STRADA
STRADA STORICA
StatoItalia
RegioneEmilia - Romagna
NomeVie del Vatrenus
AnnoII sec. a.C.?
Periodoetà della colonizzazione
EpocaRepubblicano
Inizio (luogo)Imola?
Fine (luogo)Butrium
DescrizionePlinio (Nat. Hist. III, 119) attesta che alla foce del Vatrenus c’era un grande porto attraverso il quale l’imperatore Claudio entrò nell’Adriatico con una grande nave trionfale per fare il suo ingresso a Classe e Ravenna nel 43 d.C. L’imperatore veniva da nord e aveva percorso il Po, e il porto del Vatrenus, a nord di Ravenna, doveva servire l’area deltizia, forse come approdo per le vaste proprietà imperiali che coprivano gran parte dell’area deltizia (la regione Padana delle Vercelle Ravennati, secondo CIL V, 2385), in connessione con la via Popilia. È probabile però che anche il corso di pianura del fiume fosse in gran parte navigabile o fosse reso tale in epoca imperiale, almeno fino all’altezza della via Emilia. Ancora Plinio afferma (Nat. Hist. III, 120) che il fiume originava dal territorio imolese ed è possibile proprio da Forum Cornelii originasse una strada se non anche un canale o lo stesso fiume già navigabile. Gli studi sul territorio hanno riconosciuto un percorso piuttosto sinuoso con molte variazioni che devono aver reso discontinuo il suo utilizzo: sembra infatti che in età antica il fiume si dividesse in due all’altezza di Castelnuovo di Solarolo e che un ramo accogliesse poi il Senio per ricongiungersi al principale prima di Butrium (Ca’ Rossa di Sant’Alberto), dove il fiume incrociava la Popilia e la fossa Augusta (e quindi anche la “Hostilia per Padum”), per continuare brevemente per formare il porto usato da Claudio. In pianura dopo la diramazione diverse sono le ipotesi sui percorsi dei vari rami: sembra che il ramo occidentale fosse quasi perpendicolare alla via Emilia (naturalmente?) fino all’area dell’attuale Conselice, e potrebbe col Sillaro aver svolto il ruolo di collegamento poi ereditato dalla via Selice; il ramo orientale sembra tagliasse in modo meno preciso la pianura, lambendo le attuali Cotignola, San Potito e Fusignano per poi piegare verso nord-est e ricongiungersi con l’altro ramo prima di raggiungere Butrium. Dopo l’età esarcale i diversi sconvolgimenti idrografici mutarono sensibilmente l’assetto della pianura e addirittura il Vatrenus cambiò nome divenendo il Santerno, e cambiò pure percorso: il ramo occidentale rimase come quello principale e poi unico, giungendo fino ai nostri giorni, mentre quello orientale venne poi identificato come Senio, anche se fino al XII sec. rimase il canale di collegamento tra i due antichi rami. La funzione viaria sembra però perdersi dopo le crisi del VI sec., in coincidenza col diradarsi della manutenzione idrografica, probabilmente a favore del Sillaro in pianura, e del Primaro nei collegamenti tra costa e interno; solo Bagnacavallo, attestata a partire dalla fine del IX sec., sembra testimoniare un ruolo del Senio-Santerno, ma solo come guado d’attraversamento: più che l’interruzione dei collegamenti fluviali tra l’interno della pianura e Ravenna, è probabile che una vasta fascia di territorio (a valle di Conselice, Fusignano, Bagnacavallo, Russi?) si sia impaludata disperdendo i corsi dei fiumi, agevolando la navigazione interna, ma senza percorsi precisi né strutture di supporto come strade e approdi, se non occasionali.

Bibl. S. Patitucci Uggeri, Il sistema fluvio-lagunare, l’insediamento e le difese del territorio ravennate settentrionale (V-VIII secolo), in Ravenna da capitale imperiale a capitale esarcale, Spoleto 2005, pp. 268-269, 281-282; P.L. Dall’Aglio, C. Franceschelli, Il paesaggio della pianura romagnola tra l'età antica e il primo medioevo, in Lo scorrere del paesaggio, Faenza 2007, pp. 9-48.

COMPILAZIONE
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Data2012
NomeAssorati G.

ultima modifica: 31/07/2020
Viabilità storica

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