FONTE
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AutoreVelleio Patercolo
Titolo operaHistoriae Romanae
Anno29/30 d.C.
Periodoetà giulio-claudia
EpocaAlto Imperiale
NoteL. Agnes / J. Giacone Deangeli (a cura di), Le storie di G. Velleio Patercolo / Epitome e frammenti di L. Anneo Floro, Torino 1969 (trad. dei curatori).
PASSO
LocalizzazioneI, 14.7-8
Testo originale[7] At Cosam et Paestum abhinc annos ferme trecentos Fabio Dorsone et Claudio Canina consulibus, interiectoque quinquennio Sempronio Sopho et Appio Caeci filio consulibus Ariminum et Beneventum coloni missi et suffragii ferendi ius Sabinis datum. [8] At initio primi belli Punici Firmum et Castrum colonis occupata, et post annum Aesernia postque septem et decem annos Aesulum et Alsium Fregenaeque post biennium proximoque anno Torquato Sempronioque consulibus Brundisium et post triennium Spoletium, quo anno Floralium ludorum factum est initium Postque biennium deducta Valentia et sub adventum in Italiam Hannibalis Cremona atque Placentia.
Traduzione[7] Consoli Fabio Dorsone e Claudio Canina, circa trecento anni fa, vennero dedotte colonie a Cosa e a Pestum; un lustro più tardi, consoli Sempronio Sofo e Appio figlio del Cieco, furono mandati coloni a Rimini e Benevento e fu accordato ai Sabini il diritto di voto. [8] All'inizio della prima guerra punica furono occupate da coloni Fermo e Giulianova, dopo un anno Isernia, dopo diciassette Aesulum ed Alsium, dopo due Fregene, e l'anno successivo Brindisi, consoli Torquato e Sempronio; poi, a distanza di tre anni, contemporaneamente all'istituzione dei giochi Florali, fu la volta di Spoleto e, dopo un biennio, di Valenza. All'arrivo di Annibale in Italia, sorsero le colonie di Cremona e Piacenza.
NoteRimini: 268 a.C.; Piacenza: 218 a.C.
PASSO
LocalizzazioneI, 15.2
Testo originaleCn. autem Manlio Volsone et Fulvio Nobiliore consulibus Bononia deducta colonia abhinc annos ferme ducentos septendecim, et post quadriennium Pisaurum ac Potentia interiectoque triennio Aquileia et Gravisca et post quadriennium Luca.
TraduzioneMa sotto il consolato di Gneo Manlio Volsone e Fulvio Nobiliore, circa duecentodiciassette anni fa, fu condotta una colonia a Bologna, altre a Pesaro e a Potenza, dopo quattro anni, ad Aquileia e a Gravisca dopo tre, a Lucca dopo un altro quadriennio.
Note189 a.C.
PASSO
LocalizzazioneII, 12.2-5
Testo originale[2] Effusa, ut praediximus, immanis vis Germanarum gentium, quibus nomen Cimbris ac Teutonis erat, cum Caepionem Manliumque consules et ante Carbonem Silanumque fudissent fugassentque in Galliis et exuissent exercitu, Scaurumque Aurelium consularem et alios celeberrimi nominis viros trucidassent, populus Romanus non alium repellendis tantis hostibus magis idoneum imperatorem quam Marium est ratus. [3] Tum multiplicati consulatus eius. Tertius in apparatu belli consumptus; quo anno Cn. Domitius tribunus plebis legem tulit, ut sacerdotes, quos antea conlegae sufficiebant, populus crearet. [4] Quarto trans Alpis circa Aquas Sextias cum Teutonis conflixit, amplius centum quinquaginta milia hostium priore ac postero die ab eo trucidata gensque excisa Teutonum. [5] Quinto citra Alpis in campis, quibus nomen erat Raudiis, ipse consul et proconsul Q. Lutatius Catulus fortunatissimo decertavere proelio; caesa aut capta amplius centum milia hominum. Hac vittoria videtur meruisse Marius, ne eius nati rem publicam paeniteret, ac mala bonis repensasse.
Traduzione[2] Dilagava intanto, come già dicemmo, l'immane fiumana di tribù germaniche che va sotto il nome di Cimbri e di Teutoni. Dopo che furono sconfitti e volti in fuga i consoli Cepione e Manlio, e prima di questi Carbone e Silano, con l'annientamento degli eserciti in Gallia, uccisi l'ex console Aurelio Scauro ed altri personaggi di gran nome, il popolo romano ritenne che nessun generale fosse più idoneo di Mario a respingere nemici così forti. [3] E così si andarono moltiplicando i suoi consolati: il terzo trascorse nei preparativi di guerra, mentre il tribuno della plebe Cneo Domizio presentava la legge che avocava al popolo la creazione dei sacerdoti che in passato venivano designati dai colleghi; [4] nel quarto si scontrò ad Aquae Sextiae, al di là delle Alpi, con i Teutoni, trucidò, in due giorni, più di centocinquantamila nemici annientando così quella popolazione; [5] nel quinto, ai Campi Raudi, al di qua delle Alpi, insieme al proconsole Quinto Lutazio Catulo combatté con esito favorevolissimo, uccidendo e prendendo prigionieri più di centomila uomini. Direi che con questa vittoria Mario meritò che la repubblica non avesse a rammaricarsi che egli fosse nato, e bilanciò i suoi misfatti con le sue benemerenze.
Note104-101 a.C.: secondo diversi studiosi i Campi Raudi si collorecherebbero nell'area del delta padano.
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LocalizzazioneII, 28.1
Testo originalePaulo ante quam Sulla ad Sacriportum dimicaret, magnificis proeliis partium eius viri hostium exercitum fuderant, duo Servilii apud Clusium, Metellus Pius apud Faventiam, M. Lucullus circa Fidentiam.
TraduzionePoco prima che Silla combattesse a Sacriporto, eserciti nemici erano già stati sconfitti in grandi battaglie dai suoi luogotenenti: i due Servilii presso Chiusi, Metello Pio presso Faenza, Marco Lucullo presso Fidenza.
Note82 a.C.
PASSO
LocalizzazioneII, 49.4
Testo originaleUt deinde spretis omnibus quae Caesar postulaverat, tantummodo contentus cum una legione titulum retinere provinciae, privatus in urbem veniret et se in petitione consulatus suffragiis populi Romani committeret decrevere, ratus bellandum Caesar cum exercitu Rubiconem transiit. Cn. Pompeius consulesque et maior pars senatus relicta urbe ac deinde Italia transmisere Dyrrachium.
TraduzioneQuando poi, trascurate tutte le richieste di Cesare che si sarebbe accontentato di tenere per sé una sola legione e la carica di governatore di provincia, stabilirono che venisse come privato a Roma e si rimettesse ai voti del popolo romano per la sua candidatura a console, Cesare presa la decisione di combattere, passò con l'esercito il Rubicone. Gneo Pompeo, i consoli e la maggior parte del senato, lasciata Roma e poi l'Italia si trasferirono a Durazzo.
Note49 a.C.
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LocalizzazioneII, 60.5
Testo originaleIdem provinciam D. Bruto designato consuli decretam Galliam occupare statuit, Dolabella transmarinas decrevit sibi; interque naturaliter dissimillimos ac diversa volentis crescebat odium eoque C. Caesar iuvenis cotidianis Antonii petebatur insidiis.
TraduzioneAntonio stabilì di prendere per sé la provincia gallica, che pure era stata attribuita al console designato Decimo Bruto; Dolabella si attribuì le province d'oltremare. Tra i due uomini differentissimi per natura e aventi progetti opposti andava crescendo l'odio; e perciò il giovane Gaio Cesare era insidiato dai quotidiani raggiri di Antonio.
Note43 a.C.
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LocalizzazioneII, 61.4
Testo originaleId ab eo annum agente vicesimum fortissime circa Mutinam administratum est et D. Brutus obsidione liberatus. Antonius turpi ac nuda fuga coactus deserere Italiam, consulum autem alter in acie, alter post paucos dies ex volnere mortem obiit.

TraduzioneLe operazioni intorno a Modena furono valorosamente condotte da lui [Cesare Ottaviano] appena ventenne, e così Decimo Bruto fu liberato dall'assedio. Antonio fu costretto a lasciare l'Italia con vergognosa e solitaria fuga. Dei due consoli [A. Irzio e Vibio Pansa] l'uno trovò la morte sul campo, l'altro pochi giorni dopo in seguito alle ferite.
Note43 a.C.
PASSO
LocalizzazioneII, 73.2
Testo originaleQuem senatus paene totus adhuc e Pompeianis constans partibus post Antonii a Mutina fugam eodem illo tempore, quo Bruto Cassioque transmarinas provincias decreverat, revocatum ex Hispania.

TraduzioneDopo la fuga di Antonio da Modena il senato, composto allora quasi interamente da pompeiani, contemporaneamente all'assegnazione delle province d'oltremare a Bruto e Cassio aveva richiamato lui [Sesto Pompeo] dalla Spagna.
Note43 a.C.
PASSO
LocalizzazioneII, 87.3
Testo originaleBrutus et Cassius ante, quam victorum experirentur animum, voluntaria morte obierunt. Antonii Cleopatraeque quis fuisset exitus narravimus. Canidius timidius decessit, quam professioni ei, qua semper usus erat, congruebat. Ultimus autem ex interfectoribus Caesaris Parmensis Cassius morte poenas dedit, ut dederat Trebonius primus.
TraduzioneBruto e Cassio morirono di morte volontaria prima di conoscere la disposizione d'animo dei vincitori; quale sia stata la fine di Antonio e di Cleopatra abbiamo già detto. Canidio morì più vilmente di quanto convenisse alle dichiarazioni che aveva sempre fatto. Cassio Parmense fu l'ultimo tra gli uccisori di Cesare a scontare la colpa con la morte, così come Trebonio era stato il primo.

NoteMorte di Cassio Parmense: 31 a.C.
COMPILAZIONE
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Data2011
NomeAssorati G.
AGGIORNAMENTO – REVISIONE
Data2021
NomeParisini S.

ultima modifica: 20/01/2021
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