Comacchio
struttura abitativa
villa urbano-rustica
ambito culturale romano
secc. I a.C./ II d.C.
Noto sin dal primo Settecento, nel complesso romano sorto sull'isoletta delle Menate è stata riconosciuta una villa urbano-rustica completa di parte residenziale e di parte produttiva.
Il primo utilizzo dell'edificio sembra avere avuto carattere prettamente produttivo, con pavimenti semplici in opus spicatum e tettoie su pilastri, probabilmente adatte all’essiccazione dell’argilla.
In una seconda fase (tra la fine del I e il II d.C.) è sorto invece un ricco complesso residenziale caratterizzato da ambienti di rappresentanza pavimentati in opus sectile, con marmi di provenienza africana o nord-orientale, o a mosaico con motivi geometrici (labirinto, scacchiera etc.). Cornici architettoniche, crustae parietali e intonaci dipinti in policromia, con motivi floreali e varie raffigurazioni ornamentali, sottolineavano l'eleganza di questi vani, forniti anche di finestre vetrate.
Si tratta certamente di una villa dipendente dall'amministrazione delle grandi proprietà fondiarie della casa imperiale.
Scarti di cottura sembrano indicare la presenza di una fornace di laterizi che però non è stata rinvenuta.


Abbondantemente spoliato durante i secoli, a partire dall'età tardo-antica, dagli abitanti del luogo per recuperare materiale da costruzione, il sito è stato interessato a metà degli anni Sessanta del XX secolo dai lavori di bonifica della Valle del Mezzano. Un'indagine sommaria condotta nel 1959 sulle strutture superstiti, in gran parte a livello di fondamenta, ha evidenziato alcuni degli elementi che costituivano il grande complesso.
A nord sono stati posti in luce almeno tre ambienti, lunghi in tutto una ventina di metri, conservanti una porzione di muro e due livelli pavimentali costituiti, il più recente, da un sottofondo in cementizio (pertinente o a un sectile o a un tessellato), il secondo, da un piano in opus spicatum.
Più a sud era ubicata una vasca circolare (9 m di diametro) appartenente alla prima fase insediativa dell'impianto. Una decina di pilastri quadrati si allineavano da nord a sud, per circa 32 m. Adiacente ai pilastri, è stato riconosciuto un edificio a sviluppo longitudinale del quale non è chiara l’articolazione interna. Esso ha però restituito materiali che vanno probabilmente ascritti ad una zona residenziale e di servizio (lacerti di tessellato a decorazione geometrica e mattoni). All’estremità meridionale sorgevano altri tre ambienti. Il vano occidentale, ben conservato, era pavimentato a mosaico con raffigurazione di un labirinto. A est si estendeva un complesso idraulico di canalette e vaschette.
Fra i materiali recuperati si segnalano: sigillata norditalica, ceramica a pareti sottili, ceramica semidepurata, ollette, lucerne a volute, a disco, a canale chiuso con maschera teatrale, a canale aperto, anfore Dressel 6 e Dressel 2/4, tegole con bolli Pansiana, talora associati al nome degli imperatori Tiberio e Nerone, Solonas, o con bolli di Antonino Pio, frr. di bottiglie e balsamari in vetro, un bacile in breccia.