Venerina

Museo di Palazzo Poggi
Via Zamboni, 33
Bologna
Tipo: corpo femminile giacente con parti anatomiche scomponibili
Categoria: anatomia
Susini Clemente Michelangelo  1757/ 1814  ceroplasta
cera/ modellatura/ pittura, perle/ cera/ pittura, tessuto, capelli, legno
cm 138 (a) 57 (la) 26 (p)
sec. XVIII
1782 - 1782
n. CECOSU 237
La preparazione anatomica, riproducente il corpo di una giovane donna, è stata allesita allo scopo di evidenziare i differenti apparati contenuti nella cavità toracica e addominale. La cera è composta di parti sovrapponibili, la cui rimozione permette di visualizzare meglio i diversi organi. La porzione più esterna situata in basso a sinistra nella tavola, rappresenta lo strato cutaneo che limita la parete toracica ed addominale anteriore. Lo strato sottocutaneo situato a sinistra della tavola in corrispondenza della coscia, corrisponde al piano osteo-muscolare della parete toracica e a quello muscolare della parete addominale. Nella porzione toracica è evidente a destra i piano muscolare su cui è appoggiata la mammella, della quale si può apprezzare la conformazione interna. A sinistra l'asportazione dello strato muscolare mette in risalto parte dello sterno con le cartilagini costali ed i vasi intercostali. La parete addominale costituisce la porzione inferiore della sezione. A destra sono rappresentati i muscoli che costituiscono detta parete, la cui asportazione rende visibili i vasi profondi. In basso a destra nella tavola vi sono quattro parti anatomiche. Partendo dal basso la prima rappresenta il grembiule omentale, la seconda è una preparazione del piano costituito da stomaco e intestino; in basso a sinistra questa preparazione mostra una fessura che consente l'analisi degli organi sottostanti. Procedendo verso l'alto la terza parte rappresenta la parte anteriore dell'utero gravido; in bella evidenza i vasi superficiali. La quarta parte anatomica rappresenta la placenta: la porzione trasparente centrale è stata inserita per permettere la visione del feto. Nell'angolo superiore destro della tavola è riportata la parete anteriore dei ventricoli del cuore. Nell'angolo opposto i polmoni allontanati dalla cavità toracica; più in basso una porzione del diaframma la cui asportazione permette di osservare il fegato. La mancata presenza di questi elementi permette di visualizzare partendo dall'alto il cuore con i muscoli papillari e le valvole cardialche, il fegato, i due reni con i relativi vasi ed in particolare l'utero gravido con il feto a termine situato nella caratteristica posizione.
Tavola rettangolare impiallacciata in noce non coeva al preparato; ai bordi sono stati inserite tarsie di bois de rose.

Da segnalare l'importante restauro compiuto, tra il 2010 ed il 2011 (su finanziamento Rotary Club Bologna), dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che ha comportato, tra gli altri interventi, l'inserimento di un materasso in lattice memory tra il modello in cera e la tavola in legno, su cui in precedenza giaceva a contatto diretto (per ulteriori informazioni si veda la relativa scheda di restauro pubblicata in "OPD. Restauro 23", 2011, "Il restauro della Venerina del Museo di Palazzo Poggi di Bologna", pp. 42-57, come indicato in bibliografia).


La statua in cera con parti anatomiche scomponibili, detta "Venerina", venne modellata dal ceroplasta fiorentino Clemente Susini, assistito dai propri collaboratori, attorno al 1782.
La Venerina bolognese è una delle repliche, più o meno fedeli, del modello originale: la "Venere dei Medici". Il prototipo venne eseguito tra il 1780 e il 1782, all'interno del laboratorio ceroplastico, istituito nell'Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, diretto dallo scienziato Felice Fontana (1730-1805). L'archetipo fiorentino, ispirato all'omonima statua classica di copia ellenistica, pare avesse suscitato l'ammirazione estatica del granduca di Toscana, Pietro Leopoldo, e del pubblico che visitava il Reale Museo, inaugurato nel 1775. Nelle intenzioni di Fontana, protagonista ideativo della creazione, il modello doveva coniugare in sè il carattere ostensivo della collezione anatomica, rigorosa sotto il profilo scientifico, assieme ad una evidente valenza estetica, giudicata stimolo essenziale all'osservazione e allo studio.
Dato il successo e l'efficacia della statua, si decise di replicare l'opera in alcune varianti per la vendita ad accademie scientifiche, a collezionisti e ad aristocratici.
La Venerina bolognese prima di giungere all'Istituto delle Scienze di Bologna, era appartenuta a lord George Nassau Clavering-Cowper (1738-1789), ricco erudito inglese, che la volle come pezzo fondamentale della sua importante collezione artistica e scientifica, conservata nel palazzo fiorentino di via Ghibellina. Alla morte del lord inglese, avvenuta il 22 dicembre 1789, l'opera venne acquistata dal cardinale Andrea Gioannetti (1722–1800), per essere donata, con rogito del 20 dicembre 1790, all'Istituto delle Scienze.
Oltre al Museo di Palazzo Poggi, esistono diverse repliche della "Venere dei Medici", conservate al Welcome Collection di Londra, allo Josephinum di Vienna e al Semmelweiss Mùzeum di Budapest.
La copia bolognese è leggermente più piccola rispetto al prototipo fiorentino, da cui il diminutivo con cui è nota. Come tutte le veneri modellate da Susini - dietro precise indicazioni di Fontana - il torace e l'addome possono essere aperti per permettere la scomposizione delle parti, da quelle superficiali a quelle più profonde, per simulare l'atto della dissezione anatomica. Una dissezione da praticare mediante il sollevamento di strati o pezzi scomponibili, riproducenti tessuti, muscoli, ossa, organi, arterie, vene e cavità.
Inoltre, nonostante il corpo non presenti alcun segno evidente di gravidanza, la Venerina ha un feto nell'addome.
Quando, nel 1790, la Venerina giunse a Palazzo Poggi (sede dell'Istituto delle Scienze), venne collocata nella Stanza della Notomia, dove si conservava la prima collezione sistematica di cere anatomiche mai realizzata. Ancora oggi è collocata nell'ala del museo che contiene il nucleo delle cere anatomiche settecentesche (l'intero nucleo proviene dall'Istituto di Anatomia Normale dell'Università, dove rimase dal 1907 al 2000).
Il bene è registrato nell'inventario del 1815, nella "Sezione X Organi della nutrizione del feto" (p. 38).

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