Museo Civico di Modena
Largo Porta S.Agostino, 337
Modena (MO)
Malagoli Francesco
notizie dal 1779
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 18 (la) 33,5 (a)
sec. XVIII (1779 - 1779)
n. 78
Insieme a un quarto frammento, rubato nel 1980, componevano una più vasta composizione attribuita tradizionalmente a Bernardino Malagoli (Medolla, 1785 - Modena, 1859). Solo di recente, e in seguito a un travaglio critico piuttosto elaborato, si è pervenuti invece ad assegnarle al padre di questi, Francesco. Proprio in base all’attribuzione tradizionale di queste telette, Pallucchini (1945) aveva infatti ricollegato a Bernardino Malagoli una grande tela di “Uva e frutta” nella Galleria Estense, riferita in precedenza a Rubbiani, avvertendo che altri dipinti della stessa mano si trovavano “nelle raccolte Comunali di Milano, in collezioni private modenesi e mantovane”. In seguito il gruppo era incrementato da De Logu (1962), che riconduceva allo stesso pittore, chiamandolo ancora Bernardino, due tele con Tralci di vite e frutta della Pinacoteca di Forlì in precedenza considerate opera del secentista Giovanni Antonio Nessoli (un collegamento accolto ancora da VIROLI 1980). Spettava invece a Donatella Biagi Maino richiamare l’attenzione su altre due tele con Tralci di vite (Bologna, Collezioni Comunali), recanti l’iscrizione “Francesco Malagoli Modenese attivo a Mantova”, già segnalate da Zucchini (1951), ma da allora mai più prese in considerazione. Su questa base la studiosa passava a Francesco tutti i dipinti fin qui citati, con l’eccezione del grande quadro dell’Estense, giudicato “di qualità assai diversa”. Chi scrive ha in seguito ricondotto anche quest’ultima tela al pittore più antico, che diviene in questo modo un esponente di rilievo della pittura di natura morta a Modena, secondo modi che deferiscono alla tradizione di Felice Rubbiani, ma in chiave meno lussureggiante e barocca. L’incontro con opere del pittore è divenuto a questo punto frequente e di facile riconoscimento: ed è semmai Bernardino, ricordato soprattutto dalle fonti per le decorazioni a tempera condotte nelle case modenesi, a recedere nell’ombra, visto che, in assenza di attestazioni contrarie, anche i tre dipinti a lui assegnati da L. Frigieri Leonelli (1986, pp. 13, 84) si leggono meglio in relazione al padre.