Museo Arcivescovile
Piazza Arcivescovado, 1
Ravenna
pasta vitrea
lamina d'oro
mosaici
produzione ravennate
secc. V d.C./ VI d.C. (494 - 519)
cm 173 (a) 157 (la)
Si tratta della rappresentazione di Cristo come vincitore contro le forze del male, qui rappresentate dal leone e dal basilisco che egli schiaccia sotto i piedi. Cristo è raffigurato come giovane, imberbe, con il nimbo crucisegnato, è vestito da guerriero, con la croce al posto della spada. Con la mano velata sinistra regge il codex aperto con iscrizione.

L'immagine del Cristo vincitore che calpesta i "saeva crimina", i simboli del male, ricorre in altri luoghi a Ravenna: in uno stucco del battistero degli ortodossi, nel cosiddetto sarcofago Pignatta, nella decorazione musiva in Sant'Apollinare Nuovo nella navata destra, ed è tratta dal salmo XL, versetto 13. Della figura del Cristo si era perduta nei secoli la parte inferiore, dalla cintola in giù, integrata poi nel XVI secolo a pittura con una lunga tunica (si veda il disegno del Bacchini del 1708), poi durante i restauri condotti dal Gerola nel 1912-14 venne eliminata la zona dipinta e rifatto nella versione attuale con tunica corta e calzari.

L'antica tradizione attribuiva la costruzione di questa cappella a san Pier Crisologo, vescovo ravennate vissuto nel V secolo, ma studi più recenti hanno confermato la committenza di questo piccolo, ma prezioso edificio a Pietro II, vissuto all'epoca di Teodorico (494-519). L'oratorio fungeva come cappella privata degli arcivescovi, ma anche come "lipsanoteca" e come confessionale. Questo piccolo sacello è formato da due ambienti distinti: un vestibolo con volte a botte e un vano a forma di croce greca terminante con un'abside. La piccola cappella ha subito numerose traversie: lavori furono fatti eseguire dal card. Giulio della Rovere (1568), dall'arciv. Capponi nel XVII secolo e dall'arciv. Codronchi nel 1796 che aveva fatto erigere un nuovo altare marmoreo. Tra gli interventi architettonici più considerevoli vi era stato l'abbattimento dell'abside e l'apertura di due archi: uno nella nicchia sudovest e l'altro nell'abside a nord-est. Nel 1912-14, sotto la direzione del Gerola, furono eseguiti importanti lavori di restauro che portarono alla ricostruzione dell'abside (in quell'occasione si rinvenne che l'originario catino doveva essere stato realizzato con tubi fittili) e alla pulitura ed integrazione dei mosaici. Discutibile resta, tuttavia, l'invenzione del cielo stellato con croce nella rifatta abside perchè non può essere provata. La cappella è decorata di marmi nella parte inferiore, coronata da una cornice in stucco e completata nella zona superiore dalla ornamentazione a mosaico. Diverse parti sono andate però completamente perdute, quali la lunetta sopra la porta d'ingresso al sacello cruciforme e le due lunette delle pareti 1 e 3, integrate ad affresco dal pittore Luca Longhi nella seconda metà del XVI secolo.