Museo del Risorgimento "A. Saffi"
Corso Garibaldi, 96
Forlì (FC)
manifattura italiana (?)
posate

metallo
cm. 22.5 (lu)
sec. XIX (1815 - 1890)
n. 157/IV
Cucchiaio e forchetta.

Posate (cucchiaio e forchetta) usate in guerra da Tito Pasqui.
Tito Pasqui (Forlì, 1º agosto 1846 – Forlì, 7 luglio 1925) è stato un agronomo e politico italiano. Figlio dell'agronomo forlivese Gaetano Pasqui e di Geltrude Silvagni, appena ventenne fu volontario nella terza guerra di indipendenza del 1866 incorporato nell'8º Reggimento del Corpo Volontari Italiani di Giuseppe Garibaldi e, nel 1867 fu nuovamente a Mentana, con il grado di sergente, al fianco di Achille Cantoni come furiere capo.
Successivamente, fu volontario garibaldino anche nella battaglia di Digione. Deposte le armi riprese gli studi, fino a laurearsi in ingegneria civile e matematica a pieni voti assoluti, con lode speciale e menzione onorevole nella Gazzetta Ufficiale del Regno. Fu dapprima assistente alla Scuola Agraria di Bologna, quindi insegnante di estimo e costruzioni all'Istituto Tecnico di Ravenna. Delle sue molteplici attività si ricordano la politica e gli studi di carattere agricolo.
Di estrazione originariamente repubblicana, vicino ad Aurelio Saffi, a poco a poco si spostò su posizioni sempre più moderate e monarchiche. Prese parte attiva nell'Amministrazione locale e nazionale: iniziò con l'essere assessore comunale a Forlì e presidente del consiglio provinciale, fino a diventare deputato alla Camera nel 1897. Fu rappresentante del Governo all'Esposizione agraria universale a Vienna e al Congresso internazionale di economia rurale e forestale. Fu Commissario per l'Italia all'Esposizione Universale (1900) di Parigi. Ricoprì anche l'incarico di delegato italiano per il regime di importazione dei vini italiani nell'Austria-Ungheria. Nel 1903 fu promosso Ispettore generale dell'Agricoltura, delle Acque e Foreste per poi essere scelto quale ispettore generale e presidente della bonifica dell'Agro romano.
a Forlì fu uno dei membri del comitato a sostegno della fondazione del Museo internazionale delle ceramiche in Faenza e contribuì a sconfiggere la filossera che infestava la Romagna. Lasciò per testamento una cospicua raccolta di libri e documenti alla Biblioteca civica di Forlì (il Fondo Tito Pasqui). Fu ricordato come prolifico pubblicista e buon oratore.