Museo del Risorgimento "A. Saffi"
Corso Garibaldi, 96
Forlì (FC)
produzione statunitense
lapide tombale
Lastra tombale di Piero Maroncelli

pietra
cm. 14 (a) 66 (lu)
sec. XIX (1846 - 1846)
n. 37/II
Pietra tombale di Piero Maroncelli dal cimitero di New York.

Piero Maroncelli nasce a Forlì, da Antonio e da Maria Iraldi Bonnet, il 21 settembre 1795. Compie studi musicali e letterari prima a Forlì, poi dal 1810 a Napoli, presso il Reale Collegio di Scienze, Lettere e Belle Arti di S. Sebastiano. Ne viene espulso nel 1813, a causa dell'appartenenza alla Massoneria, specificatamente alla "Colonna armonica" di essa, col grado di "Maestro". Rimane, comunque, a Napoli sino al 1815 e sempre a Napoli entra nelle file della Carboneria. Nel 1815, fa ritorno a Forlì. Per tutto il 1816 e sino al luglio del 1817, perfeziona gli studi musicali a Bologna, presso il locale Liceo musicale, senza comunque trascurare gli interessi letterari. E' piuttosto attivo parimenti nella diffusione delle idee carbonare e nel luglio 1817, Piero viene arrestato a Forlì, a seguito della composizione di un inno in onore a San Giacomo, il cui contenuto è ritenuto sovversivo, nonchè del rinvenimento nella sua dimora di carte, giudicate anch'esse compromettenti. Trattenuto a Roma in attesa di giudizio, viene liberato nel luglio dell'anno successivo, per intercessione di un cardinale e di Teresa Chiaramonti, nipote del papa Pio VII e sposa del conte forlivese Antonio Gaddi. Nel 1819, mortogli il padre e trovandosi conseguentemente in ristrettezze economiche, si trasferisce a Milano, ove entra in contatto con quella società liberale e romantica, i cui rappresentanti di punta sono Luigi Porro Lambertenghi, Federico Confalonieri, Silvio Pellico e altri. Maroncelli, a Milano, accanto all'attività lavorativa (impartisce lezioni di canto, musica e teatro) svolge un'intensa attività cospirativa, unitamente al Pellico col quale aveva stretto amicizia. Presto però, sospettati di appartenere alla Carboneria, vengono arrestati, Maroncelli il 6 ottobre 1820 ed il 13 ottobre Pellico. Condannati a morte nel febbraio del 1822, a seguito della commutazione della pena in venti anni di carcere duro, Piero e Silvio vengono internati, nel marzo dello stesso anno - 1822-, nella prigione dello Spielberg. Ne escono il 1° agosto 1830, graziati dall'imperatore austriaco. Le sofferenze della detenzione sono descritte nell'opera di Pellico "Le mie prigioni", a cui Maroncelli fa seguire le "Addizioni". Tali sofferenze culminano nell'amputazione di una gamba subita da Piero. Dopo la liberazione torna in Italia, ma i disagi incontrati lo inducano a partire già alla fine dello stesso anno - 1830- per la Francia. Il 1° agosto 1833, sposa Amalia Schneider. Verso la fine dello stesso mese - agosto 1833-, Piero e la consorte, spinti dalla necessità di assicurarsi un lavoro stabile, si imbarcano per New York, ove giungono in settembre, ingaggiati da una compagnia di artisti lirici. Presto però, Piero e Amalia affrontano molte difficoltà, intervallate da momenti felici come la nascita a New York, nel 1835, dell'unica figlia della coppia: Silvia. Maroncelli ha poi, nonostante tutto, la forza e l'entusiasmo necessari per adoperarsi alla diffusione delle dottrine utopistiche di Fourier. Provato, però, dalle sofferenze fisiche e da quelle morali, Piero muore il 1° agosto del 1846 a New York e là viene sepolto nel cimitero di Greenwood. Per interessamento del Municipio forlivese, i suoi resti vengono traslati in patria quaranta anni dopo, giungendo a Forlì il 12 agosto 1886. Le accoglienze e le celebrazioni sono solenni; lo stesso giorno, avviene la sepoltura nel Pantheon del cimitero monumentale cittadino.