Museo di San Domenico
Via Sacchi, 4
Imola (BO)
produzione dell'Italia centro-settentrionale
rilievo

marmo
cm 70 (d)
sec. XV (1450 - 1499)
n. 12
Grande rosone marmoreo composto da un festone di frutti, foglie e nastri, sul modello dei rosoni robbiani. Al centro si trovava un’impresa araldica, totalmente abrasa. Sono visibili i segni delle scalpellature, che lasciano intuire il profilo di un’aquila bicipite, al volo abbassato, con le teste coronate.

Il grande rosone, per quanto dimezzato nel suo rilievo, presenta elementi di interesse, il primo sicuramente di carattere stilistico, data la qualità del rilievo, il secondo araldico, in quanto, seppur scalpellata, al centro si può ancora riconoscere un’aquila bicipite, da confrontare con quella presente sullo stemma circolare  conservato nel museo con inventario nr. 2.
Da un punto di vista formale il rosone riecheggia modelli robbiani. Nonostante lo stato di conservazione non ottimale, si può apprezzare la freschezza nella resa delle foglie e della frutta, riconoscibile nella sua varietà, come mele, pigne, cedri, melagrane, fiori di papavero, vera citazione dei rilievi della bottega fiorentina.
La tipologia del festone vegetale fa propendere per una datazione avanzata nella seconda metà del Quattrocento, ed anche l’iconografia araldica conferma la stessa datazione.
La scalpellatura meticolosa della parte centrale dello stemma appare evidentemente consapevole, un atto di damnatio memoriae nei confronti dei titolari del blasone, che si deve ipotizzare essere stati podestà o signori di Imola. Seguendo le scalpellature si può riconoscere un’aquila bicipite dalle ali spiegate e le teste coronate, blasone identico a quello che si vede sullo stemma circolare a INV. nr 2, il quale presenta accollato alle aquile uno scudetto inquartato a smalti alternati, che si può confrontare con quello dei Manfredi, signori di Faenza dal 1313 al 1505, che nella seconda metà del Quattrocento governarono anche Imola fino all’avvento dei Riario-Sforza (cfr. scheda inv. 2).
Lo stemma proviene dal voltone dell’orologio a Palazzo Comunale, ed uguale provenienza aveva molto probabilmente anche la rotella lapidea con identica impresa araldica. Questo sembra confermare l’idea che si tratti di emblemi di carattere “politico”, che subirono una sorte nefasta al momento del cambio di governo ad Imola: uno venne scalpellato nella parte caratterizzante l’identità dei titolari, l’altro probabilmente tolto dalla facciata.