FONTE
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AutoreClaudiano
Titolo operaDe consulatu Stilichonis
Anno400 d.C.
Periodoetà dei teodosidi
EpocaTarda Antichità
Noteed.: T. Birt (ed.), Claudii Claudiani carmina, Berlin 1892, p. 189-233 (rist. anast. Muenchen 1981; trad. parziale: A. Luceri (a cura di)
PASSO
LocalizzazioneII, v. 258-277
Testo originale«Sperabam nullas trabeis Gildone perempto / nasci posse moras. Etiam nunc ille repugnat / et tanto dubitat fasces praebere triumpho, / qui mihi Maurorum penitus lacrimabile nomen / ignorare dedit?». Post has Oenotria lentis / vitibus intorquens hederas et palmite largo. / Vina fluens «Si vos adeo Stilichone curules / augeri flagratis» ait «quas sola iuvare / fama potest, quanto me dignius incitat ardor, / ut praesente fruar conscendentemque tribunal / prosequar atque anni pandentem claustra salutem?». / Talibus alternant studiis Romamque precantes / pro cunctis hortantur eat. Nec segnius illa / paruit officio, raptis sed protinus armis / ocior excusso per nubila sidere tendit. / Transvehitur Tuscos Appenninusque velatu / stringitur. Eridanus clipei iam fulgurat umbra. / Constitit ante ducem tetrica nec Pallade vultum / deterior nec Marte minor. Tremit orbe corusco / iam domus et summae tangunt laquearia cristae.
Traduzione«Speravo [parla l'Africa] che nessun ostacolo sarebbe potuto sorgere al consolato, tolto di mezzo Gildone. Ancora ora egli si oppone e indugia a mostrare i fasci pur avendo riportato una così grande vittoria, lui che mi ha permesso di ignorare la fama del tutto miserabile dei Mauri?» Dopo queste regioni, l'Enotria, intrecciando edere con flessibili viti e stillando vino da un largo tralcio, disse: «Se voi a tal punto ardete dal desiderio che per mezzo di Stilicone siano rafforzate le magistrature curuli, che la sola Fama può favorire, quanto più degnamente l'ardore incita me a godere del presente e ad accompagnarlo mentre sale la tribuna e ad accompagnare la salvezza mentre apre le porte dell'anno?». Si avvicendano con tali desideri e, pregando Roma, la esortano in favore di tutti ad andare. Non più lentamente essa obbedì all'incarico, ma tratte subito le armi, più rapida, scosso il cielo, si avviò attraverso le nubi. È trasportata oltre i Tusci e l'Appennino è sfiorato dal suo volo. L'Eridano subito lampeggia a causa dell'ombra dello scudo. Si fermò davanti al condottiero severa, né inferiore nel volto a Pallade, né seconda a Marte. Allora il palazzo trema a causa del cielo lampeggiante, e gli altissimi pennacchi toccano il soffitto.
NoteGuerra contro Gildone: 398 d.C.
PASSO
LocalizzazioneII, v. 390-405
Testo originale[Roma:] «Splendida suscipiant alium te rostra Camillum, / ultorem videant servatoremque Quirites / et populus quem ductor amas: quibus Africa per te / nec prius auditas Rhodanus iam donat aristas, / ut mihi vel Massyla Ceres vel Gallica prosit / fertilitas messesque vehat nunc umidus Auster, / nunc Aquilo, cunctis ditescant horrea ventis. / Quae tum Flaminiam stipabunt milia vulgi! / Fallax o quotiens pulvis deludet amorem / suspensum, veniens omni dum crederis hora! / Spectabunt cupidae matres spargentur et omnes / flore viae, superes cum Pincia culmina consul / arduus, antiqui species Romana senatus. / Pompeiana dabunt quantos proscaenia plausus! / Ad caelum quotiens vallis tibi Murcia ducet / nomen Aventino Pallanteoque recussum!».
Traduzione[Roma:] «Magnifiche tribune accolgano te come un altro Camillo, i Quiriti e il popolo che, come guida, tu ami, ti considerino un vendicatore e un salvatore: per costoro, grazie a te, l'Africa e il Rodano ormai donino della spighe mai prima conosciute, così che mi giovino Cerere Massila o l'abbondanza Gallica e messi porti ora l'umido Austro, ora l'Aquilone, così che si arricchiscano con l'aiuto di tutti i venti i granai. Quante migliaia di persone allora riempiranno la Flaminia! O quante volte la polvere ingannevole deluderà il desiderio sospeso del popolo, mentre sei creduto in arrivo in ogni ora! Bramose le madri guarderanno e tutte le vie saranno cosparse di fiori, quando tu, alto console, superi le cime del Pincio, immagine romana dell'antico senato. Quanti applausi daranno i teatri Pompeiani! Quante volte la valle Murcia innalzerà al cielo il nome respinto dall'Aventino e da Pallanteo!».

PASSO
LocalizzazioneIII, v. 140-149
Testo originaleHaec obvia fatis / innumeras uno gereret cum tempore pugnas, / Hispanas caperet, Siculas obsideret urbes / et Gallum terris prosterneret, aequore Poenum, / numquam succubuit damnis et territa nullo / vulnere post Cannas maior Trebiamque fremebat, / et, cum iam premerent flammae murumque feriret / hostis, in extremos aciem mittebat Hiberos, / nec stetit Oceano remisque ingressa profundum / vincendos alio quaesivit in orbe Britannos.

TraduzioneQuesto colpo del destino porta innumerevoli battaglie in un breve spazio di tempo, e conquistò le Spagne, assediò le città della Sicilia, prostrò i campi del Gallo, le distese del Punico, mai soccombette per i danni né, atterrita da nessuno, fremette per le ferite dopo la grande Canne e la Trebbia, e, mentre ormai incalzano le fiamme e il nemico sfonda le mura, nell'ultima battaglia scaccia gli Iberi, né si ferma all'Oceano e calati i remi nelle profondità, cerca altri da vincere nel mondo dei Britanni.
COMPILAZIONE
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Data2011
NomeAssorati G.
AGGIORNAMENTO – REVISIONE
Data2021
NomeParisini S.

ultima modifica: 20/01/2021
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