FONTE
FONTE
AutoreCicerone
Titolo operaOrationes
Anno70/55 a.C.
Periodoetà delle guere civili
EpocaRepubblicano
Noteed.: G. Bellardi (a cura di), Le orazioni, 4 voll., Torino 1978 (trad. del curatore).
PASSO
LocalizzazioneIn Verrem actio secunda 1.13-14 / 34-37
Testo originale[34] Ne diutius teneam, pecunia attributa, numerata est: profectus est quaestor in provinciam: venit exspectatus in Galliam ad exercitum consularem cum pecunia. Simul ac primum ei occasio visa est, – cognoscite hominis principium magistratuum gerendorum et rei publicae administrandae, – aversa pecunia publica quaestor consulem, exercitum, sortem, provinciamque deseruit. [35] Video quid egerim: erigit se, sperat sibi auram posse aliquam adflari in hoc crimine voluntatis defensionisque eorum quibus Cn. Carbonis mortui nomen odio sit, quibus illam relictionem proditionemque consulis sui gratam sperat fore. Quasi vero id cupiditate defenclendae nobilitatis aut studio partium fecerit, ac non apertissime consulem, exercitum, provinciamque compilarit et propter impudentissimum furtum aufugerit! Est enim obscurum et eius modi iactum eius ut possit aliquis suspicari C. Verrem, quod ferre novos homines non potuerit, ad nobilitatem, hoc est ad suos, transisse, nihil fecisse propter pecuniam! [36] Videamus rationes quem ad modum rettulerit: iam ipse ostendet quam ob rem Cn. Carbonem reliquerit, íam se ipse indicabit. Primum brevitatem cognoscite: «accepi», inquit, «viciens ducenta triginta quinque milia, quadrigentos decem et septem nummos. Dedi stipendio, frumento, legatus, pro quaestore cohorti praetoriae HS mille sescenta triginta quinque milia quadringentos decem et septem nummos. Reliqui Arimini HS sescenta milia». Hoc est rationes referre? Hoc modo aut ego aut tu, Hortensi, aut quisquam omnium rettulit? Quid hoc est? Quae impudentia, quae audacia? Quod exemplum ex tot hominum rationibus relatis huiusce modi est? Illa tamen HS sescenta milia, quae ne falso quidem potuit quibus data essent describere, quae se Arimini scribit reliquisse, quae ipsa HS sescenta milia reliqua facta sunt, neque Carbo attigit neque Sulla vidit neque in aerarium relata sunt. Oppidum sibi elegit Ariminum, quod tum, cum iste rationes referebat, oppressum direptumque erat: non suspicabatur, id quod nunc sentiet, satis multos ex illa calamitate Ariminensium testis nobis in hanc rem reliquos esse. [37] Recita denuo. “P. Lentulo L. Triario quaestoribus urbanis res rationum relatarum”. Recita. “Ex Senatus consulto”. Ut hoc pacto rationem referre liceret, eo Sullanus repente factus est, non ut honos et dignitas nobilitati restitueretur. Quodsi illinc inanis profugisses, tamen asta tua tuga nefaria, proditio consulis tui conscelerata iudicaretur. «Malus civis, improbus consul, seditiosus homo Cn. Carbo fuit». Fuerit aliis: tibi quando esse coepit? Posteaquam tibi pecuniam, rem frumentariam, rationes omnis suas exercitumque commisit. Nam si tibi antea displicuisset, idem fecisses quod anno post M. Piso. Quaestor cum L. Scipioni consuli obtigisset, non attigit pecuniam, non ad exercitum profectus est; quod de re publica sensit, ita sensit ut nec fidem suam nec morem maiorum nec necessitudinem sortis laederet.
Traduzione[34] Per tagliare corto, fu assegnata e versata una somma di denaro; il nostro questore [Verre] partì per la provincia, arrivò in Gallia [Cisalpina], dov'era atteso, e raggiunse con i fondi ricevuti l'esercito consolare. Non appena però il momento gli parve propizio – eccolo il suo debutto di magistrato nell'esercizio della sua carica di governo! –, il questore s'impadronì della cassa e abbandonò il console, l'esercito, la carica e la provincia. [35] L'effetto delle mie parole lo vedo bene: drizza la testa, spera che per quanto riguarda quest'accusa gli possa giungere carezzevole come un venticello di primavera il benevolo appoggio di coloro che hanno in odio il nome del defunto Carbone e che, come spera, si compiaceranno dell'abbandono e del tradimento fatto al suo console: come se all'origine di questo comportamento ci fosse il desiderio di difendere la nobiltà o l'attaccamento a un partito, e non avesse invece derubato l'esercito e la provincia scappando poi via per questo furto così spudorato! Un comportamento in verità poco chiaro e tale che potrebbe far sorgere il sospetto che G. Verre sia passato dalla parte degli ottimati, cioè di quelli del suo partito, per odio verso chi s'è fatto da sé, senza peraltro agire mai per denaro! [36] Vediamo un po' come fece il rendiconto. Ormai sarà lui personalmente a indicarci i motivi dell'abbandono di Carbone, ormai sarà lui personalmente ad autodenunciarsi. Prendete anzitutto conoscenza della brevità: «ho ricevuto» – sono parole sue – «2.235.417 sesterzi. Ne ho spesi per la paga ai soldati, per l'approvvigionamento di grano, per i legati, il proquestore e la coorte pretoria 1.635.417 sesterzi. Gli altri 600.000 li ho lasciati a Rimini». E un rendiconto questo? Così s'è fatto da parte mia o tua, Ortensio, o di qualunque altro questore? Che impudenza, che ardire è questo? Tra i conti resi da tanti altri questori si trova un esempio simile? D'altra parte, quei 600.000 sesterzi che neppure con un documento falso ha potuto precisare a chi sono stati dati e che egli dichiara per iscritto di avere lasciato a Rimini, proprio quel resto di 600.000 sesterzi né Carbone l'ha mai toccato né Silla l'ha mai visto né è stato mai versato all'erario. Ha scelto la città di Rimini perché al momento del rendiconto era stata occupata e saccheggiata, senza sospettare – ma ora se ne renderà ben conto – che a quel disastro sono scampati moltissimi riminesi che deporranno su questo fatto come testi a nostro favore. [37] Rileggi: “contenuto del rendiconto presentato ai questori urbani P. Lentulo e L. Triario”. Leggi: “In base a un decreto del Senato”. È perché gli fosse consentito di presentare un rendiconto di tal fatta che si fece all'improvviso sillano, non già per far restituire ai nobili onore e prestigio. E anche se fossi fuggito di là a mani vuote, non meno empia sarebbe giudicata codesta tua fuga e non meno criminale il tradimento del tuo console. «Un cattivo cittadino, un console indegno, un fazioso: ecco quel che era Gn. Carbone». Sia pure stato tale per altri; per te quando cominciò a esserlo? Dopo che t'affidò i fondi, gli approvvigionamenti, tutta l'amministrazione e l'esercito. Se infatti non t'andava a genio già da prima d'allora, avresti dovuto comportarti come fece l'anno seguente M. Pisone; il quale, assegnato dalla sorte come questore al console L. Scipione, non toccò i fondi e non partì per raggiungere l'esercito quanto alle sue opinioni politiche, la fedeltà a esse non gli fece violare né la lealtà né il costume degli antenati, né gli stretta legami stabiliti dalla sorte.
Note70 a.C.; i fatti risalgono all'84 a.C.
PASSO
LocalizzazioneIn Verrem actio secunda 5.13 / 33
Testo originaleRenovabitur prima illa militia, cum iste e foro abduci, non, ut ipse praedicat, perduci solebat; aleatoris Placentini castra commemorabuntur, in quibus, cum frequens fuisset, tamen aere dirutus est; multa eius in stipendiis damna proferentur, quae ab isto aetatis fructu dissoluta et compensata sunt.
TraduzioneVerrà rievocata quella sua prima campagna, quando di solito veniva trascinato via dal foro e non già, come egli va ripetendo, condotto in esso; si farà cenno del campo del biscazziere piacentino nel quale, pur con tutta la sua assiduità, fu tuttavia privato della sua paga; verranno rivelate le numerose perdite subite durante queste sue campagne, perdite però risarcite e compensate dai guadagni che gli procurava la sua giovinezza.
Note70 a.C.; i fatti risalgono all'84 a.C.
PASSO
LocalizzazioneIn Verrem actio secunda 2. 65 / 158
Testo originaleDe quo hoc homine auditum est umquam, quod accidit, ut eius in provincia statuae in locis publicis positae partim etiam in aedibus sacris, per vim et per universam molti tudinem deicerentur? Tot homines in Asia nocentes, tot in Africa, tot in Hispania, Gallia, Sardinia, tot in ipsa Sicilia fuerunt: ecquo de homine hoc umquam audivistis? Novum est, iudices; in Siculis quidem et in omnibus Graecis monstri simile.
TraduzioneC'è mai stato un altro magistrato sul conto del quale si sia udito quel che è accaduto a te, cioè che le sue statue collocate nei luoghi pubblici della sua provincia e alcune addirittura nei templi, venissero abbattute a furor di popolo? Di magistrati disonesti ce ne sono stati tanti in Asia, Africa, Spagna, Gallia, Sardegna e perfino in Sicilia: ma di nessuno s'è mai udita una cosa simile; è davvero una novità, signori giudici, e per quanto riguarda i Siciliani e i Greci tutti rasenta il prodigio.
Note70 a.C.
PASSO
LocalizzazioneIn Verrem actio secunda 3. 11 / 27
Testo originaleCum omnibus in aliis vectigalibus, Asiae Macedoniae Hispaniae Galliae Africae Sardiniae, ipsius Italiae quae vectigalia sunt – cum in his, inquam, rebus omnibus publicanus petitor ac pignerator, non ereptor neque possessor soleat esse, tu de optimo, de iustissimo, de honestissimo genere hominum, hoc est de aratoribus, ea iura constituebas quae omnibus aliis essent contraria?
TraduzioneMentre per tutte le altre imposte dell'Asia, della Macedonia, della Spagna, della Gallia, dell'Africa, della Sardegna e della stessa Italia – relativamente alle città soggette a tributo –; mentre, ripeto, per tutte queste imposte il pubblicano di solito fa la sua richiesta e prende qualcosa come pegno senza mai giungere a spogliare il coltivatore e a prendere possesso del raccolto, tu stabilivi nei riguardi della migliore, della più amante della giustizia e della più onesta delle categorie, quella dei coltivatori, delle norme che erano in contraddizione con tutte le altre.
Note70 a.C.
PASSO
LocalizzazionePro A. Caecina 35 / 102
Testo originaleDeinde quod Sulla ipse ita tulit de civitate ut non sustulerit horum nexa atque hereditates. Iubet enim eodem iure esse quo fuerint Ariminenses; quos quis ignorat duodecim coloniarum fuisse et a civibus Romanis hereditates capere potuisse?
TraduzioneIn secondo luogo perché è stato lo stesso Silla che con la sua legge sul diritto di cittadinanza non volle togliere a coloro che ne erano l'oggetto il diritto di alienare e di ereditare; poiché in forza della suddetta legge, vengono a trovarsi nella stessa condizione giuridica di Rimini che, com'è noto, era una delle 12 colonie i cui cittadini potevano ereditare da cittadini romani.
Note69 a.C.
PASSO
LocalizzazionePro A. Cluentio Habito 7 / 21-22 e 24
Testo originale[21] M. Aurius adulescentulus bello Italico captus apud Asculum in Q. Sergi senatoris, eius qui inter sicarios damnatus est, manus incidit et apud eum fuit in ergastulo. N. autem Aurius, frater eius, mortuus est heredemque Cn. Magium fratrem reliquit. Postea Magia, uxor Oppianici, mortua est. Postremo unus qui reliquus erat Dinaeae filius Cn. Magius est mortuus. Is heredem fecit illum adulescentulum Oppianicum. sororis suae filium, eumque partiri cum Dinaea matre iussit. Interim venit index ad Dinaeam neque obscurus neque incertus qui nuntiaret ei filium eius, M. Aurium, vivere et in agro Gallico esse in servitute. [22] Mulier amissis liberis, cum unius reciperandi fili spes esset ostentata, omnis suos propinquos filique sui necessarios convocavit et ab eis flens petivit ut negotium susciperent, adulescentem investigarent, sibi restituerent eum filium quem tamen unum ex multis fortuna reliquum esse voluisset. Haec cum agere instituisset, oppressa morbo est. Itaque testamentum fecit eius modi ut illi filio HS CCCC milia legaret, heredem institueret eundem illum Oppianicum, nepotem suum; atque his diebus paucis est mortua. Propinqui tamen illi, quem ad modum viva Dinaea instituerant, ita mortua illa ad investigandum M. Aurium cum eodem illo indice in agrum Gallicum profecti sunt. (...) [24] Interim brevi tempore illi qui erant in agrum Gallicum profecti Larinum revertuntur; interfectum esse M. Aurium nuntiant. Animi non solum propinquorum sed etiam omnium Larinatium odio Oppianici et illius adulescentis misericordia commoventur.
Traduzione[21] Il giovane M. Aurio fu durante la guerra italica fatto prigioniero nei pressi di Ascoli e cadde nelle mani del senatore Q. Sergio – quel tale condannato per assassinio –, che lo assegnò ai lavori forzati. Intanto, il fratello di Marco, Numerio Aurio, morì lasciando erede l'altro fratello Gneo Magio; successivamente morì la moglie di Oppianico, Magia, e, infine, l'ultimo figlio rimasto a Dinea, Gneo Magio. Questi istituì erede il giovinetto Oppianico, figlio di sua sorella – ne ho già fatto cenno –, disponendo però che dividesse l'eredità con sua madre Dinea; alla quale nel frattempo si presentò un tale che le riferì con particolari chiari e precisi che suo figlio Marco era vivo e si trovava in stato di servitù in territorio gallico. [22] La donna, che aveva perduti tutti gli altri figli e vedeva ora presentarsi la speranza di riaverne uno, riunì tutti i suoi parenti e gli amici intimi di suo figlio e piangendo li pregò di assumersi l'incarico di scoprire dove si trovava il giovane, sicché lei potesse riabbracciare quel figlio che, nonostante tutto, la fortuna aveva voluto, unico tra tanti, lasciare in vita. Aveva cominciato a occuparsi di questa faccenda quando all'improvviso cadde ammalata. Fece dunque testamento lasciando al suaccennato figlio un legato di 400.000 sesterzi ed istituendo erede pure lei quell'Oppianico che era suo nipote; pochi giorni dopo morì. Ciononostante i suoi parenti, conformemente alle decisioni prese quando Dinea era ancora viva, dopo la sua morte partirono insieme con colui che aveva portato la notizia, alla volta del territorio gallico, per cercare di trovare Marco Aurio. (...) [24] Non passa molto tempo ed ecco fare ritorno a Larino coloro che eran partiti alla volta del territorio gallico con la notizia che M. Aurio era stato ucciso. Odio e pietà – odio verso Oppianico e pietà per il povero giovane – riempiono gli animi di tutti, sia parenti che compaesani.
Note66 a.C.; i fatti risalgono al 90-89 a.C.
PASSO
LocalizzazioneIn Catilinam II, 3 / 5-6
Testo originale[5] Itaque ego illum exercitum prae Gallicanis legionibus et hoc dilectu, quem in agro Piceno et Gallico Q. Metellus habuit, et his copiis quae a nobis cotidie comparantur, magno opere contemno. (...) [6] Video cui sit Apulia attributa, quis habeat Etruriam, quis agrum Picenum, quis Gallicum, quis sibi has urbanas insidias caedis atque incendiorum depoposcerit
Traduzione[5] Io dunque, se metto a confronto le nostre legioni di stanza nella Gallia [Cisalpina], le nuove truppe arruolate nel territorio piceno e gallico da Quinto Metello e gli altri reparti che ogni giorno andiamo costituendo, provo un gran disprezzo per quel suo esercito. (...) [6] Conosco a chi è stata assegnata la Puglia, chi ha ottenuto l'Etruria, chi il territorio piceno, chi il gallico, chi ha invece chiesto per sé il privilegio di macchinare qui a Roma stragi e incendi.
Note63 a.C.
PASSO
LocalizzazioneIn Catilinam II, 12 / 26
Testo originaleQ. Metellus, quem ego hoc prospiciens in agrum Gallicum Picenumque praemisi, aut opprimet hominem aut eius omnis motus conatusque prohibebit.
TraduzioneQuinto Metello, da me già precedentemente inviato nel territorio gallico e piceno in previsione di quanto è accaduto, schiaccerà il nostro uomo [Catilina] oppure lo bloccherà in tutti i suoi movimenti e tentativi.
Note63 a.C.
PASSO
LocalizzazioneIn Catilinam III, 2 / 4
Testo originaleItaque ut comperi legatos Allobrogum belli Transalpini et tumultus Gallici excitandi causa a P. Lentulo esse sollicitatos, eosque in Galliam ad suos civis cum litteris mandatisque eodemque itinere ad Catilinam esse missos, comitemque eis adiunctum esse T. Volturcium, atque huic esse ad Catilinam datas litteras, facultatem mihi oblatam putavi ut, quod erat difficillimum quodque ego sempre optabam ab dis immortalibus, tota res non solum a me, sed etiam a senatu et a vobis manifesto deprenderetur.
TraduzioneDi conseguenza, non appena ebbi le seguenti informazioni: gli ambasciatori degli Allobrogi erano stati sobillati da Publio Lentulo perché si scatenasse una guerra nella Transalpina e una rivolta nella Cisalpina; gli stessi erano già stati rimandati in Gallia presso i loro compatrioti con istruzioni scritte e orali, e con la raccomandazione, dato che erano sulla stessa strada, di recarsi da Catilina; ad essi si era unito Tito Volturcio latore di comunicazioni particolari per Catilina; non appena, dunque, fui informato di tutto ciò, ritenni di avere finalmente nelle mie mani l'occasione più difficile a presentarsi e da me sempre chiesta agli dei immortali: far toccare chiaramente con mano non solo a me, ma pure al senato e a voi tutta quanta la trama criminosa.
Note63 a.C.
PASSO
LocalizzazionePro P. Cornelio Sulla 19 / 53
Testo originaleNum in agro Camerti, Piceno, Gallico, quas in oras maxime quasi morbus quidam illius furoris pervaserat? Nihil vero minus. Fuit enim, ut iam ante dixi, Neapoli, fuit in ea parte Italiae, quae maxime ista suspicione caruit.
TraduzioneForse nel territorio di Camerino, piceno, gallico, dove la follia rivoluzionaria si era straordinariamente diffusa come una specie di pestilenza? Niente di più falso. [Publio Cornelio Silla minore] Si trovava infatti, com'ho già fatto cenno, a Napoli, cioè in quella parte d'Italia che più di ogni altra non fu mai sfiorata da un sospetto di partecipazione a codesta congiura.
Note62 a.C.
PASSO
LocalizzazioneDe provinciis consularibus 2 / 3
Testo originaleQuattuor sunt provinciae, patres conscripti, de quibus adhuc intellego sententias esse dictas: Galliae duae, quas hoc tempore uno imperio videmus esse coniunctas, et Syria et Macedonia, quas vobis invitis et oppressis pestiferi illi consules pro perversae rei publicae praemiis occupaverunt.
TraduzioneVedo bene, senatori, che finora si è parlato di quattro province: le due Gallie attualmente riunite sotto un unico comando, e la Siria e la Macedonia, di cui s'impadronirono, facendo violenza alla vostra autorità e a ricompensa del sovvertimento dello Stato, quei due consoli [Gabinio e Calpurnio Pisone, del 58 a.C.] della malora.
Note56 a.C.
PASSO
LocalizzazioneDe provinciis consularibus 7 / 17
Testo originaleAtqui duas Gallias qui decernit consulibus duobus, hos retinet ambo; qui autem alteram Galliam et aut Syriam aut Macedoniam, tamen alterum retinet et in utriusque pari scelere disparem condicionem facit.
TraduzioneEppure, chi vota per assegnare le due Gallie ai due consoli che saranno eletti conserva al suo posto questa bella coppia; chi invece vota per assegnare una delle due Gallie e o la Siria o la Macedonia, conserva al suo posto uno di essi e fa un diverso trattamento a due che sono ugualmente colpevoli.
Note56 a.C.
PASSO
LocalizzazioneDe provinciis consularibus 15 / 36
Testo originaleNam illae sententiae virorum clarissimorum minime probandae sunt, quorum alter ulteriorem Galliam decernit cum Syria, alter citeriorem. Qui ulteriorem, omnia illa, de quibus disserui paulo ante, perturbat, simul ostendit eam se tenere legem quam esse legem neget, et, quae pars provinciae sit, cui non possit intercedi, hanc se avellere, quae defensorem habeat, non tangere; simul et illud facit ut, quod illi a populo datum sit, id non violet, quod senatus dederit, id senator properet auferre. Alter belli Gallici rationem habet, fungitur officio boni senatoris, legem, quam non putat, eam quoque servat; praefinit enim successori diem. Quo mihi nihil videtur magis a dignitate disciplinaque maiorum dissidere, quam ut qui consul Kalendis Ianuariis habere provinciam debet, is ut eam desponsam, non decretam habere videatur.
TraduzioneNon si devono, infatti, accettare le proposte dei miei due illustri colleghi, di cui uno vuole assegnare con la Siria la Gallia Transalpina e l'altro la Cisalpina. Il primo sconvolge tutto quanto il piano di cui ho poc'anzi parlato, contemporaneamente dimostra di considerare giuridicamente valida una legge di cui nega la validità, di togliere a Cesare quella parte di provincia per la quale non ci può essere diritto di veto, e di non toccare quella che ha invece la difesa di un tribuno; col risultato che non intacca quanto gli è stato assegnato dal popolo mentre s'affretta, per quanto senatore, a togliergli quello che è stato il senato a dargli. Il secondo tiene conto della guerra di Gallia, adempie al suo dovere di bravo senatore, ma rispetta pure una disposizione di legge che egli non giudica legale in quanto fissa già una data per il successore di Cesare. E niente, a mio parere, è più in contrasto con l'autorità e le consuetudini dei nostri antenati che agire in modo tale che la provincia che deve toccare al console il primo gennaio sembri soltanto promessa e non assegnata.
Note56 a.C.
PASSO
LocalizzazioneDe provinciis consularibus 16 / 39
Testo originaleMonemur a fortissimo viro atque optimo post hominum memoriam consule, ut provideamus ne citerior Gallia nobis invitis alicui decernatur post eos consules, qui nunc erunt designati, perpetuoque posthac ab iis, qui hunc ordinem oppugnent, populari ac turbulenta ratione teneatur. Quam egc plagam etsi non contemno, patres conscripti, praesertim monitus a sapientissimo consule et diligentissimo custode pacis atque oti, tamen vehementius arbitror pertimescendum, si hominum clarissimorum ac potentissimorum aut honorem minuero aut studium erga hunc ordinem repudiaro. Nam ut C. Iulius omnibus a senatu eximiis aut novis rebus ornatus per manus hanc provinciam tradat ei, cui minime vos velitis, per quem ordinem ipse amplissimama sit gloriam consecutus, ei ne libertatem quidem relinquat, adduci ad suspicandum nullo modo possum.
TraduzioneL'uomo più energico e il migliore dei consoli che si sia mai conosciuto, ci ammonisce a stare bene in guardia a che, dopo la prossima elezione dei consoli, la Gallia Citeriore [=Cisalpina] non sia assegnata nostro malgrado a qualcuno e che in seguito non sia permanentemente controllata con una politica demagogica e faziosa dagli oppositori del nostro ordine. È un colpo questo di cui personalmente non sottovaluto il danno, soprattutto dopo l'avvertimento di un console tanto saggio e di un custode tanto zelante della pace e della tranquillità pubblica; pur tuttavia ritengo che ci sarà una ben più forte ragione di temere se sminuirò il prestigio delle più eminenti e influenti personalità oppure respingerò la sollecitudine che dimostrano verso il nostro ordine: ché in nessun modo potrebbe sfiorarmi il sospetto che Gaio Giulio, colmato dal senato di ogni specie di onori magnifici o eccezionali, rimetta questa provincia nelle mani dell'ultimo uomo che voi vorreste vedervi e non lasci nemmeno la libertà a questo nostro consesso, cui deve personalmente la gloria più splendida che abbia mai conseguita.
Note56 a.C.
PASSO
LocalizzazionePro L. Cornelio Balbo 22 / 50
Testo originaleQuid? Cn. Pompeius pater rebus Italico bello maximis gestis P. Caesium, equitem Romanum, virum bonum, qui vivit, Ravennatem foederato ex populo nonne civitate donavit?
TraduzioneAncora, Gneo Pompeo, il padre, dopo i suoi grandi successi nella guerra sociale, non ha concesso il diritto di cittadinanza a Publio Cesio, ancor oggi in vita, cavaliere romano E gran galantuomo di Ravenna, cioè appartenente a uno Stato confederato?
Note56 a.C.; i fatti risalgono all'89 a.C.
PASSO
LocalizzazioneIn L. Calpurnium Pisonem 2 / 5
Testo originaleEgo provinciam Galliam senatus auctoritate exercitu et pecunia instructam et ornatam, quam cum Antonio commutavi, quod ita existimabam tempora rei publicae ferre, in contione deposui, reclamante populo Romano
TraduzioneIo ho scambiato con Antonio la provincia di Gallia, che in base a un decreto del senato era stata fornita abbondantemente di uomini e di mezzi, e poi in piena assemblea popolare vi ho rinunciato, nonostante le proteste del popolo romano, poiché tale mi sembrava l'interesse dello Stato.
Note55 a.C.; i fatti risalgono al 63 a.C.
PASSO
LocalizzazioneIn L. Calpurnium Pisonem 23 / 53
Testo originaleRomam vero ipsam foedavit adventus tuus, o familiae non dicam Calpurniae sed Calventiae, neque huius urbis sed Piacentini municipi, neque paterni generis sed bracatae cognationis dedecus, quem ad modum ingressus es. Quis tibi non dicam horum aut civium ceterorum, sed tuorum legatorum obviam venit?
TraduzioneE Roma stessa è stata insozzata dal tuo [di Calpurnio Pisone] arrivo, a obbrobrio della famiglia non dirò Calpurnia ma Calvenzia, né della nostra città ma del municipio di Piacenza, né della tua stirpe paterna ma della tua parentela in brache, per la maniera con cui facesti il tuo ingresso. Chi non dirò dei senatori che sono qui o degli altri cittadini, ma dei tuoi luogotenenti t'è venuto incontro?
Note55 a.C.
PASSO
LocalizzazioneIn L. Calpurnium Pisonem 27 / 67
Testo originaleLuxuriem autem nolite in isto hanc cogitare: est enim quaedam, quamquam omnis est vitiosa atque turpis, tamen ingenuo ac libero dignior. Nihil apud hunc lautum, nihil elegans, nihil exquisitum; laudabo inimicum, ne magno opere quidem quicquam praeter libidines sumptuosum. Toreuma nullum, maximi calices, et hi, ne contemnere suos videatur, Piacentini; exstructa mensa non conchyliis aut piscibus, sed multa carne subrancida. Servi sordidati ministrant, nonnulli etiam senes; idem coquus, idem atriensis; pistor domi nullus, nulla cella; panis et vinum a propola atque de cupa; Graeci stipati quini in lectulis, saepe plures; ipse solus; bibitur usque eo dum de solio ministretur. Ubi galli cantum audivit, avum suum revixisse putat; mensam tolli iubet.
TraduzioneNon pensate però che il suo gusto del lusso sia del tipo più degno – ce n'è tuttavia, per quanto ogni sua specie sia un vizio vergognoso – di un uomo nato da genitori liberi e libero lui stesso. In costui non c'è niente d'elegante, niente di ricercato, niente di raffinato e – farò questa concessione al mio nemico – niente che costi veramente caro tranne le sue dissipazioni. Nessun servizio da tavola cesellato, coppe stragrandi e per di più – un omaggio ai suoi compaesani – fabbricate a Piacenza; la tavola ben piena non di molluschi o di pesce, ma di molta carne un po' rancida. Il servizio è sbrigato da schiavi vestiti miseramente, alcuni anche vecchi; il cuoco e il maggiordomo sono la stessa persona; in casa né panettiere né cantina: il pane e il vino si prendono dalla bottega e dalla botte; cinque Greci ammassati su ogni letto, spesso anche di più; lui, tutto solo; si beve finché viene il momento in cui si serve direttamente dal tino; quando sente il canto d'un gallo, ritiene che il nonno sia risuscitato e fa togliere la tavola.
Note55 a.C.
COMPILAZIONE
COMPILAZIONE
Data2011
NomeAssorati G.
AGGIORNAMENTO – REVISIONE
Data2021
NomeParisini S.

ultima modifica: 18/01/2021
fonte

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione, propri e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.