FONTE
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AutoreColumella
Titolo operaRes rustica
Anno60/70 ca. d.C.
Periodoetà giulio-claudia
EpocaAlto Imperiale
Noteed.: C. Carena (a cura di), L'arte dell'agricoltura e libro sugli alberi, Torino 1977 (trad.: R. Calzecchi Onesti).
PASSO
LocalizzazioneIII, 3.3
Testo originaleInterim studiosi agricolationis hoc primum docendi sunt uberrimum esse reditum vinearum. Atque, ut omittam veterem illam felicitatem arvorum, quibus et ante iam Cato Marcus et mox Varro Terentius prodidit singula iugera vinearum sescenas urnas vini praebuisse – id enim maxime adseverat in primo libro rerum rusticarum Varro – nec una regione provenire solitum, verum et in Faventino agro et in Gallico, qui nunc Piceno contribuitur, his certe temporibus Nomentana regio celeberrima fama est inlustris et praecipue quam possidet Seneca, vir excellentis ingenii atque doctrinae, cuius in praediis vinearum iugera singula culleos octonos reddidisse plerumque conpertum est.
TraduzioneIntanto bisogna convincere gli studiosi di agricoltura che il tornaconto dei vigneti è grandissimo. Lasciamo pure da una parte la famosa feracità di quei terreni in cui già Marco Catone, più tardi anche Terenzio Varrone ci hanno tramandato che ogni iugero [ca. 2520 m²] di vigna dava seicento urne [ca. 7800 l.] di vino: Varrone ci assicura questo fatto con tutta certezza nel primo libro del suo 'De re rustica' e ci dice che non era solito accadere soltanto in una regione, ma anche nel territorio faentino e nell'agro gallico, che ora fa parte del Piceno.
PASSO
LocalizzazioneIII, 13.6-8
Testo originale[6] Extirpandum esse agrum et sic novellandum.
Ac primum, ut omnem, sive arbustum sive silvestrem, locum vineis destinaverimus, omnis frutex atque arbor erui et summoveri debet, ne postea fossorem moretur, neve iam pastinatum solum iacentibus molibus imprimatur et exportantium ramos atque truncos ingressu proculcetur. [7] Neque enim parum refert suspensissimum esse pastinatum et, si fieri possit, vestigio quoque inviolatum, ut mota aequaliter humus novelli seminis radicibus, quamcumque in partem prorepserint, molliter cedat nec incrementa duritia situa reverberet sed tenero veluti nutritio sinu recipiat et caelestes admittat imbres eosque alendis seminibus dispenset ac suis omnibus partibus ad educandam prolem novam conspiret. Campestris locus alte duos pedes et semissem infodiendus est, adclivis regio tris, praeruptior vero collis vel in quattuor pedes vertendus, quoniam, cum ab superiore parte in inferiorem detrahitur humus, vix iustum pastinationi praebet regestum, ac nisi multo editiorem ripam quam in plano feceris. [8] Rursus depressis vallibus minus alte duobus pedibus deponi vineam non placet; nam praestat non conserere quam in summa terra suspendere, nisi si tamen scaturrigo palustris obvia fit, sicut in agro Ravennate, plus quam sesquipedem prohibeat infodere.

Traduzione[6] Bisogna sbarazzare dalla vegetazione selvatica il campo e prepararlo per piantare le nuove viti.
Prima di tutto, qualunque sia il luogo che abbiamo destinato alla vigna — un campo alberato o una zona selvatica —, bisogna strappare e asportare ogni arbusto o albero, perché poi non intralci gli zappatori e soprattutto perché il campo già lavorato non sia schiacciato dal loro peso, se vi giacessero sopra, o pestato dai piedi di quelli che vi entrano per portar via i rami e i tronchi. È infatti di fondamentale importanza che il campo pastinato rimanga sofficissimo e, se è possibile, inviolato anche da un solo passo; e questo perché la terra smossa e sciolta in modo omogeneo ceda mollemente alle radici delle piantine novelle, in qualunque direzione vi si addentrino, e non le impedisca nella loro crescita con la sua durezza, ma le accolga come in un tenero seno nutritivo e riceva le piogge che scendono dal cielo e le dispensi ai giovani germogli che nutre, e con ogni sua parte collabori a far venire bene la nuova prole che le è affidata. [7] Una zona di pianura va scavata fino a una profondità di due piedi e mezzo, una regione in pendenza fino a una profondità di tre piedi, ma un colle dai fianchi alquanto scoscesi anche fino a quattro piedi, perché, avendo la terra la tendenza a scivolare dall'alto in basso, se il lavoro non si fa piú profondo che in pianura, a stento offre la concavità necessaria allo scasso. [8] D'altra parte non è bene piantare la vite a una profondità minore di due piedi nelle vallate basse, perché è meglio non piantarla addirittura, piuttosto che metterla a fior di terra, a meno che si incontri subito una polla paludosa come nel territorio di Ravenna, che impedisca di scavare a una profondità maggiore di un piede e mezzo.

PASSO
LocalizzazioneVII, 2.3
Testo originaleGeneris eximii Calabras Apulasque et Milesias nostri existimabant earumque optimas Tarentinas. Nunc Gallica pretiosiores habentur earumque praecipue Altinates, item quae circa Parmam et Mutinam macris stabulantur campis. Color albus cum sit optimus, tum etiam est utilissimus, quod ex hoc plurimi fiunt neque hic ex alio.
TraduzioneQuanto alla razza, da noi erano stimate le pecore calabresi, apule e di Mileto, e sopra tutte le tarantine. Ora si ritengono più pregiate le pecore della Gallia e fra esse specialmente quelle di Altino; si pregiano anche quelle che popolano i Campi Macri fra Parma e Modena. Riguardo al colore, il bianco non solo è il più bello ma anche il più utile, perché dal bianco si possono avere moltissimi altri colori, ma da nessuno si riesce ad ottenere il bianco.
COMPILAZIONE
COMPILAZIONE
Data2011
NomeAssorati G.
AGGIORNAMENTO – REVISIONE
Data2021
NomeParisini S.

ultima modifica: 20/01/2021
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