FONTE
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AutorePalladius Rutilius Taurus Aemilianus
Titolo operaOpua agricolturae
AnnoPrima metà V sec. d.C.?
Periodoetà dei teodosidi
EpocaTarda Antichità
Noteed. R.H. Rodgers (ed.), Palladii Rutilii Tauri Aemiliani viri inlustris Opus agriculturae, De veterinaria medicina, De insitione, Leipzig 1975, pp. 1-240 (tr.it.: E. Di Lorenzo, B. Pellegrino, S. Lanzaro (a cura di), Opus agriculturae, Salerno 2006 (trad. dei curatori)).
PASSO
LocalizzazioneII, 13
Testo originaleDe solo et caelo et loco pangendis vineis congruenti et ea quae illuc pertinet disciplina.
[1] Sed solum vineis ponendis nec spissum nimis nec resolutum, propius tamen resoluto; nec exile nec laetissimum, tamen laeto proximum; nec campestre nec praeceps, sed potius edito campo; nec siccum nec uliginosum, modice tamen roscidum; nec salsum nec amarum, quod vitium sapore corrupto vina contristat. [2] Caelum mediocris qualitatis, tepidum tamen magis quam frigidum, siccum potius quam nimis imbridum; sed ante omnia vitis procellas ventos que formidat. Ad pastinandum rudes agros potius eligamus vel maxime silvestres. Ultima conditio est eius loci in quo fuerant vetusta vineta. Quo si necessitas coegerit, prius multis arationibus exerceatur, ut abolitis radicibus prioris vineae et omni earum carie et squalore depulso novella vitis tutius possit induci. [3] Tofus et alia duriora, ubi gelu relaxantur et solibus, pulcherrimas vineas ferunt refrigeratis aestate radicibus et umore detento, sed et soluta glarea et calculosus ager et mobiles lapides, si tamen haec omnia glebis se pinguibus miscuerunt; et silex cui terra subposita est, quia frigidus est et umoris tenax, radices aestate sitire non patitur. Item loca ad quae de cacuminibus terra decurrit, vel valles quas fluminum saturabit adgestio. Sed hoc in his locis quae gelu et nebulis infesta esse non possunt. [4] Argillosa terra commoda est, argilla autem sola graviter inimica, et cetera quae in generalibus dixi. Nam locus, qui misera virgulta produxerit, vel uliginosus vel salsus vel amarus vel siticulosus et aridus adprobatur.
[5] Niger sabulo et robeus utilis est, sed cui fortis terra permixta est. Carbunculus, nisi stercoretur, macras vineas reddit. In rubrica difficile conprehendunt, quamvis postea nutriantur. Sed hoc genus terrae operibus inimicum est, quia parvo vel umore vel sole nimis madescit aut dura est. At maxime utile solum est quod inter omnes nimietates temperamentum tenebit et raro proximum quam denso fuerit. [6] Plagam caeli vinea spectare debet locis frigidis meridianam, calidis septentrionalem, tepidis orientem, si tamen Austros vel Euros regio non habeat inimicos. Quod si hoc est vitium, melius in Aquilonem vel Favonium vineta dirigimus. [7] Sed locus qui pastinandus est prius inpedimentis et omnibus elisis liberetur arboribus, ne post calcatu adsiduo terra fossa solidetur. si campus est, duobus semis pedibus pastinetur, si clivus, tribus, collis praeruptus quattuor, ne citius terra decurrat, vallis vel duobus pedibus. Sed ager uliginosus qui umores altius fossus eructat, sicut Ravennatis soli, non amplius quam in pedem semis effoditur. [8] Illud experimentis adsiduis conprehendi, vites melius provenire, si vel statim fossae terrae vel non longe ante pangantur, cum tumor pastini nondum repetita soliditate subsedit. Hoc quoque in faciendis sulcis et scrobibus adprobavi, maxime ubi mediocris est terra.

TraduzioneII suolo, il clima, il luogo adatto per piantare le vigne e la loro tecnica pertinente.
[1] Il terreno per piantare i vigneti non deve essere né eccessivamente compatto né sciolto, ma tendente allo sciolto; né magro né molto grasso, ma tendente al grasso; né piano né in pendio, ma in un campo piuttosto elevato; né secco né bagnato, ma moderatamente umido; né salato né amaro, difetto che danneggia il vino guastandone sapore. [2] Il clima di tipo moderato, tuttavia, più temperato che freddo e più secco che piovoso. Ma, prima di tutto, la vite teme le tormente e i venti. Per zappare scegliamo preferibilmente campi incolti o, ancora meglio, in montagna; non è nelle buone condizioni il luogo in cui c'è stato il vigneto vecchio. Ma, se non c'è altra soluzione, si coltivi precisamente con molte arature, perché una volta strappate le radici della vigna precedente e, rimosso ogni putridume e rifiuto, si possa introdurre con garanzia la nuova vite. [3] Il tufo e le altre terre di considerevole durezza, quando si rammolliscono con le gelate e il sole, producono vigne vigorose poiché in estate rinfrescano le radici e trattengono l'umidità. Inoltre anche la ghiaia sciolta, il campo ghiaioso e le pietre piccole, mescolati con fili grassi, la selce che resta sottoterra, perché fredda e conserva l'umidità, non lascia che le radici siano assetate d'estate. Possono essere coltivati anche i luoghi dove precipita l'alluvione, o le valli colmate dalla piena dei fiumi; ma questo solo nei luoghi che non possono essere colpiti dalle gelate o dalla nebbia. [4] Una terra argillosa è appropriata; invece, l'argilla pura è nociva, come altre che ho indicato nella parte generale; in effetti, si sconsiglia il luogo che produce arbusti impoveriti, l'allagato, il salato, l'amaro, il secco e l'arido.
[5] Sono utili il sabbione nero e il rosso, ma mescolati con la terra compatta. Il carboncino, se non si concima, produce vigne piccole. Nella terra rossa difficilmente esse mettono le radici anche se dopo producono, ma questo tipo di terra non è buona da lavorare, poiché con un poco di umidità o di sole, o si bagna troppo o si indurisce. Invece, il suolo più conveniente é quello che trova un equilibrio tra questi estremi ed è più sciolto che compatto. [6] La vigna si deve orientare verso la parte meridionale nei luoghi freddi; in quelli caldi, verso la parte settentrionale; nei temperati ad Est in modo tale che la zona non riceva venti dannosi dell'Austro o dell'Euro, perché, se c'è questo problema, è preferibile orientare i vigneti all'Aquilone o al Favonio. [7] Riguardo al terreno da vangare, lo si lasci precedentemente privo di ostacoli e di tutti gli alberi abbattuti perché non debbano essere calpestati continuamente, consolidando la terra sarchiata. Se si tratta di un campo liscio, si vanghi a due piedi e mezzo [ca. 74 cm]; se é un pendo, a tre [ca. 88,9 cm]; una collina ripida, a quattro [ca. 118,5 cm] affinché la terra non si eroda rapidamente, invece, una valle a due piedi [ca. 59,2 cm], o un terreno allagato, che si scava ad una certa profondità fa scorrere l'acqua, come, ad esempio, nella zona di Ravenna, non si scava più oltre un piede e mezzo [ca. 44,4 cm]. [8] Ho appreso da continui controlli che le viti si sviluppano meglio se si piantano mentre si zappa la terra o non molto dopo, quando l'ingrossamento del terreno zappato non si è ancora infossato per recuperare la sua durezza. E ciò l'ho confermato anche quando si fanno solchi e fossi, soprattutto nella terra di tipo medio.

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Data2012
NomeAssorati G.

ultima modifica: 22/01/2021
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