Piazza Saffi
Piazza Saffi
Forlì (FC)
Cifariello Filippo
1864/ 1936
monumento commemorativo
monumento ad Aurelio Saffi

marmo/ scultura
cm.
sec. XX (1921 - 1921)
La scultura di Cifariello propone l’immagine del patriota in atteggiamento serio e pensieroso, affiancato da simboli di varia natura (dai fasci repubblicani — e non fascisti — ai libri fonte di conoscenza, fino al fiocco risorgimentale al collo), con lo sguardo orientato verso lo storico tracciato della via Emilia, strumento del progresso e dello sviluppo del territorio. La base è arricchita da medaglioni dedicati alla Repubblica Romana del 1849 (con il Triumvirato Mazzini, Armellini e Saffi), a una allegoria della libertà e, come espressamente richiesto dal committente, a Cantoni e Fratti.

La storia del monumento di Aurelio Saffi nella piazza centrale di Forli concentra nel tortuoso percorso vicende complesse e turbolenti, incarnando nella tenacità della sua apparizione e della ‘resurrezione’ lo spirito democratico della terra romagnola. Il racconto, dalla genesi fino ai giorni nostri, permette di apprezzare questo particolare rilievo simbolico.
La scelta di erigere una statua in onore del grande patriota del Risorgimento (ma anche del professore universitario, del discepolo di Giuseppe Mazzini, del paladino delle battaglie contro i privilegi e a favore dei diritti civili), maturò all’indomani della morte avvenuta il 10 aprile del 1890. La decisione fu adottata dal Consiglio comunale che approvò di sostituire la Colonna della Beata Vergine esistente al centro dello spazio urbano con un monumento dedicato ad Aurelio Saffi. A tale scopo venne lanciata una sottoscrizione che la municipalità aprì donando 50 mila lire. L’esempio venne imitato con cifra equivalente dalla Provincia mentre la raccolta popolare fruttò circa 20 mila lire. Tirando le somme, comunque, l’importo risultò insufficiente per procedere con la fase realizzativa e ogni ulteriore sforzo venne inibito dalla pesantissima crisi finanziaria ed economica che colpì Forlì, come il resto d’Italia, nel corso dell’ultimo decennio del XIX secolo. Neppure l’avvento alla guida della città delle giunte popolari, con sindaci repubblicani, cambiò l’assetto. Ciò avvenne a partire dall’inizio del Novecento e la decisione rimase disattesa per molto tempo.
Nell’autunno 1909, alcune vicende determinarono tuttavia un cambiamento profondo della situazione. Nel mese di ottobre, infatti, anche a Forlì scoppiarono proteste contro la fucilazione avvenuta a Barcellona dell’anarchico Francisco Ferrer. Il tumulto più clamoroso intercettò i sentimenti anticlericali ed ebbe fra gli uomini guida il leader del socialismo locale, il giovane Benito Mussolini. Culmine della protesta fu l’assalto alla colonna mariana che provocò gravi danni al basamento rendendolo pericolante, tanto da indurre il Comune a procedere al disallestimento. La Colonna della Beata Vergine fu smontata e la piazza vuota riaprì l’ipotesi del monumento a Saffi. A bloccare ulteriormente ogni velleità intervenne la vedova di Aurelio, Giorgina Craufurd, che sollevando questioni di coerenza con il carattere sobrio e pragmatico del marito, refrattario agli aspetti celebrativi, chiese che le offerte raccolte fossero devolute alla costruzione di un moderno ospedale. La nascita della struttura sanitaria portò la data del 1912 ed entrò in funzione in concomitanza con l’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale nel 1915. Per riprendere il filo della storia del monumento è necessario fare un piccolo passo indietro e tornare al 30 luglio 1911, giorno in cui Giorgina Craufurd Saffi morì. A distanza di circa un anno dalla scomparsa della vedova, il celeberrimo tenore forlivese Angelo Masini spronò l’Amministrazione comunale a riprendere il progetto della statua al centro della piazza. Egli stesso, ricchissima ‘star’ della lirica internazionale, avrebbe finanziato l’opera ad alcune condizioni. Fra queste primeggiava la scelta dell’artista che individuò nello scultore Filippo Cifariello. Parimenti chiese la presenza di omaggi (sebbene in forma minore) alla memoria di altri due illustri forlivesi del Risorgimento: Achille Cantoni e Antonio Fratti. Infine propose che con la presenza della statua in piazza, l’ospedale fosse rinominato e intitolato alla memoria del prestigioso concittadino Gian Battista Morgagni, illustre medico vissuto fra il XVII e il XVIII secolo. Il Comune accettò immediatamente ma lo scoppio del conflitto mondiale e altre vicende di carattere personale legate ad alcuni protagonisti della vicenda ne ritardarono la costruzione. L’agognato omaggio civico si concretizzò il 4 settembre 1921.
Sulla realizzazione va evidenziato anche l’incentivo che dal 1919 profuse a tale riguardo il sindaco, repubblicano e antifascista, Giuseppe Gaudenzi che con l’opera puntava a valorizzare i galloni della tradizione democratica cittadina sperando di rendere più robusta la trincea difensiva contro l’ascesa del movimento in camicia nera. Intento che risultò vano. Poco più di un anno dopo, all’indomani della presa del potere da parte di Mussolini con la Marcia su Roma, i fascisti si appropriarono del municipio e il 30 ottobre 1922 Gaudenzi venne dichiarato ‘decaduto’ dalla carica di primo cittadino. L’inattaccabile valore patriottico di Aurelio Saffi e il larghissimo affetto nei confronti della statua diffuso in città, resero comunque il manufatto immune da qualsiasi ipotesi di revisione o spostamento.
Un nuovo drammatico cambiamento avvenne nell’estate del 1944 e precisamente il 25 agosto, quando un massiccio bombardamento aereo delle forze anglo-americane sulla piazza forlivese danneggiò la scultura. A causa dello scoppio ritardato di una bomba inesplosa, la struttura risultò pericolante e l’Amministrazione comunale gestita sotto comando nazista decise di smontarla.
Terminata la Seconda guerra mondiale e concluso pure il periodo gestito dagli ufficiali del Governo Militare Alleato, il 9 ottobre 1945 la Giunta comunale di Forlì guidata dal sindaco comunista Franco Agosto decise il «ricollocamento nella piazza Maggiore del monumento al triunviro della Repubblica romana Aurelio Saffi». Anche in questo caso la scelta dovette fare i conti con la gravità della situazione e la mancanza di risorse economiche, concedendo la precedenza alle esigenze della Ricostruzione. Per tutto il periodo della ‘grande trasformazione’ degli anni Cinquanta la piazza rimase priva del proprio fulcro e quando l’entusiasmo per l’inaspettato ‘miracolo economico’ galvanizzò l’atmosfera della Romagna, ormai proiettata nella nuova veste di terra delle vacanze di massa in riviera e di comparto trainante nella frutticoltura e nella produzione avicola, spuntò un nuovo mecenate che si fece carico dei costi della ‘resurrezione’. Si trattava del cavalier Aldo Zambelli. L’atteso ritorno avvenne il 24 settembre 1961, nell’ambito delle celebrazioni per il Centenario dell’Unità d’Italia, e fu salutato da una straordinaria manifestazione popolare, con discorsi celebrativi tenuti dal sindaco repubblicano Icilio Missiroli e da Randolfo Pacciardi. Nel primo decennio del XXI secolo statua e basamento sono stati oggetto di interventi di pulitura e restauro conservativo. Nelle vicende importanti che hanno caratterizzato la storia del monumento va annoverato pure l’omaggio in forma ufficiale reso dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in visita a Forlì l’8 gennaio 2011, in occasione dell’apertura nazionale dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Italia unita.