Museo di San Domenico
Via Sacchi, 4
Imola (BO)
ambito imolese
stampo

cotto
cm
Altezza primo frammento 22// larghezza 26// Altezza secondo frammento 16//larghezza 20// Altezza terzo frammento 7// larghezza 16,5// Altezza quarto frammento 10// larghezza 13,5// Altezza quinto frammento 5,5// larghezza 9// Altezza sesto frammento 4// larghezza sesto frammento 5
sec. XIX (1800 - 1899)
n. 26
Sei forme in gesso riproducenti le iscrizioni e le fasce decorative che erano presenti sulla spalla della campana dei Cento Pacifici. Hanno i bordi irregolari, ma non sono frammentari né ricomponibili tra loro, sembrano piuttosto calchi parziali presi con grande rapidità, probabilmente su di una campana già rotta.
Nel dettaglio presentano:
1- frammento di iscrizione “CORUM”, stemma di Imola all’interno di uno scudo a testa di cavallo tra due festoni vegetali.
2- Fascia di festoni sorretti da angioletti alati. Clipeo con la Madonna ed il Bambino.
3- Decorazione ad acanto spinoso, fascia di fogliette, frammento di iscrizione “ENSIS FECIT PROC”, rigo sotto “O ANNO DNI”. Clipeo con due braccia incrociate e frecce, emblema della Magistratura dei Cento Pacifici.
4- Fascia con fogliette. Frammento di iscrizione “NA NONA + BONNUS”, rigo sotto: una serie di fogliette e poi “GINTAVIRORUM…”. Clipeo con Cristo (Giovanni Battista?).
5 e 6 – elementi decorativi a fogliette.


La campana dei Cento Pacifici, milizia fondata nel 1541, fu fusa nel 1577. Nel museo si conserva ancora di quattro modelli calcati sulle presenti forme, che documentano il decoro della campana “al positivo”. (vedere scheda INV. 24). E’possibile leggere una parte di iscrizione, con il nome della milizia: “GINTAVIRORUM”, e vedere un clipeo con l’emblema della magistratura, due mani che si stringono, sormontate da 3 frecce a fascio.
I pezzi purtroppo non riportano la parte dell’iscrizione con la data ed il nome del fonditore, di cui rimane solo la parte finale ed iniziale “anno dni…” e “ensis fecit pro…”. Curioso notare che lo stesso stampo con fogliette costolonate, usato nella prima fascia della spalla, è stato impiegato per colmare lo spazio vuoto nella seconda fascia tra l’inizio e la fine dell’iscrizione. Il motivo del festone e dei putti alati può essere confrontato con la decorazione presente sulle campane di Bartolomeo da Imola (vedere qui INV.20). La decorazione a foglie di acanto ed i clipei, in particolare quello con figura maschile, trovano un serrato confronto con le decorazioni della campana conservata al museo diocesano imolese, firmata da Petrus Ravennas Imolensis, datata al 1578. Il repertorio decorativo appare effettivamente identico, ed anche la datazione ravvicinata delle due campane (1577 e 1578) porta a non escludere un’identità di fonditore o di bottega. 
Non vi sono elementi per poter datare questi quattro frammenti, che possiamo tuttavia collocare nel XIX secolo, periodo di formazione del museo e in cui massimamente la pratica dei calchi (soprattutto in gesso) era in voga, sia come pratica di studio che di conservazione degli originali. Inoltre propendono alla stessa data il confronto con gli altri calchi di campane storiche presenti al museo. Proviene dal sotterraneo dell’ex Museo Archeologico dove si trovava nella cassa denominata B5, con altri materiali, come risulta dalla ricognizione manoscritta conservata presso i musei e datata 24/05/1988.