Museo Civico di Modena
Largo Porta S.Agostino, 337
Modena (MO)
Stern Ignazio
1679/ 1748
ambito bolognese
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 153 (la) 118 (a)
sec. XVIII (1700 - 1715)
n. Ser. 7
Le imponenti figure della baccante e del satiro coricati a terra riempiono quasi l'intera superficie del quadro. In primo piano due putti lottano tra loro.

Evidente è il carattere di ricercato divertissement di questo dipinto, il cui soggetto non pare riconducibile ad alcuna vicenda mitologica nota: due giovani amoreggiano, l'uno tenendo in mano uno zufolo e l'altra un tamburello indifferenti alla lotta giocosa che due putti alati ingaggiano ai loro piedi. Il tenue motivo narrativo è in realtà il pretesto per una compiaciuta esibizione di bellezze femminili, sotto una luce trasparente e tersa. Il bellissimo dipinto, in precedenza sconosciuto alla letteratura, è stato pubblicati come opera di Carlo Cignani da Beatrice Buscaroli Fabbri nella sua monografia sull'artista (1991); ma già al tempo della sua acquisizione da parte di Carlo Sernicoli mi era chiara l'appartenenza alla fase giovanile di Ignazio Stern, allievo tra i più dotati della fervida scuola forlivese di Cignani. Mentre di quest'ultimo non compare la tipica cromia combusta, determinata dall'assorbimento della preparazione scura, la fattura smaltata e lucente, la sdutta definizione delle membra e l'espressività mielata e un po' sdilinquita dei personaggi, pur esemplati sulle fisionomie ricorrenti nell'opera del maestro (si ricordi ad esempio l'Infanzia di Giove dell'Alte Pinakothek di Monaco), rinviano al fare porcellanato dell'allievo tedesco, già in grado di svolgere le soluzioni di Cignani in un linguaggio incipientemente rocaille. Numerosi sono i confronti che è possibile addurre in questo senso, rintracciandoli anche nella sua produzione più inoltrata: la resa setosa dei capelli biondi della fanciulla nel secondo dipinto, in ordine a una scelta tipologica ben diversa rispetto alle bellezze brune che caratterizzano l'opera di Cignani, torna ad esempio in numerosi suoi dipinti, insieme alla morbidezza affettata dei tratti che la connotano, da leggere come il segno di un'attenzione già settecentesca per il Correggio. Stante tuttavia il forte rapporto con il maestro, ben difficilmente l'esecuzione di questo brillante dipinto potrà oltrepassare il 1710.