FONTE
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AutoreVirgilio
Titolo operaGeorgica
Anno36/30 a.C.
Periodoetà augustea
EpocaAlto Imperiale
Noteed.: E. Cetrangolo (a cura di), Tutte le opere, Firenze 1966 (trad. del curatore).
PASSO
LocalizzazioneI, vv.476-488
Testo originaleVox quoque per lucos volgo exaudita silentis / ingens, et simulacra modis pallentia miris / visa sub obscurum noctis pecudesque / locutae (infandum!); sistunt amnes terraeque dehiscunt / et maestum inlacrimat templis ebur aeraque sudant. / Proluit insano contorquens vertice silvas / fluviorum rex Eridanus camposque per omnis / cum stabulis armenta tulit. Nec tempore eodem / tristibus aut extis fibrae apparere minaces / aut puteis manare cruor cessavit et altae / per noctem resonare lupis ululantibus urbes. / Non alias caelo ceciderunt plura sereno / fulgura nec diri totiens arsere cometae.
TraduzioneAnche fu udita nel sacro silenzio dei boschi una voce alta e visti furono pallidi spettri nel buio notturno e le bestie — cosa nefanda,— parlarono; i fiumi si arrestano, il suolo s'apre in voragini, piange l'avorio nei templi e sudano i bronzi. Straripa schiantando le selve col vortice folle il re dei fiumi Eridano e travolge per i campi stalle ed armenti. Né d'apparire in quel tempo cessarono mai nei visceri tristi fibre nefaste o dai pozzi di emergere onde di sangue né d'echeggiare per l'alte città gli ululati notturni dei lupi vaganti. Non caddero, mai, dal cielo sereno più fulmini né arsero tante e più minacciose comete.
NoteSegni negativi delle guerre civili: 44-42 a.C.
PASSO
LocalizzazioneII, vv.449-453
Testo originaleNec tiliae leves aut torno rasile buxum / non formam accipiunt ferroque cavantur acuto. / Nec non et torrentem undam levis innatat alnus / missa Pado, nec non et apes examina condunt / corticibusque cavis vitiosaeque ilicis alvo.
TraduzioneIl tiglio gentile e il bosso facile al tornio ricevono forma e si posson scavare col ferro. Nuota l'ontano leggero su l'onda schiumosa del Po, le api nascondon gli sciami anche nei còrtici cavi e nel seno cariato dell'elce.
PASSO
LocalizzazioneIV, vv. 363-373
Testo originaleIamque domum mirans genetricis et umida regna / speluncisque lacus clausos lucosque sonantis / ibat et ingenti motu stupefactus aquarum / omnia sub magna labentia flumina terra / spectabat diversa locis, Phasimque Lycumque / et caput, unde altus primum se erumpit Enipeus, / unde pater Tiberinus, et unde Aniena fluenta / saxosusque sonans Hypanis Mysusque Caicus / et gemina auratus taurino cornua voltu / Eridanus, quo non alius per pinguia culta / in mare purpureum violentior effluit amnis.
TraduzioneE quello [Aristeo] ora andava mirando la casa materna e gli umidi regni e laghi chiusi da grotte e boschi sonori e stupito del gran movimento dell'acque tutti vedeva sotto la terra grande scorrere i fiumi per luoghi diversi: il Fasi ed il Lico e la fonte onde erompe il profondo Enipèo e l'Ipane sonoro tra i sassi ed il Miso Caìco, la fonte del Tevere padre e d'Aniene e dorato le corna col volto taurino Eridano, di cui non c'è fiume che più si riversi violento per fertili vaste campagne nel mare purpureo.
COMPILAZIONE
COMPILAZIONE
Data2011
NomeAssorati G.
AGGIORNAMENTO – REVISIONE
Data2021
NomeParisini S.

ultima modifica: 20/01/2021
fonte

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