Civica Pinacoteca Il Guercino
Via G. Matteotti, 16
Cento (FE)
Spisanelli Vincenzo
1595/ 1662
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 103 (la) 151 (a)
sec. XVII (1625 - 1630)
La fedeltà a schemi tardo-manieristi e la vicinanza alle opere di Calvaert sono le caratteristiche di quest'opera in cui viene rappresentato San Carlo Borromeo inginocchiato di fronte al sepolcro di Varallo, in presenza di un angelo che, con lo sguardo velato di tenera mestizia, tenendo un lembo del mantello del Santo con la mano sinistra, gli addita l'interno vuoto, quasi a preconizzarne la sorte.
L'accattivante composizione, che si avvale di un raffinato luminismo, di morbidi panneggi e di teneri incarnati, che rimandano a modi reniani diffusamente assorbiti dalla cultura bolognese.
Il senso cromatico, l'eleganza delle forme e l'attenzione dei particolari, derivano direttamente dal Calvaert al quale restò fedele per l'intero corso della sua lunga attività artistica, mostrando per la riforma naturalistica in atto un interesse limitato.

Lo Spisanelli, piemontese d'origine, fu allievo a Bologna del fiammingo Denys Calvaert, secondo quanto attesta il Malvasia, che riferisce anche dell'infelice esperienza da lui vissuta nella bottega bolognese, dove certi suoi dipinti venivano venduti dal Maestro come lavori propri.
A differenza di altri quali il Reni, l'Albani e il Domenichino, che lasciarono la bottega attratti dalla novità carraccesca, lo Spisanelli non abbandonò mai il maestro restando fortemente influenzato dai suoi modi pittorici: "a voler sempre mantenere il colorito del suo maestro nonostante avesse veduto ai suoi tempi a lui prevalere i Carracci e i seguaci l'Albani, Guido, Domenichino".