Museo Civico di Modena
Largo Porta S.Agostino, 337
Modena (MO)
ambito ferrarese (?)
dipinto

tavola/ pittura a olio
cm 66 (la) 31 (a)
sec. XVI (1500 - 1599)
n. Ser. 19
Figurette danzanti in paesaggio agricolo.

È probabile che il dipinto, di formato marcatamente orizzontale, abbia costituito in origine il coperchio di uno strumento musicale, forse un virginale. Vi è raffigurata una scena di difficile identificazione: sulla sinistra compare un personaggio immerso nel sonno con la faretra abbandonata accanto a sé, che sembrerebbe il protagonista dell'episodio. Verso di lui muove un corteo di coribanti, maschi e femmine, intenti a danzare suonando strumenti musicali. Al paesaggio boscoso sulla sinistra si contrappone dall'altro lato una veduta agricola al colmo dell'estate, con i contadini intenti alla mietitura. Dai rami di un albero pende una targa, sprovvista di qualunque dicitura, che conferma l'immaginario programmaticamente “all'antica” entro cui si muove l'autore della tavola, il cui tema potrebbe leggersi, come suggerisce Sonia Cavicchioli, come un'esaltazione della poesia pastorale e della musica assieme (le “arti sorelle” del melodramma e dei cosiddetti generi misti del teatro di Cinque e Seicento.
Stante che anche il suo carattere di oggetto d'uso, è difficile pervenire a una precisa attribuzione del dipinto, di qualità modesta, anche se va sottolineato il fervore narrativo che lo anima nel disporre a fregio le figurette dei protagonisti. Da rilevare è altresì l'attenzione delicata al paesaggio, particolarmente felice nel realistico brano della mietitura.
In base a queste osservazioni si potrà quantomeno proporre un riferimento d'ambito, visto che, nella loro garbata miniaturizzazione, le figurine sottintendono una conoscenza dei modi di Giulio Romano, così come vennero filtrati a Ferrara da Girolamo da Carpi. Gustosa risulta a commistione di modelli classicisti, richiesti peraltro dal tema, e di spunti naturalistici, unificati dalla brillante temperatura cromatica, che rinvia appunto alla scuola ferrarese. Questa lettura giustifica inoltre la presenza di rimandi nordici nel paesaggio sullo sfondo, giacché è ben noto quanto i modelli fiamminghi fossero diffusi a Ferrara: attraverso le vivide lumeggiature, gli edifici in rovina e invasi dalla vegetazione acquistano un'evidenza fosforescente e quasi fantasmatica.
Non si esclude peraltro che la declinazione dimessa e un po' “provinciale” degli spunti fin qui notati possa giustificarsi anche in un centro diverso da Ferrara, ma comunque ad esso collegato, com'era alla metà del Cinquecento la stessa Modena.