Pinacoteca Comunale di Faenza
Via S. Maria dell'Angelo, 9
Faenza (RA)
Gentilini Franco
1909/ 1981
dipinto

tela sabbiata/ pittura a olio
cm 51 (la) 75 (a)
97x71,5 con cornice
sec. XX (1956 - 1956)
n. 1763
Il dipinto si colloca nel pieno della scoperta della sabbia come fondo del quadro, dopo una fase di ricerca, tra il 1950 e il 1953, in cui questo materiale compare talvolta come elemento espressivo accanto alla tradizionale stesura ad olio.
Predominante è il fondo sabbioso chiaro, quando prevalentemente è scuro; il tratto disegnativo corre simile a quello delle opere su carta, libero e vibratile sulla superficie, per tracciare l’effigie di una ragazza “a piena pagina” che diventerà invece, dopo i nudi femminili protagonisti dei dipinti degli anni di Faenza, una delle icone della pittura di Gentilini: la dolcezza della posa, lo sguardo pensieroso ci parlano della morbidezza e della fragilità fisica tipica delle “sue” donne.
Eppure, sembra che non sia il soggetto ad interessare Gentilini, bensì l’andamento disegnativo della linea, vibratile, che illumina il contorno di volumi torniti in positivo-negativo, quasi monocromo, e di ombre misteriose, le stesse delle sue Cattedrali, anch’esse uniche attrici del quadro, che costruiscono architetture visive pulsanti come tamburi e libere da esigenze strettamente iconiche. La stessa fragilità fisica di questo corpo è originata da una spazialità in prospettiva ribaltata, che alterna contemporaneamente frontalità e profondità e che articola i volumi in una scomposizione leggera, sognante, poetica.
Per empatia fisica, lo spettatore si immedesima nel gesto del pittore, esplorandone il percorso creativo, come scrive Raffaele Carrieri nel catalogo della prima antologica di Gentilini, all’Ente Premi Roma del 1965, dove questo dipinto viene esposto e pubblicato al n. 17, con le presentazioni di Giovanni Sangiorgi e Virgilio Guzzi: «tutto si trasforma nelle dimensioni e forme di Gentilini provocando da parte nostra una continua collaborazione».
È proprio la partecipazione dello spettatore, in una circolarità tattile ed emozionale sempre rinnovata, tipica dei grandi maestri, che fa di Gentilini un artista sempre alla pari con le tendenze più attuali dell’arte contemporanea.
Ed è per questo, quindi, che Gentilini, trentatré anni dopo il suo primo dipinto ad olio, sceglie definitivamente i fondi materici, in una fisicità espressiva concettualmente a cavallo tra scultura e pittura.
Per onorare il Gran Premio di Pittura conferitogli dall’Accademia di San Luca di Roma, questo nudo viene esposto, insieme ad altri venticinque dipinti, in un’antologica a Palazzo Carpegna e pubblicato al n. 1 del catalogo, presentato da Virgilio Guzzi.

Questo testo è parte della scheda di Laura Turco Liveri per il catalogo della Collezione Bianchedi-Bettoli/Vallunga pubblicato da Bononia University Press nella collana Cataloghi dell’Istituto per i Beni Artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.