Museo Civico di Modena
Largo Porta S.Agostino, 337
Modena (MO)
Massari Lucio
1569/ 1633
ambito bolognese
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 94 (la) 76.5 (a)
sec. XVII (1600 - 1633)
n. Ser. 24
Il Santo è inginocchiato a destra, ha la mano al petto e lo sguardo posato sul crocifisso. Sullo sfondo, oltre le rocce si apre il paesaggio.

Entro un recesso ombroso, san Girolamo s'inginocchia battendosi il petto davanti a un crocifisso piantato sulla roccia. Ai suoi piedi il teschio. Sulla sinistra si apre un vasto paesaggio digradante verso il mare e inquadrato da quinte di alberi frondosi, entro il quale si avventura il fido leone. Prima che lo acquistasse Carlo Sernicoli, il bel dipinto era riferito al Domenichino, ed è stato chi scrive a restituirne la paternità a Lucio Massari, con la quale è stato poi pubblicato da Pirondini (1989) e dalla Cellini (1995).
Nella produzione "da stanza" di Massari spiccano numerose tele di soggetto eremitico, con la Maddalena o, appunto, San Girolamo: un tema che gli consente di accedere anche a una commossa restituzione del paesaggio, in ordine alle soluzioni esperite a Roma da Annibale Carracci e divulgate dal Domenichino. Il margine di autonomia che il pittore si ritaglia rispetto a questi precedenti risiede nell'austerità solenne della visione, non compromessa da divagazioni in chiave pittoresca. Anche in questo caso il ricorso alle quinte arboree che inquadrano la veduta marina sembra ricollegare la tipologia del paesaggio "classico" inaugurata da Annibale a premesse prospetti che di gusto neo-quattrocentesco, in ordine a un rigore mentale che isola il pittore nei confronti degli altri allievi dei Carracci. Ciò non toglie che lo spunto naturalistico sia trasmesso nella sua fragranza di luci e di toni, accogliendo le suggestioni neo-venete proposte dal maestro. In quest'ottica, anche la resa del nudo, deferendo a modelli classici, ne mantiene l'evidenza polita e statuaria, arricchendosi della nota accesa del panneggio che lo ricopre.
Entro il percorso di Massari, segnato da una fedeltà alle proprie premesse che ne rende ardua la ricostruzione, il dipinto in esame parrebbe situarsi in una fase non troppo inoltrata, posteriore certo ai più spietati esperimenti formali della Certosa del Galluzzo (circa 1612), ma non ancora disposta a venire a patti con il più aristocratico idealismo reniano. La situazione stilistica registrata nel dipinto con la Vocazione degli apostoli Giacomo e Giovanni ora nella parrocchiale di San Pietro Capofiume, parte di una commissione voluta dal priore Giovan Battista Caponi per le cappelle segrete del convento di San Girolamo della Certosa a Bologna e affidata entro il 1613 a un'équipe di giovani di cui facevano parte anche Tiarini e Cavedoni, può costituire un punto di riferimento per valutare il dipinto in esame, in cui Massari non manca di affermare l'intransigenza delle proprie scelte, pur accedendo, attraverso il confronto con i colleghi, a un linguaggio più comunicativo ed emozionalmente coinvolto.