FONTE
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AutoreStrabone
Titolo operaGeographia
Annoinizi I sec. d.C.
Periodoetà giulio-claudia
EpocaAlto Imperiale
Noteed.: A. Meineke (ed.), Strabonis geographica, Leipzig 1877 (rist. anast. 1969; trad.: F. Trotta, A.M. Biraschi, R. Nicolai, G. Traina (a cura di), Geografia, 2. ed., 4 voll., Milano 1992-2000)
PASSO
LocalizzazioneIV, 6.5
TraduzioneDall'altra sorgente, che si trova dalle stesse parti, ma molto più a valle, scaturisce lo stesso Po, grande e impetuoso, che procedendo diventa ancora più grande ma più tranquillo: accoglie infatti l'acqua di molti affluenti una volta arrivato in pianura e si allarga. Allora, per effetto della dispersione, dissolve e indebolisce l'impeto della corrente: sfocia quindi nel mare Adriatico, quando ormai è diventato il più grande fiume dell'Europa dopo il Danubio.
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LocalizzazioneIV, 6.7
TraduzioneFino ai tempi più recenti, a volte combattendo, a volte sospendendo la guerra contro i Romani, [i Salassi] mantenevano una potenza pressoché inalterata e recavano molti danni a quanti cercavano di attraversare i loro monti con la pratica del brigantaggio: anche a Decimo Bruto che fuggiva da Modena fecero pagare una dracma per ognuno dei suoi uomini.
Note43 a.C.
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LocalizzazioneV, 1.1
TraduzionePiù tardi poi, dopo che i Romani ebbero concesso il diritto di cittadinanza agli Italici, essi decisero di concedere lo stesso onore anche ai Galli Cisalpini ed ai Veneti e di chiamare tutti Italici e Romani.

NoteLa cittadinanza ai Galli Cisalpini fu estesa a partire dal 90 a.C., ma definitivamente solo nel 49 a.C. con la lex Rubria de Gallia Cisalpina.
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LocalizzazioneV, 1.2
TraduzioneChiamiamo infatti lato una linea senza angoli e una linea non ha angoli quando le sue sezioni non sono fra loro convergenti o non lo sono per molto. Ma la sezione che va da Rimini fino al promontorio Gargano e quella che va dallo Stretto allo stesso promontorio convergono molto fra loro. Ugualmente penso avvenga anche per la sezione che inizia dalla parte più interna dell'Adriatico e per quella che parte dalla Iapigia: infatti, incontrandosi nei dintorni di Rimini e Ravenna, formano un angolo o, se non proprio un angolo, una curva considerevole.
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LocalizzazioneV, 1.3
TraduzioneSubito sotto le Alpi si estende per 2.100 stadi [ca. 390 km.], quasi uguale in lunghezza come in larghezza, una pianura considerevole; la sua parte meridionale è limitata dalla costa dei Veneti e da quei monti Appennini che giungono fino alla zona intorno a Rimini e Ancona. Questi monti infatti, cominciando dalla Liguria, penetrano nella Tirrenia lasciando solo uno stretto litorale; inoltrandosi poi un poco nell'entroterra, raggiunto il territorio di Pisa, si volgono verso l'aurora e verso l'Adriatico fino a raggiungere le regioni di Rimini e Ancona, collegandosi in linea retta con la costa dei Veneti. Da questi confini, pertanto, è chiusa la Celtica Cisalpina e la lunghezza della costa, congiunta coi monti, è di 6.300 stadi [ca. 1165 km.], la larghezza poco meno di 2.000 [ca. 370 km.]. (...) I monti Appennini, dopo aver raggiunto i luoghi intorno a Rimini e Ancona e aver segnato a questa altezza la larghezza dell'Italia da mare a mare, cambiano di nuovo direzione e tagliano tutto il paese per lungo.
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LocalizzazioneV, 1.4
TraduzioneQuesta regione è una pianura assai fertile, ornata di colli fruttiferi. Il Po la divide quasi nel mezzo e le due regioni si chiamano Cispadana e Transpadana: si chiama Cispadana la parte che è situata verso gli Appennini e la Liguria, Transpadana la restante. La Cispadana è abitata dai popoli liguri e celtici che abitano i primi sui monti, i secondi in pianura; la Transpadana dai Celti e dai Veneti.
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LocalizzazioneV, 1.5
TraduzioneDelle città che si trovano lì [Veneto costiero], alcune sono come isole, altre sono parzialmente circondate dall’acqua. Quante sono situate al di là delle paludi, nell'interno del paese, hanno mirabili vie fluviali, prima fra tutte il Po: infatti quest'ultimo rappresenta la maggiore di queste vie e spesso si gonfia per le piogge e le nevi; dividendosi poi in molti bracci presso la foce, l'imboccatura ne risulta ostruita e l'accesso è difficile. L'esperienza, tuttavia, supera anche le più grandi difficoltà.
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LocalizzazioneV, 1.6
TraduzioneAnticamente, dunque, come ho detto, la regione intorno al Po era abitata per la maggior parte dai Celti. Le stirpi più importanti fra i Celti erano quelle dei Boi e degli Insubri e, inoltre, di quei Senoni che con i Gesati avevano occupato al primo assalto la città dei Romani. Questi popoli poi furono completamente distrutti dai Romani e i Boi furono cacciati dalle proprie sedi.
NoteV-inizi II a.C.
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LocalizzazioneV, 1.7
TraduzioneDelle città situate fra le paludi la maggiore è Ravenna, costruita interamente in legno e attraversata dall'acqua: vi si circola perciò su ponti e su barche. Quando c'è l'alta marea, la città riceve al suo interno una parte non piccola di mare cosicché, asportato il fango da questa e dai fiumi, viene eliminata la malaria. Il luogo dunque è riconosciuto così salubre che i governanti lo designarono per mantenervi e farvi esercitare i gladiatori. C'è pertanto anche questo di mirabile là, vale a dire il fatto che, in mezzo alle paludi, l'aria tuttavia non è infetta; lo stesso avviene anche ad Alessandria d'Egitto dove d'estate l'acqua stagnante perde l'effluvio nocivo per il gonfiarsi del fiume e lo scomparire pertanto delle paludi. È inoltre mirabile anche ciò che accade per la vite: essa infatti cresce nelle paludi, si sviluppa celermente e dà frutti abbondanti, ma poi, in quattro o cinque anni, si distrugge. Anche Altino è situata nella palude ed ha una posizione che somiglia a quella di Ravenna. Fra le due città si trova Budrio, un piccolo insediamento cha fa parte di Ravenna, e Spina, che ora è solo un villaggio, ma anticamente era una ragguardevole città greca. A Delfi si mostra infatti il tesoro degli abitanti di Spina ed altre cose si raccontano attorno ad essi, come di un popolo un tempo assai potente sul mare. Dicono anche che una volta la località fosse sul mare, ma ora è nell’entroterra e dista dal mare circa 90 stadi [ca. 16,5 km]. Si dice anche che Ravenna fu fondazione dei Tessali i quali, non potendo poi sopportare le aggressioni violente dei Tirreni, accolsero volentieri alcuni Umbri che occupano tuttora la città, mentre i Tessali ritornarono alle loro sedi. Queste città, dunque, sono per la maggior parte circondate dalle paludi di modo che ne sono anche inondate.
NoteLa costruzione del tesoro degli spineti a Delfi, un tempietto votivo, risaliva al VI-V a.C.
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LocalizzazioneV, 1.9
TraduzioneIntorno a ciò riferiremo solo quanto è utile alla nostra descrizione; conviene invece tralasciare la maggior parte delle storie mitiche o inventate, come quanto si dice su Fetonte e le Figlie del Sole tramutate in pioppi nei pressi dell'Eridano, fiume che non esiste in nessun luogo, ma che si vorrebbe nei pressi del Po, o quanto si racconta sulle isole Elettridi che sarebbero situate dirimpetto al Po e sulle galline faraone che vivrebbero in quelle isole: nulla infatti di tutto ciò si trova in questi luoghi.
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LocalizzazioneV, 1.10
TraduzioneGli abitanti della Cispadana occupano tutta la regione delimitata dai monti Appennini in direzione delle Alpi fino a Genova e Vado. L'occupavano per la maggior parte i Boi, i Liguri, i Senoni e i Gesati, ma dopo che i Boi furono cacciati e i Gesati e i Senoni annientati, restano ora le popolazioni ligustiche e le colonie romane. Con i Romani si è mescolato anche il popolo degli Umbri e in qualche luogo ci sono anche i Tirreni [Etruschi]. Entrambi questi popoli, prima che i Romani estendessero tanto il loro dominio, si facevano lotta fra loro per la supremazia ed essendo separati solo dal fiume Tevere, facilmente lo oltre passavano andando gli uni contro gli altri. E se una di queste due popolazioni faceva una spedizione fuori del paese contro altri, per spirito di rivalità anche la seconda non mancava di intraprendere una spedizione negli stessi luoghi. Avendo dunque i Tirreni inviato un esercito contro i barbari che abitavano intorno al Po, riportarono dei successi; ma ben presto, sopraffatti di nuovo per la mollezza del loro modo di vivere, gli Umbri attaccarono a loro volta quelli che avevano espulso i Tirreni. In seguito poi, venendo a contesa per quei luoghi, istallarono molte colonie, alcune dei Tirreni, altre degli Umbri; quelle degli Umbri erano però in numero maggiore, perché erano più vicini. I Romani poi, impadronitisi di quei luoghi e avendo inviato colonie in molte parti, salvaguardano anche l'esistenza delle stirpi preesistenti. Ora sono tutti Romani ma nondimeno alcuni si dicono Umbri e Tirreni, così come avviene per i Veneti, i Liguri e gli Insubri.
NoteSottomissione di Galli e Liguri: 187-176 a.C. Le guerre tra Etruschi ed Umbri sono da collocare entro il IV a.C.
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LocalizzazioneV, 1.11
TraduzioneSono città famose della Cispadana e della zona intorno al Po Piacenza e Cremona, vicinissime fra loro, nel mezzo quasi della regione. Tra queste e Rimini ci sono Parma, Modena e Bologna, già ormai vicina a Ravenna e, in mezzo a queste, ci sono piccole città, sulla strada verso Roma: così A(n)cara, Reggio Emilia, Campi Macri, dove ogni anno si tiene una panegyris [grande mercato], Claterna, Forum Cornelium [Imola]. Faenza e Cesena, situate rispettivamente presso il Savio e il Rubicone, sono prossime già a Rimini. Rimini è colonia degli Umbri, come pure Ravenna; entrambe hanno accolto coloni romani. Rimini ha un porto e un fiume dello stesso nome. Dista da Piacenza 1.300 stadi [ca. 240,5 km.]. […] Si è già detto della distanza fra Piacenza e Rimini. Per raggiungere da Piacenza Ravenna, invece, si discende il Po, con una navigazione di due giorni e due notti. Anche gran parte della Cispadana era occupata da paludi attraverso le quali Annibale passò a stento, procedendo verso la Tirrenia; ma Scauro prosciugò quelle pianure raccogliendo le acque in canali navigabili dal Po fino a Parma. Presso Piacenza infatti confluisce nel Po il Trebbia e, ancora prima, molti altri affluenti lo gonfiano oltre misura. Questo Scauro è lo stesso che fece costruire la Via Emilia, che va fino a Vado passando per Pisa e Luni per attraversare poi Tortona. C'è tuttavia un'altra Via Emilia, che è una continuazione della Flaminia. Marco Emilio Lepido e Gaio Flaminio furono infatti colleghi di consolato; dopo aver debellato i Liguri, il secondo costruì la Via Flaminia da Roma attraverso la Tirrenia e l'Umbria fino ai dintorni di Rimini, il primo la parte successiva fino a Bologna e da qui fino ad Aquileia, passando ai piedi delle Alpi e aggirando pertanto le paludi. I confini da cui questa regione che chiamiamo Celtica Cisalpina è divisa dalla restante Italia sono segnati da quella parte dell'Appennino che è al di sopra della Tirrenia e dai fiumi Esino prima e Rubicone poi, che sfociano entrambi nell'Adriatico.
NoteDeduzione della colonia di Rimini: 268 a.C. Passaggio di Annibale: 218-217 a.C. Bonifiche e via Emilia di Scauro: 109 a.C. Strade di Marco Emilio Lepido e Gaio Flaminio: 187 a.C., sono indicate la via Emilia, la via Emilia Altinate e la via Flaminia, che però è opera del Gaio Flaminio console nel 223 a.C. Spostamento del pomerio di Roma dall'Esino al Rubicone: 59 a.C.
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LocalizzazioneV, 1.12
TraduzioneSegno evidente della fertilità di questi luoghi sono la vigorosa e densa popolazione e la grandezza delle città e inoltre la ricchezza, grazie alle quali i Romani che risiedono qui godono di una condizione di superiorità rispetto al resto dell'Italia. Infatti la terra coltivata produce frutti in gran quantità e di ogni specie e i boschi forniscono una tale abbondanza di ghiande che la città di Roma si nutre per la maggior parte dei suini allevati qui. Grazie all'abbondanza d'acqua, si distingue anche per la produzione di miglio e ciò rappresenta una grandissima risorsa contro la carestia: questa pianta infatti resiste a tutte le condizioni atmosferiche e non può mai venire a mancare, anche se c'è penuria di qualsiasi altro genere di cereali. Eccellente è anche la lavorazione della pece. Le botti fanno fede della grande quantità di vino prodotto: esse sono infatti di legno e più grandi di case. L'abbondante produzione di pece contribuisce molto a che vengano bene spalmate.
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LocalizzazioneV, 2.1
TraduzioneGli Umbri, invece, occupano la regione intermedia fra la Sabina e la Tirrenia e il loro territorio arriva fino a Rimini e Ravenna, oltrepassando le montagne.
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LocalizzazioneV, 2.9
TraduzioneIl [lago] più lontano da Roma, nei pressi di Arezzo, è il Trasimeno vicino al quale c'è il passaggio per gli eserciti che vanno dalla Celtica alla Tirrenia, passaggio di cui si servì anche Annibale. Ci sono infatti due passaggi: questo e quello che, da Rimini, passa attraverso la terra degli Umbri. Quello che parte da Rimini è migliore: i monti infatti si abbassano qui considerevolmente; ma essendo tale passaggio sorvegliato con molta cura, Annibale fu costretto a scegliere il più difficile. Tuttavia vinse, dopo aver superato Flaminio in grandi battaglie.
NotePassaggio di Annibale: 217 a.C.
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LocalizzazioneV, 2.10
TraduzioneLa Tirrenia confina nella parte orientale con l'Umbria, che inizia dagli Appennini e ancora più oltre fin dall'Adriatico. Cominciando da Ravenna, gli Umbri occupano il territorio vicino, vale a dire, procedendo con ordine, Sarsina, Rimini, Senigallia e Marinum. C'è qui anche il fiume Esino, il monte Cingolo e Sentinum e, inoltre, il fiume Metauro e il tempio della Fortuna [Fano]. Intorno a questi luoghi, infatti, ci sono i confini, sul versante marittimo, fra quella che precedentemente era l'Italia e la Celtica, sebbene questi confini fossero spesso modificati da chi era al potere; prima infatti fissarono il confine al fiume Esino, poi al fiume Rubicone. Il fiume Esino è fra Ancona e Senigallia, il Rubicone fra Rimini e Ravenna; entrambi sboccano nell'Adriatico. Ora, siccome oggi si indica col nome di Italia tutta la regione fino alle Alpi, bisogna lasciare da parte questi confini. Nondimeno però tutti sono d'accordo che l'Umbria si estende fino a Ravenna: infatti quest'ultima è abitata dagli Umbri. Di qui a Rimini dicono che ci sono 300 stadi [ca. 55,5 km.]; da Rimini fino a Otricoli e al Tevere, per chi procede sulla via Flaminia verso Roma attraverso l'Umbria, tutto il tragitto è di 1.350 stadi [ca. 250 km.]. Questo tragitto rappresenta la lunghezza dell'Umbria, mentre la sua larghezza è disuguale.
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LocalizzazioneV, 4.2
TraduzioneDopo le città dell'Umbria situate fra Rimini ed Ancona, c'è il Piceno.
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LocalizzazioneV, 4.3
TraduzioneAbbandonatisi alla fiacchezza per il tenore di vita eccessivamente agiato, come si erano già ritirati dalla terra intorno al Po, ugualmente [i Tirreni-Etruschi] dovettero cedere la Campania ai Sanniti, che furono poi cacciati dai Romani.
NotePerdita della pianura padana da parte degli Etruschi: V a.C.
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LocalizzazioneVI, 4.2
TraduzioneLiberatisi da questi invasori [i Galli], i Romani assoggettarono dapprima tutti i popoli latini, poi misero fine alla libertà sfrenata e senza misura dei Tirreni e dei Celti della valle del Po. Debellarono quindi i Sanniti e, dopo di essi, i Tarentini e Pirro; infine la parte restante dell'odierna Italia, ad eccezione della zona Padana. Mentre da questa parte era ancora in corso la guerra, passarono in Sicilia, tolsero l'isola ai Cartaginesi e poi si volsero nuovamente contro le popolazioni intorno al Po. Non era ancora terminata questa guerra quando venne in Italia Annibale. [...] Quanto all'intera Celtica Cisalpina e Transalpina, i Romani la conquistarono dapprima parte per parte, nel corso del tempo insieme alla Liguria.
NoteAll'inizio l'Autore si riferisce alla presa di Roma da parte dei Senoni: ca. 390 a.C. Guerre latine: 343-338 a.C. Guerre sannitiche: 343-295 a.C. Guerre contro Taranto e Pirro: 281-272 a.C. Conquista dell'ager Gallicus e deduzione di Senigallia: 295-283 a.C. Deduzione di Rimini e vittoria sui Sarsinati: 268-266 a.C. Creazione della provincia di Sicilia: 227 a.C. Guerre contro Galli e Liguri: 225-176 a.C. Dei tre periodi indicati per la conquista della valle del Po, il primo sembra corrispondere alle conseguenze della vittoria di Sentino, che però toccarono solo marginalmente la pianura padana.
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LocalizzazioneIX, 3.8
TraduzioneDepositati nei tesori, dedicati dai bottini di guerra, erano sormontati da scritte che dicevano chi li aveva dedicati: Gige, Creso, i Sibariti, gli Spinetici dell'Adriatico, e così tutti gli altri.
NoteLa costruzione del tesoro, un tempietto votivo, risaliva al VI-V a.C.
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Data2012
NomeAssorati G.
AGGIORNAMENTO – REVISIONE
Data2021
NomeParisini S.

ultima modifica: 16/02/2022
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