Parco della Rimembranza Modena (MO)
Barberini Silvestro
1854/ 1916
monumento commemorativo
monumento ai Garibaldini

tufo/ scultura
cm.
sec. XIX (1893 - 1893)
Si tratta di due statue scolpite di tufo, ciascuna delle quali raffigura un garibaldino in combattimento. Una delle due statue è priva di un braccio.

Il monumento ai garibaldini nasce, prima del trasferimento e della sistemazione delle due statue nel Parco della Rimembranza su due solidi basamenti in mattoni, come doppio ornamento della nuova barriera daziaria costruita, dopo la demolizione dell’antica Porta Bologna, nell’ampio spazio fuori dal perimetro murario. Lo spazio ancora in divenire, destinato a diventare di lì a pochi anni largo Garibaldi, l’elegante accesso alla città, dalla via Emilia di Levante, è già dominato dal monumento a Vittorio Emanuele II rivolto verso la città, e dai due nuovi caselli daziari ai lati, leggermente arretrati rispetto al monumento. Dei vari progetti presentati per il nuovo monumento viene scelto quello dello scultore Silvestro Barberini, che prevede due garibaldini raffigurati in combattimento, collocati in alto, sopra i due caselli del dazio e rivolti verso il monumento centrale del re. La proposta suscita dubbi nella Commissione d’Ornato (Atti del 1891) per «l’arditezza» in quanto «gli edifici normalmente non servono come base alle statue». Si chiede pertanto allo scultore di fare una prova ponendo sui due caselli due riproduzioni delle statue a grandezza naturale. Il risultato sarà gradito alla maggior parte dei cittadini e nel 1893 i due garibaldini, scolpiti in pietra di tufo, verranno collocati come previsto. Guardando verso oriente, per chi usciva dalla città., nel vasto spazio libero si stagliava così un imponente e suggestivo fronte scultoreo richiamo alla retorica patriottica.
Dopo la generosa fase della Carboneria e della Giovine Italia, quando il Risorgimento assume il carattere di guerra per l’unità nazionale e si delinea il ruolo del Piemonte, i garibaldini in camicia rossa rappresentano la componente popolare più spontanea, radicale e generosa, che accorre ad ogni appello di Giuseppe Garibaldi (1807-1882), l’Eroe dei Due Mondi. Sempre pronti a combattere per la libertà e subendo spesso, insieme al loro capo, l’incomprensione e l’ostracismo delle componenti ‘ufficiali’ del Risorgimento, i volontari garibaldini scriveranno le pagine più belle ed eroiche di tante battaglie, dalla guerra del 1848 alla difesa della Repubblica romana nel 1849, alle azioni dei Cacciatori delle Alpi, all’impresa dei Mille, fino ad Aspromonte e a Mentana con l’obiettivo finale della conquista di Roma naturale capitale d’Italia e simbolo della definitiva unità del paese. La terra modenese, come tanta parte d’Italia, fu generosa di combattenti volontari. Nella prima fase dell’epopea garibaldina, fino al 1860, numerosi furono coloro che si arruolarono sotto falso nome per sfuggire alla polizia ducale e per impedire sospetti e persecuzioni alle loro famiglie. I garibaldini caduti e reduci sono stati celebrati nei comuni di origine con epigrafi o monumenti. Tra i partecipanti all’impresa dei Mille qui si ricorda il mirandolese Francesco Montanari (1812-1860), grande figura di soldato e cospiratore risorgimentale di idee repubblicane, carissimo a Garibaldi, che fu tra i primi a cadere a Calatafimi nella prima battaglia dei Mille il 15 maggio 1860 e il carpigiano Giulio Rovighi (1830-1904) il cui eroico comportamento è narrato da Cesare Abba (1838-1904), lo scrittore garibaldino dei Mille, nel suo libro ‘Da Quarto al Volturno’. Si ricordano inoltre i giovani volontari modenesi Agostino Tagliazucchi (1848-1867) e Giuseppe Tampellini (1848-1867) che morirono entrambi a Mentana il 3 novembre 1867, nella campagna dell’agro romano promossa da Garibaldi per la conquista di Roma, ultimi martiri modenesi del Risorgimento accomunati nel medesimo destino.
Nel 1924, in seguito alla legge sui dazi, la barriera daziaria venne demolita e le sculture dei due garibaldini, una delle quali mutilata di un braccio andato perduto, furono trasferite nel Parco delle Rimembranze nei pressi della Caserma Fanti. Dieci anni dopo anche il monumento a Vittorio Emanuele II venne trasferito in piazza Risorgimento per consentire la definitiva sistemazione di largo Garibaldi.