso si dica per i santi del lato 4. Cristo indossa una tunica porpora con clavi d'oro, purpureo è anche il mantello che ricade su una spalla. Il volto di Gesù è giovanile, imberbe e il suo capo è cinto da un nimbo crucisegnato e gemmato. Il viso, incorniciato dai lunghi capelli è severo, ma non accigliato, verrebbe da dire quasi malinconico. Nè gli apostoli nè i santi e le sante hanno il capo nimbato, eppure quell'alone di luce azzurra sul fondo blu turchino simula un'aureola e in un certo senso la precorre, l'anticipa. Delle sei sante, cinque sono abbigliate come damigelle di corte, col copricapo e l'orlo della veste al collo ornati di gioielli che ne accrescono la maestosità. Solo Felicita è avvolta in severi e cupi abiti vedovili. 

L'antica tradizione attribuiva la costruzione di questa cappella a san Pier Crisologo, vescovo ravennate vissuto nel V secolo, ma studi più recenti hanno confermato la committenza di questo piccolo, ma prezioso edificio a Pietro II, vissuto all'epoca di Teodorico (494-519). L'oratorio fungeva come cappella privata degli arcivescovi, ma anche come "lipsanoteca" e come confessionale. Questo piccolo sacello è formato da due ambienti distinti: un vestibolo con volte a botte e un vano a forma di croce greca terminante con un'abside. La piccola cappella ha subito numerose traversie: lavori furono fatti eseguire dal card. Giulio della Rovere (1568), dall'arciv. Capponi nel XVII secolo e dall'arciv. Codronchi nel 1796 che aveva fatto erigere un nuovo altare marmoreo. Tra gli interventi architettonici più considerevoli vi era stato l'abbattimento dell'abside e l'apertura di due archi: uno nella nicchia sudovest e l'altro nell'abside a nord-est. Nel 1912-14, sotto la direzione del Gerola, furono eseguiti importanti lavori di restauro che portarono alla ricostruzione dell'abside (in quell'occasione si rinvenne che l'originario catino doveva essere stato realizzato con tubi fittili) e alla pulitura ed integrazione dei mosaici. Discutibile resta, tuttavia, l'invenzione del cielo stellato con croce nella rifatta abside perchè non può essere provata. La cappella è decorata di marmi nella parte inferiore, coronata da una cornice in stucco e completata nella zona superiore dalla ornamentazione a mosaico. Diverse parti sono andate però completamente perdute, quali la lunetta sopra la porta d'ingresso al sacello cruciforme e le due lunette delle pareti 1 e 3, integrate ad affresco dal pittore Luca Longhi nella seconda metà del XVI secolo.

E' piuttosto comune nell'arte cristiana la scelta iconografica dei clipei con busti di santi e/ o apostoli, combinata con la posizione architettonica degli intradossi. Un esempio simile ci è offerto dall'arco trionfale della chiesa di San Vitale a Ravenna. Dal punto di vista stilistico si può osservare come i clipei siano stati realizzati da artisti differenti e di diversa levatura; di maggiore qualità espressiva sono quelli dell'intradosso della parete 3, soprattutto nei volti di san Paolo e di san Pietro e Sant'Andrea, resi secondo l'iconografia tradizionale. Trattati in modo più uniforme e dall'espressione indifferenziata sono i restanti apostoli dell'intradosso di fronte. Si può, dunque, presumere che un maestro abbia eseguito le figure più importanti e che le restanti siano state affidate agli altri membri dell'equipe musiva di capacità inferiore.