Pinacoteca Comunale di Faenza
Via S. Maria dell'Angelo, 9
Faenza (RA)
Cavinato Paolo
1911/ 1992
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 70 (la) 80 (a)
106x96 con cornice
sec. XX (1970 - 1990)
n. 1756
Il quadro raccoglie in modo completo questi diversi aspetti del percorso artistico di Paolo Cavinato. Al centro c’è il pittore, o almeno un personaggio che riprende i noti caratteri fisici del pittore come la barba, il taglio dei cappelli e le fattezze del volto; sopra al pittore una figura di donna riconoscibile in quella di tanti altri quadri ed identificabile nella moglie e al lato c’è un ragazzo, l’amato figlio. Tra questi personaggi però non c’è scambio comunicativo. L’incomunicabilità e la solitudine di questi personaggi è il primo dato concreto che emerge da questa opera - ed anche questa è una costante nella pittura di Cavinato - dove ognuna delle tre figure è chiusa, fermata in una posizione che non dialoga con nessuna parte dell’opera. Lo sguardo delle figure porta fuori dal riquadro, aumentando il senso di solitudine e sgomento ma pure nell’opera è possibile trovare una unicità e una composizione armonica. A fornire questo risultato vi è la tecnica, con i colori dilavati raccolti in una gamma cromatica diffusa di azzurri, verdi, grigi e bruni, che viene accoppiata ad una grande sapienza compositiva da racconto teatrale. C’è un’atmosfera sospesa, caratteristica di Cavinato, dove paesaggi e figure diventano quinte di una scena teatrale ripetuta nel tempo ma sempre diversa e dilavata nei colori come una immagine nella trasparenza della memoria.
Le varie presenze che completano la composizione sono quelle costanti nella pittura di Cavinato, al pari degli atteggiamenti delle figure e della composizione sia come cromatismi che inserimento delle figure. Le figure, oggetti, personaggi e animali si lasciano osservare nella loro individualità, ma anche per il loro essere parte di un insieme, grazie alle soluzioni pittoriche e non certo per i loro singoli atteggiamenti o aspetti descrittivi che, al pari delle figure umane, sono isolati. Troviamo così il gatto, il merlo, il sole e le rappresentazioni di Venezia, con il campanile di San Marco, e di Parigi, con la bandiera francese, definiti come componenti di un racconto unico, ma fissati anche come elementi reali dotati di una loro specificità.

Questo testo è parte della scheda di Domenica Manfredi per il catalogo della Collezione Bianchedi-Bettoli/Vallunga pubblicato da Bononia University Press nella collana Cataloghi dell’Istituto per i Beni Artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.