Museo del Risorgimento "A. Saffi"
Corso Garibaldi, 96
Forlì (FC)
ambito italiano
dipinto

tela/ pittura a olio
mm 310 (la) 400 (a)
sec. XIX (1800 - 1850)
n. 24/II
Ritratto di P. Maroncelli in cornice dorata.

Piero Maroncelli nasce a Forlì, da Antonio e da Maria Iraldi Bonnet, il 21 settembre 1795. Compie studi musicali e letterari prima a Forlì, poi dal 1810 a Napoli, presso il Reale Collegio di Scienze, Lettere e Belle Arti di S. Sebastiano. Ne viene espulso nel 1813, a causa dell'appartenenza alla Massoneria, specificatamente alla "Colonna armonica" di essa, col grado di "Maestro". Rimane, comunque, a Napoli sino al 1815 e sempre a Napoli entra nelle file della Carboneria. Nel 1815, fa ritorno a Forlì. Per tutto il 1816 e sino al luglio del 1817, perfeziona gli studi musicali a Bologna, presso il locale Liceo musicale, senza comunque trascurare gli interessi letterari. E' piuttosto attivo parimenti nella diffusione delle idee carbonare e nel luglio 1817, Piero viene arrestato a Forlì, a seguito della composizione di un inno in onore a San Giacomo, il cui contenuto è ritenuto sovversivo, nonché del rinvenimento nella sua dimora di carte, giudicate anch'esse compromettenti. Trattenuto a Roma in attesa di giudizio, viene liberato nel luglio dell'anno successivo, per intercessione di un cardinale e di Teresa Chiaramonti, nipote del papa Pio VII e sposa del conte forlivese Antonio Gaddi. Nel 1819, mortogli il padre e trovandosi conseguentemente in ristrettezze economiche, si trasferisce a Milano, ove entra in contatto con quella società liberale e romantica, i cui rappresentanti di punta sono Luigi Porro Lambertenghi, Federico Confalonieri, Silvio Pellico e altri. Maroncelli, a Milano, accanto all'attività lavorativa (impartisce lezioni di canto, musica, farse teatrali) svolge un'intensa attività cospirativa, unitamente al Pellico col quale aveva stretto amicizia. Presto però, sospettati di appartenere alla Carboneria, Maroncelli viene arrestato il 6 ottobre 1820 ed il 13 ottobre Pellico. Condannati a morte nel febbraio del 1822, a seguito della commutazione della pena in venti anni di carcere duro, Piero e Silvio vengono internati, nel marzo dello stesso anno- 1822-, nella prigione dello Spielberg. Ne escono il 1° agosto 1830, graziati dall'imperatore austriaco. Le sofferenze della detenzione sono descritte nell'opera di Pellico "Le mie prigioni", a cui Maroncelli fa seguire le "Addizioni". Tali sofferenze culminano nell'amputazione di una gamba subita da Piero. Dopo la liberazione torna in Italia, ma i disagi incontrati lo inducano a partire già alla fine dello stesso anno- 1830- per la Francia. Il 1° agosto 1833, sposa Amalia Schneider. Verso la fine dello stesso mese- agosto 1833-, Piero e la consorte, spinti dalla necessità di assicurarsi un lavoro stabile, si imbarcano per New York, ove giungono in settembre, ingaggiati da una compagnia di artisti lirici. Presto però, Piero e Amalia affrontano molte difficoltà, intervallate da momenti felici come la nascita a New York, nel 1835, dell'unica figlia della coppia, Silvia. Maroncelli ha poi, nonostante tutto, la forza e l'entusiasmo necessari per adoperarsi alla diffusione delle dottrine utopistiche di Fourier. Provato, però, dalle sofferenze fisiche e da quelle morali, Piero muore il 1° agosto del 1846 a New York e là viene sepolto nel cimitero di Greenwood. Per interessamento del Municipio forlivese, i suoi resti vengono traslati in patria quaranta anni dopo, giungendo a Forlì il 12 agosto 1886. Le accoglienze e le celebrazioni sono solenni; lo stesso giorno, avviene la sepoltura nel Pantheon del cimitero monumentale cittadino.