Artisti, artigiani, architetti, produttori

Faenza (RA) , 1836 - 1911
ceramista

Nel 1879, alla morte del fondatore Achille, la Fabbrica Farina venne ereditata dal figlio Lodovico che continuò l'attività paterna, riscuotendo un crescente successo alle Esposizioni internazionali. Nel 1880, esponendo maioliche imitanti antichi pezzi ispano-moreschi e faentini, ed altre con decorazioni moderne, riscattava il parziale insuccesso parigino di due anni prima conseguendo a Torino l'unica medaglia d'oro destinata dal governo alla ceramica ed il titolo di cavaliere. Ottenne un'altra medaglia d'oro all'Esposizione di Milano del 1881.
Pressoché privo di senso creativo artistico, mostrò tuttavia di essere un amministratore abbastanza capace, molto legato alla memoria del padre (non modificò mai né il marchio né la ragione sociale della ditta, che anche dopo la morte del F. restò A. Farina e figlio), interessato alla storia dell'arte ceramica e in generale alle vicende culturali cittadine.
Gaetano Carboni, presidente della Società ceramica faentina, gli offrì la cessione della sua fabbrica e l'accordo fu concluso nell'aprile 1882 con effetto dal 1° maggio. La ditta così ampliata mutò parzialmente il repertorio produttivo affiancando alla tradizionale produzione artistica quella industriale. La ragione sociale fu mutata in A. Farina e figlio, premiata fabbrica di maioliche artistiche e industriali. Nella Biblioteca del Museo internazionale delle ceramiche di Faenza si conserva fra l'altro una rara copia dell'amplissimo catalogo del 1885 illustrato con i disegni di Giovanni Gulmanelli, che chiarisce con estrema precisione la ricchezza e la varietà della produzione. L'alta qualità dei quei prodotti venne premiata con diverse attestazioni: basti ricordare le due medaglie d'oro vinte nel solo 1884 a Torino e a Nizza. Nel 1887, per gravi problemi economici, la ditta venne chiusa e assorbita dalla Società cooperativa per la ceramica (poi Industrie riunite faentine).
Alla ricerca di migliori prospettive, nel 1887 Lodovico si trasferì a Londra, dove era ben conosciuto e dove frequentò la fabbrica De Morgan.

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