FONTE
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AutoreOrazio
Titolo operaEpodi
Anno30 ca. a.C.
Periodoetà augustea
EpocaAlto Imperiale
Noteed.: E. Cetrangolo (a cura di), Tutte le opere, Firenze 1968 (trad. del curatore).
PASSO
LocalizzazioneXVI, v.25-34
Testo originaleSed iuremus in haec: «simul imis saxa renarint / vadis levata, ne redire sit nefas; / neu conversa domum pigeat dare lintea, quando / Padus Matina laverit cacumina, / in mare seu celsus procurrerit Appenninus / novaque monstra iunxerit libidine / mirus amor, iuvet ut tigris subsidere cervis, / adulteretur et columba miluo, / credula nec ravos timeant armenta leones / ametque salsa levis hircus aequora».
TraduzioneMa giurate con me: «Ritorneremo soltanto quando i sassi, divenuti leggeri, saliranno dai marini abissi a galleggiare; volgeremo le vele verso casa quando il Po le vette del monte Saraceno avrà bagnato o sia corso a sommergersi nel mare l'alto Appennino o uno stupendo amore per libidine strana avrà prodotto mostruosi connubi, sì che piaccia alle tigri giacere sotto i cervi e sia dei corvi amante la colomba e gli armenti non temano i leoni fulvi e simile al pesce il capro lucido viva nel salso mare».
NoteIl monte Saraceno si trova in Puglia e sovrasta l'antico paese di Matinum, ora Mattinata (FG). L'immagine è un'iperbole per l'impossibilità.
PASSO
LocalizzazioneV, v.25-54
Testo originaleAt expedita Sagana per totam domum / spargens Avernalis aquas / horret capillis ut marinus asperis / echinus aut currens aper. / Abacta nulla Veia conscientia / ligonibus duris humum / exhauriebat ingemens laboribus, / quo posset infossus puer / longo die bis terque mutatae dapis / inemori spectaculo, / cum promineret ore, quantum exstant aqua / suspensa mento corpora; / exsecta uti medulla et aridum iecur / amoris esset poculum, / interminato cum semel fixae cibo / intabuissent pupulae./ Non defuisse masculae libidinis / Ariminensem Foliam / et otiosa credidit Neapolis / et omne vicinum oppidum, / quae sidera excantata voce Thessala / lunamque caelo deripit. / Hic inresectum saeva dente livido / Canidia rodens pollicem / quid dixit aut quid tacuit? «O rebus meis / non infideles arbitrae, / Nox et Diana, quae silentium regis, / arcana cum fiunt sacra, / nunc, nunc adeste, nunc in hostilis domos / iram atque numen vertite».
TraduzioneE Sagana succinta tutta bagnando d'acqua dell'Averno la casa, il crine ha irto come un cinghiale in corsa o un aspro riccio marino. Non distolta da alcun rimorso Veia già scavava la terra con la zappa solo gemendo della sua fatica, così che seppellito in una fossa il bimbo allo spettacolo di cibi molte volte mutati ivi morisse allucinato nel giorno lungo uscendo con la bocca di fuori quanto i corpi sospesi al mento emergono dall'acqua. E tutto questo perché l'arido fegato ed il midollo dal bimbo estratto diventasse un filtro d'amore quando l'occhio fisso al cibo negato fosse spento. Credé l'oziosa Napoli con le città vicine che anche parte prendesse al rito Fòlia la Riminese, femmina di gusti maschili, la cui voce di maga può incantare e trarre giù luna e stelle dal cielo. E qui col dente livido rodendo rabbiosa del suo pollice l'unghia lunga che cosa disse o tacque Canidia? «O de' miei riti testimoni fidati, Notte e Diana regina del silenzio che dei sacri misteri guardi il compiersi; or più che mai aiutatemi, sovvertite l'ira e il destino».
Note"voce Thessala" è tradotto con "voce di maga" in quanto la Tessaglia era considerata la terra della magia per antonomasia.
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Data2012
NomeAssorati G.

ultima modifica: 22/01/2021
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